Georges Simenon
MAIGRET E L’UOMO DELLA PANCHINA
Adelphi
2004, brossura
172 pagine, 10 euro
Pubblicato per la prima volta in Francia nel gennaio del 1953 (ma scritto, dicono le note, negli Stati Uniti nel settembre dell’anno precedente), “Maigret et l’homme du banc” è il quarantunesimo romanzo con protagonista il burbero commissario parigino. Leggere i gialli con Maigret riempie sempre di indicibile soddisfazione per qualità della scrittura e la capacità di Simenon di ricostruire ambienti e caratterizzare i suoi personaggi, tuti vividi davanti ai nostri occhi. La soddisfazione resta inalterata anche quando, come in questa inchiesta, il nome dell’assassino è alla fine del tutto marginale e la sua figura è quella, in definitiva, meno indagata, meno importante (lo si scopre, ma è come se fosse estraneo al caso). A tener desta l’attenzione del lettore per tutta la narrazione è la figura della vittima: Louis Thouret. Si tratta, apparentemente, di un uomo qualunque: un dimesso magazziniere, persona gentilissima, padre di famiglia, che fa vita da pendolare viaggiando in treno fra la periferia e il centro di Parigi portandosi al lavoro, in un tascapane, il pranzo preparato dalla moglie. Sennonché, un giorno, qualcuno lo accoltella in un vicolo. La consorte lo riconosce all’obitorio ma nota che ha ai piedi un paio di scarpe gialle che il marito, a suo dire, non possedeva. Chi gliele ha messe addosso? Maigret non tarda a scoprire che la ditta per cui l’uomo lavorava aveva chiuso i battenti da alcuni anni: eppure Thouret non aveva detto niente alla famiglia e continuava a portare a casa i soldi di quello che diceva essere il suo stipendio. Aveva trovato una nuova attività, dunque, ma quale? Doveva trattarsi di qualcosa di remunerativo, visto che gli permetteva di affittare un appartamento e riempire di regali una amante. Ma anche qualcosa che lo lasciava libero gran parte del giorno: in tanti raccontano di averlo visto seduto spesso su una panchina, compresa la figlia Monique e il suo giovane fidanzato Albert Jorisse. Monique ha scoperto che il padre ha una doppia vita, ma ne protegge il segreto perché anche lei è vessata dalla terribile madre, la moglie di cui Louis teme le ire, e da cui la stanza in affitto a Parigi gli consente di fuggire durante il giorno. Thouret, la moglie, Monique, Albert… sono solo alcuni dei tanti personaggi di una indagine intricata e intrigante, in cui Maigret si rivela come al solito acuto, empatico e psicologo.
MAIGRET E L’UOMO DELLA PANCHINA
Adelphi
2004, brossura
172 pagine, 10 euro
Pubblicato per la prima volta in Francia nel gennaio del 1953 (ma scritto, dicono le note, negli Stati Uniti nel settembre dell’anno precedente), “Maigret et l’homme du banc” è il quarantunesimo romanzo con protagonista il burbero commissario parigino. Leggere i gialli con Maigret riempie sempre di indicibile soddisfazione per qualità della scrittura e la capacità di Simenon di ricostruire ambienti e caratterizzare i suoi personaggi, tuti vividi davanti ai nostri occhi. La soddisfazione resta inalterata anche quando, come in questa inchiesta, il nome dell’assassino è alla fine del tutto marginale e la sua figura è quella, in definitiva, meno indagata, meno importante (lo si scopre, ma è come se fosse estraneo al caso). A tener desta l’attenzione del lettore per tutta la narrazione è la figura della vittima: Louis Thouret. Si tratta, apparentemente, di un uomo qualunque: un dimesso magazziniere, persona gentilissima, padre di famiglia, che fa vita da pendolare viaggiando in treno fra la periferia e il centro di Parigi portandosi al lavoro, in un tascapane, il pranzo preparato dalla moglie. Sennonché, un giorno, qualcuno lo accoltella in un vicolo. La consorte lo riconosce all’obitorio ma nota che ha ai piedi un paio di scarpe gialle che il marito, a suo dire, non possedeva. Chi gliele ha messe addosso? Maigret non tarda a scoprire che la ditta per cui l’uomo lavorava aveva chiuso i battenti da alcuni anni: eppure Thouret non aveva detto niente alla famiglia e continuava a portare a casa i soldi di quello che diceva essere il suo stipendio. Aveva trovato una nuova attività, dunque, ma quale? Doveva trattarsi di qualcosa di remunerativo, visto che gli permetteva di affittare un appartamento e riempire di regali una amante. Ma anche qualcosa che lo lasciava libero gran parte del giorno: in tanti raccontano di averlo visto seduto spesso su una panchina, compresa la figlia Monique e il suo giovane fidanzato Albert Jorisse. Monique ha scoperto che il padre ha una doppia vita, ma ne protegge il segreto perché anche lei è vessata dalla terribile madre, la moglie di cui Louis teme le ire, e da cui la stanza in affitto a Parigi gli consente di fuggire durante il giorno. Thouret, la moglie, Monique, Albert… sono solo alcuni dei tanti personaggi di una indagine intricata e intrigante, in cui Maigret si rivela come al solito acuto, empatico e psicologo.
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