SILVER: IN BOCCA AL LUPO... MA NON SOLO!
a cura di alino, Luca Boschi, Claudio Curcio e Raffaele De Falco
Collana Gli Audaci
Comicon
brossurato, 2016
112 pagine, 15 euro
Ogni anno, all'ombra del Vesuvio, da un po' di tempo a questa parte, si tiene una importante kermesse fumettistica: Napoli Comicon. In quell'occasione si allestiscono mostre di grande livello e si pubblicano volumi non da meno che sono sempre qualcosa di più che semplici cataloghi. In alcuni casi si tratta di corposi tomi dedicati alla storia di grandi Case editrici (la Bonelli, la Disney, la Marvel, l'Astorina, eccetera). In altri, a corredo, di biografie di grandi autori (Castelli, Manara, Di Gennaro, Milani). Nel 2016 è uscito questo saggio su Guido Silvestri, in arte Silver, che raccoglie una decina di articoli sulla vita e sull'opera del papà di Lupo Alberto. Uno dei contributi, intitolato "Il Lupo Cattivik" è mio, dieci pagine in tutto. Altri saggisti: Luca Boschi, Fabrizio Mazzotta, Pier Luigi Gaspa, Francesco Artibani, Alfredo Castelli, Tito Faraci. C'è davvero tutto quanto si deve sapere: gli inizi, le varie esperienze, le fonti di ispirazione, il successo, i cartoni animati, i rapporti con i collaboratori, l'amicizia con Bonvi e Castelli. Si sottolineano le campagne sociali (come quella contro l'AIDS) e gli aspetti di satira sociale e politica (la serie di strisce con la talpa gay o sulle BR). Non mancano una lunga intervista e una utilissima bibliografia. Viene spontaneo il confronto con i giovani autori che spopolano in Rete: le storie "di carta", nate da dita sporche d'inchiostro, hanno un sapore che secondo me, purtroppo, si è perso. Per fortuna, Silver continua a sfornare storie del suo Lupo per quelli come me che ne sono innamorati.
Ma chi è, Silver? Mettetevi nei panni di un ragazzo che frequenta il secondo anno dell'Istituto d'Arte, da sempre con la voglia di disegnare fumetti; un bel giorno, una delle insegnanti si presenta in classe dicendo che c'è un cartoonist di nome Franco Bonvicini in cerca di collaboratori. Voi che cosa fareste? Guido Silvestri alzò la mano, si fece dare l'indirizzo. Si era a Modena nel 1969: Bonvi (questo lo pseudonimo con cui Bonvicini aveva cominciato a firmare le sue storie) aveva bisogno di aiutanti per portare avanti la nutrita produzione del suo studio. Il Guido di cui stiamo parlando, destinato a diventare celebre come Silver, si presentò portando alcuni dei disegni che da tempo si divertiva a realizzare. Bonvi li guardò e gli disse: "Tu adesso ti scordi di quello che hai fatto finora e cominci a fare queste cose qua", e tirò fuori le tavole di Capitan Posapiano. Poco dopo, nello studio arrivò a dar man forte anche Claudio Onesti (Clod) e Silver gli lasciò il Capitano per passare a Cattivik, mentre Bonvi portava avanti Sturmtruppen e Nick Carter. Guido lasciò scuola e famiglia e si trasferì armi e bagagli in casa Bonvicini. Inizialmente i fumetti dello studio di Bonvi apparivano sul Tiramolla delle edizioni Alpe, poi cominciarono a essere pubblicati sul Corriere dei Ragazzi e su Eureka, per poi approdare addirittura in TV, nella rimpianta trasmissione "SuperGulp".
In una storia intitolata "Cattivik e il furto del fumetto", vediamo lo sghignazzante criminale penetrare nottetempo nell' abitazione dello stesso Bonvi e mettere le mani sulle tavole delle proprie avventure. Sulla scrivania, accanto ai pennini e alle bottigliette di inchiostro, si può notare un divertente inside-joke, rappresentato da una lettera con su scritto: "Caro Bonvi, l'ultimo episodio di Cattivik è uno schifo. Se in futuro non migliorerà, si ritenga licenziato. Baci, Martini". Il Martini in questione è il celebre Leonello, direttore delle Edizioni Alpe in quel periodo. Benchè quell'episodio sempri a prima vista realizzato da Bonvicini, che del resto vi appare all'interno caricaturizzato, in realtà esso è frutto del lavoro di Silver, a cui il personaggio venne definitivamente affidato nel 1972. "Io ero impegnatissimo nell'enorme produzione di Nick Carter - spiega Bonvi - e a Silver Cattivik piaceva. 'Lo... l-lo p-p-posso fare io?', chiese. 'Tienilo! E' tuo!' risposi, magnanimo". Il Cattivik di Silver è diverso nella forma (non assomiglia più a un peperone, ma si assottiglia assumendo prima la silhouette di una melanzana, poi quella di una pera) e le sue storie, soprattutto, raggiungono un notevole livello grafico e narrativo, snodandosi lungo un percorso di vignette ben costruite e molto curate, supportate anche da divertenti sceneggiature.
Cessate le pubblicazioni sulle pagine di Tiramolla, Silver trasferisce il personaggio sul Corriere dei Ragazzi. E' lì che avviene il debutto di Lupo Alberto. Guido Silvestri racconta così gli antefatti di quello storico evento: "Alla fine del 1973 la casa editrice Dardo aveva in progetto una rivista di grande formato curata da Bonvi e Castelli. Mi proposero di fare una striscia completamente mia, ma mancavano solo venti giorni alla scadenza, e tirai fuori dal cassetto il vecchio progetto di una striscia intorno alla vita di una fattoria, che avevo abbozzato qualche anno prima. Il giornale poi non è mai uscito, ma Bonvi, in uno dei suoi frequenti spostamenti a Milano, prese quelle strisce per portarle a vedere a Francesconi, direttore del Corriere dei Ragazzi. Io non volevo, anche se le avevo fatte con grande passione. Dentro ci avevo messo tutto il patrimonio di cose imparate in quegli anni, e anche i sogni segreti, soprattutto la lezione del Pogo di Walt Kelly. Con mia grande sorpresa, a Francesconi quelle strisce piacquero moltissimo e mi inviò un telegramma (perchè ancora non avevo il telefono) in cui mi proponeva di continuare a farne. La mia gioia fu grande".
Bisogna notare che nei progetti di Silver la striscia doveva intitolarsi "La fattoria dei McKenzie", e il lupo chiamato Alberto vi avrebbe figurato come personaggio di contorno, comparendo di tanto in tanto, mescolato insieme a tutti gli altri animali dai nomi comuni: Marta, Enrico, Cesira, Alcide. Sennonchè Alfredo Castelli, anche all'epoca con le mani in pasta dappertutto e al lavoro come redattore alla corte di Francesconi, decise di sua iniziativa (senza neppure consultare Silver) che il nome "McKenzie" era troppo difficile da pronunciare dai ragazzi più piccoli e che in ogni caso alla striscia avrebbe giovato l'identificazione con un singolo personaggio: così attribuì al fumetto il titolo "Lupo Alberto", obbligando l'autore a dare al lupo un ruolo di primo piano. Silver non se ne lamenta, anzi, ritiene che "probabillmente il lupo sarebbe diventato il protagonista della striscia in ogni caso, anche se adesso Enrico La Talpa sta acquistando un ruolo sempre più importante".
Ciò non toglie che le storie della fattoria siano corali: ci sono almeno una decina di personaggi caratterizzati in maniera efficacissima, ciascuno rappresentante una tipologia umana sottoforma di animale. Il debutto del Lupo sul Corriere dei Ragazzi è datato 1974. Nel 1976 Silver comincia a collaborare con l'Editoriale Corno: sulla rivista Eureka diretta da Luciano Secchi appaiono, oltre alle strisce del Lupo, anche altri suoi lavori su testi propri, di Bonvi e di Max Bunker. Lupo Alberto riscuote un successo notevolissimo: un referendum fra i lettori, nel marzo 1978, lo elegge il miglior personaggio della rivista, facendogli battere per distracco le Sturmtruppen di Bonvi e addirittura il mitico Andy Capp, da sembre bandiera di Eureka. Nel 1979 Silver si imbarca con Maurizio Costanzo nell'impresa del quotidiano "L'Occhio", di cui è il vignettista ufficiale. Agli inizi degli Anni Ottanta, in coppia con Alfredo Castelli realizza la serie "La vecchia casa oscura" e dirige una nuova versione di Eureka. In questa occasione Silver imprime un radicale mutamento di rotta a Lupo Alberto: per più di mille strisce, il personaggio era stato portato avanti sottoforma di gag destinate a concludersi nel breve volgere di tre-quattro vignette. Con l'Eureka di Castelli e Silver (subentrati nella direzione della rivista al posto di Luciano Secchi che aveva lasciato l'Editoriale Corno per creare la sua Max Bunker Press) si cominciano a vedere le prime short-story sviluppate su più pagine, e le tavole autoconclusive distribuite si quattro strisce.
Fu proprio dirigendo Eureka che Castelli e Silver pensarono a una testata tutta dedicata al Lupo, e inventarono il formato a sviluppo orizzontale mandando in edicola i primi otto numeri di una riedizione cronologica dell'intera serie. L' esperimento si interruppe a causa del naufragio della Corno, ma fu ripreso nel 1985 dalla Glenat Italia: "Lupo Alberto" tornò in edicola con una rivista tutta sua e, quel che più conta, con una quindicina di tavole inedite ogni mese. Attraverso vari cambi di editore, la testata è ancora in edicola.