mercoledì 29 giugno 2022

CONTRO I LUOGHI COMUNI




Mark Twain
CONTRO I LUOGHI COMUNI
Feltrinelli
brossurato, 2018
240 pagine, 9.50 euro

"Racconti cattivi, grotteschi, irriverenti", recita il sottotitolo. In effetti così sono la trentina di scritti tratti dalla produzione giudicata"minore" di Mark Twain, radunati in questa antologia: cattivi, grotteschi e irriverenti. La cosa di certo non meraviglia chi abbia letto con attenzione anche la produzione giudicata "maggiore" di Samuel Longhorne Clemens (questo il vero nome dello scrittore), quella delle opere più note che hanno contribuito a indicare la strada verso una originale letteratura americana. Non esistono due Mark Twain, uno edificate e uno iconoclasta: anche Huckleberry Finn e Tom Sawyer sono irriverenti e pungenti verso i codici morali e le convenzioni di una società bigotta. Ma, certamente, la verve satirica di Twain (che fu anche un conferenziere di grande successo per le risate che sapeva suscitare nell'uditorio) risulta particolarmente caustica in questi brevi pezzi pubblicati per lo più su giornali e riviste tra il 1863 e il 1895. La graffante ironia dell'autore si scaglia contro il perbenismo, il moralismo, l'ipocrisia, il razzismo della società americana (ma la denuncia che ne risulta ha valore universale). Esilaranti i racconti in cui si smonta la letteratura edificante per ragazzi tesa a dimostrare che i bambini bravi diventeranno uomini baciati dalla fortuna e quelli discoli e monelli finiranno in prigione: Mark Twain testimonia come nella realtà accada l’esatto contrario: i cattivi hanno successo e i buoni falliscono miseramente. Ugualmente si ride quando lo scrittore si immagina il seguito di certe favole raccontate ai bambini, come quella del veterinario che cura la zampa di un cane randagio e il giorno dopo lo vede ritornare con un altro cane ugualmente ferito che evidentemente vuol essere curato: i cani, nel racconto di Mark Twain, raddoppiano giorno dopo giorno fino a radunarsi in un esercito. Bellissimo “Il diario di Adamo” (peccato sia pubblicato solo in parte). L’ironia si fa amara nella narrazione di un immigrato cinese negli Stati Uniti, partito considerando l’America il Paese della giustizia e della libertà e finito per doversi tragicamente disilludere. Pezzi assolutamente comici si alternano a scritti di denuncia. A corredo dell’antologia un brillante saggio di Mario Maffi, che cita una frase dello scrittore americano: “Nulla può resistere all’assalto di una risata”.

domenica 19 giugno 2022

IL PARROCO DI TOURS

 


 
 Honoré de Balzac
IL PARROCO DI TOURS
Sellerio
brossurato, 2006
196 pagine, 9 euro


Tra il 1831 e il 1850 (anno della sua morte), Honoré de Balzac, nato a Tours nel 1799, scrisse le 137 opere, collegate tra loro attraverso un labirinto di connessioni, che vanno sotto il nome collettivo di “La commedia umana” ("La comédie humaine"), con riferimento a Dante, e che intrecciano le vicende di ben 2209 personaggi. Benché ogni romanzo o racconto della “comédie” si possa leggere in modo autonomo, come nel caso dei titoli più famosi quali “Papà Goriot” o “Eugénie Grandet”, i personaggi protagonisti di un libro compaiono come figure minori di altri, o sono collegati con vincoli di parentela, e risultano descritti pienamente soltanto collegando in un unico ritratto le loro apparizioni. Un’impresa titanica, senza subbio, su cui non si è ancora smesso di indagare, con la quale lo scrittore aveva l’obiettivo di descrivere la società francese a lui contemporanea, in tutti i suoi aspetti, nel modo più realistico possibile, a tutti i livelli sociali, influenzando gli autori successivi (come Flaubert, Zola o Proust). “Il parroco di Tours”, scritto nel 1832, si inserisce nella “Commedia” dimostrando come un romanzo possa avere come protagonisti persone del tutto comuni mostrate nella loro meschinità o insipienza, senza alcuna necessità né di un “eroe” né di un lieto fine. Il sempliciotto don François Birotteau, nel contesto della “comédie” è il fratello di César, a cui è dedicato il romanzo “Storia del successo e della decadenza di César Birotteau”. Un prete ingenuo, si diceva, vicario della cattedrale di Tours, il quale ha ereditato dal canonico Chapeloud (di cui era amico devoto) i mobili di un appartamento e una biblioteca, che sono tutto ciò che uno come lui, senza altre ambizioni che tenere i piedi al caldo, possa desiderare. Ma don Chapeloud aveva un nemico, un altro canonico, don Troubert, il quale si vendica in modo meschino trovando il modo di privare Birotteau della sua eredità e ridurlo in miseria. La trama del romanzo (piena di uomini di Chiesa ma senza alcun riferimento a Dio, dato appunto che la “Commedia” è umana, nella più meschina accezione del termine, e non divina) è tutta qui, ma è sufficiente a tenere incollati i lettori dall’inizio alla conclusione anche in assenza di un solo personaggio romanzesco. A corredo del libro, che gode di una nuova e brillante traduzione , ci sono un notevole apparato critico di note (curate da Clio Cicogni e Alessandra Cioncolini) e un saggio davvero illuminante di Pierluigi Perlini (che sembra averla letta proprio tutta la “Comédie humaine”). 

venerdì 17 giugno 2022

L'ULTIMA MISSIONE DI GWENDY

 
 

 
Stephen King
Richard Chizmar
L'ULTIMA MISSIONE DI GWENDY
Sperling & Kupfer
cartonato, 2022
328 pagine, 16.90 euro

Il fatto che "L'ultima missione di Gwendy" sia il terzo volume di una trilogia non deve scoraggiare il lettore occasionale di questo romanzo, e che sia in possesso di questo soltanto. La storia è affascinante di per sé, e gli antefatti sono tutto sommato comprensibili senza bisogno di lunghi riassunti. Il primo titolo della trilogia è "La scatola dei bottoni di Gwendy", sempre scritto a quattro mani da King e Chizmar: vi si narra di come la dodicenne Gwendy Peterson riceva la visita di uno sconosciuto, che dice di chiamarsi Richard Farris (anche se ha un aspetto umano, probabilmente non lo è) e che le affida una misteriosa scatola di legno da custodire con cura. Sembra un giocattolo: ci sono sette bottoni da premere, che elargiscono premi e punizioni e hanno il potere di distruggere il mondo. Il secondo romanzo, "La piuma magica di Gwendy" è opera del solo Richard Chizmar: la scatola dei bottoni continua a segnare il destino della protagonista che, cresciuta, è divenuta una scrittrice di successo ma deve fare i conti con la diabolica attrazione dell'oggetto che vorrebbe spingere chi lo possiede a premere i bottoni più pericolosi e letali, ed è sempre più difficile resistere. Per questo "L'ultima missione di Gwendy", ormai anziana e malata di Alzheimer, è quella di distruggere la scatola prima che accada l'irreparabile, sfuggendo alla caccia di chi vuole impadronirsene. Il racconto è ambientato nel 2026, in un mondo che fa ancora i conti con il Covid. Gwendy è stata eletta senatrice ed è riuscita a farsi inserire nell' equipaggio di una navetta spaziale in decollo verso la nuova stazione internazionale orbitante, là dove si spera di poter far arrivare anche dei turisti. A bordo con lei c'è appunto un miliardario, passeggero pagante, oltre a scienziati e astronauti. Gwendy spera di riuscire a sparare la scatola dei bottoni nello spazio cosmico così che nessuno la possa più recuperare. Ma la sua memoria vacilla: riuscirà a ricordare cosa fare e come fare? E ci riuscirà, dato che a bordo c'è chi vuole impedirle di farlo? La storia cattura fin dalle prime righe, ci sono agganci con la saga della Torre Nera e con It, è divertente vedere una storia di King ambientata nello spazio. "Adoro questa storia - scrive J.J.Abrams citato in quarta di copertina - un meccanismo perfettamente consegnato che fila come un treno, e ha molto da dirci nei suoi risvolti più sinistri"

lunedì 6 giugno 2022

VAN HELSING

 



 

Alfredo Castelli
Marco Baratelli
Carlo Peroni
VAN HELSING
Cut-Up Publishing
cartonato, 2022
138 pagine, 29.90 euro


Prosegue la riedizione in volumi cartonati, da parte di Cut-Up Publishing, delle "opere perdute" di Alfredo Castelli, quelle realizzate, come avrebbe detto Sergio Bonelli, quando ancora il BVZA portava i calzoni corti. Questa volta tocca a Van Helsing, "il detective del soprannaturale", personaggio creato da Castelli in coppia con Marco Baratelli (sceneggiatore purtroppo scomparso giovanissinmo in un incidente stradale, nel 1970) per la rivista "Psyco" (1969), diretta da Lionello Martini, e pubblicato da una casa editrice appena fondata da Marcel Navarro (delle Editions Lug di Lione) e da Giorgio Casarotti, patron della Dardo. Di Van Helsing, i cui disegni vennero affidati al poliedrico Carlo Peroni, uscirono solo cinque episodi, perché "Psyco" chiuse con il numero 6 (interamente dedicato a "La rivoltra dei racchi" di Guido Buzzelli). Come sempre in questi volumi, è Castelli stesso a fornire ogni sorta di informazioni introduttive corredate da una quantità di sfiziosissime immagini. Informazioni che, in questo caso, non riguardano soltanto Van Helsing (personaggio tratto dal "Dracula" di Bram Stoker), ma anche la complessa figura di Vlad III Dracula, personaggio storico inserito in un contesto difficile da districare ma che Castelli districa benissimo. Si ricostruisce poi, sia pure con indispensabile brevità, la tradizione letterartia (ma anche leggendaria e folkloristica) legata appiunto a Dracula, fino ad arrivare al Van Helsing di "Psyco", personaggio originale (non sovrapponibile a quello stokeriano), vampiro passato dalla parte del bene, indagatore di casi dell'occulto e del soprannaturale non necessariamente legati ai vampiri (benché Dracula resti il suo nemico giurato). Castelli ritiene che il suo Van Helsing sia il primo dei Van Helsing estrapolati dall'opera di Stoker ad agire come personaggio a se stante. Le cinque avventure raccolte in questo volume sono godibilissime anche a distanza di oltre cinquanta anni dalla loro prima uscita.