Mark Twain
CONTRO I LUOGHI COMUNI
Feltrinelli
brossurato, 2018
240 pagine, 9.50 euro
"Racconti cattivi, grotteschi, irriverenti", recita il sottotitolo. In effetti così sono la trentina di scritti tratti dalla produzione giudicata"minore" di Mark Twain, radunati in questa antologia: cattivi, grotteschi e irriverenti. La cosa di certo non meraviglia chi abbia letto con attenzione anche la produzione giudicata "maggiore" di Samuel Longhorne Clemens (questo il vero nome dello scrittore), quella delle opere più note che hanno contribuito a indicare la strada verso una originale letteratura americana. Non esistono due Mark Twain, uno edificate e uno iconoclasta: anche Huckleberry Finn e Tom Sawyer sono irriverenti e pungenti verso i codici morali e le convenzioni di una società bigotta. Ma, certamente, la verve satirica di Twain (che fu anche un conferenziere di grande successo per le risate che sapeva suscitare nell'uditorio) risulta particolarmente caustica in questi brevi pezzi pubblicati per lo più su giornali e riviste tra il 1863 e il 1895. La graffante ironia dell'autore si scaglia contro il perbenismo, il moralismo, l'ipocrisia, il razzismo della società americana (ma la denuncia che ne risulta ha valore universale). Esilaranti i racconti in cui si smonta la letteratura edificante per ragazzi tesa a dimostrare che i bambini bravi diventeranno uomini baciati dalla fortuna e quelli discoli e monelli finiranno in prigione: Mark Twain testimonia come nella realtà accada l’esatto contrario: i cattivi hanno successo e i buoni falliscono miseramente. Ugualmente si ride quando lo scrittore si immagina il seguito di certe favole raccontate ai bambini, come quella del veterinario che cura la zampa di un cane randagio e il giorno dopo lo vede ritornare con un altro cane ugualmente ferito che evidentemente vuol essere curato: i cani, nel racconto di Mark Twain, raddoppiano giorno dopo giorno fino a radunarsi in un esercito. Bellissimo “Il diario di Adamo” (peccato sia pubblicato solo in parte). L’ironia si fa amara nella narrazione di un immigrato cinese negli Stati Uniti, partito considerando l’America il Paese della giustizia e della libertà e finito per doversi tragicamente disilludere. Pezzi assolutamente comici si alternano a scritti di denuncia. A corredo dell’antologia un brillante saggio di Mario Maffi, che cita una frase dello scrittore americano: “Nulla può resistere all’assalto di una risata”.