Georges Simenon
MAIGRET, LOGNON E I GANGSTER
Adelphi
2003, brossurato
170 pagine, 10 euro
Il trentanovesimo romanzo (su settantacinque) con protagonista Maigret, pubblicato per la prima volta nel 1952, è decisamente insolito, perché Simenon mette il suo commissario di fronte al sospetto che davvero la polizia francese abbia gioco facile nella sua lotta contro il crimine, avendo a che fare con dei dilettanti. Ben altri avversari sono invece quelli che si trovano di fronte i poliziotti americani: gangster organizzati in associazioni a delinquere che mettono a tacere i testimoni, corrompono i giudici, non parlano se catturati, insomma: dei professionisti. Gente che è meglio non avere come avversari. A Maigret lo ripetono in parecchi, a partire dal ristoratore italo-americano trasferitosi a Parigi, Pozzo: uno che non vede, non sente, non parla quando il Commissario lo va a interrogare a proposito di due killer giunti dagli Stati Uniti, Charlie Cinaglia e Tony Cicero. Killer che Pozzo sicuramente conosce, ma sui quali non apre bocca se non per mettere in guardia il poliziotto sul fatto che sia meglio lasciar perdere, perché da uno scontro con dei professionisti di quel calibro gli uomini della legge francesi non potevano che uscirne con le ossa rotte. E difatti per buona parte del romanzo Cinaglia e Cicero fanno il bello e il cattivo tempo, riuscendo addirittura e ferire gravemente due uomini di Maigret. Con il risultato di farlo infuriare, e spingerlo a usare le maniere forti (anche in barba ai regolamenti) pur di dimostrare che neppure i gangster americani non possono prendersi gioco impunemente di lui. Degna di nota è anche la figura di Lognon, ispettore parigino da cui prende le mosse il caso: una figura lagnoso, lugubre, insopportabile (al pari della moglie), ma appunto per questo irresistibile quando si trova a confronto con Maigret. Come al solito, Simenon è un maestro nel cesellare le psicologie dei suoi personaggi.
MAIGRET, LOGNON E I GANGSTER
Adelphi
2003, brossurato
170 pagine, 10 euro
Il trentanovesimo romanzo (su settantacinque) con protagonista Maigret, pubblicato per la prima volta nel 1952, è decisamente insolito, perché Simenon mette il suo commissario di fronte al sospetto che davvero la polizia francese abbia gioco facile nella sua lotta contro il crimine, avendo a che fare con dei dilettanti. Ben altri avversari sono invece quelli che si trovano di fronte i poliziotti americani: gangster organizzati in associazioni a delinquere che mettono a tacere i testimoni, corrompono i giudici, non parlano se catturati, insomma: dei professionisti. Gente che è meglio non avere come avversari. A Maigret lo ripetono in parecchi, a partire dal ristoratore italo-americano trasferitosi a Parigi, Pozzo: uno che non vede, non sente, non parla quando il Commissario lo va a interrogare a proposito di due killer giunti dagli Stati Uniti, Charlie Cinaglia e Tony Cicero. Killer che Pozzo sicuramente conosce, ma sui quali non apre bocca se non per mettere in guardia il poliziotto sul fatto che sia meglio lasciar perdere, perché da uno scontro con dei professionisti di quel calibro gli uomini della legge francesi non potevano che uscirne con le ossa rotte. E difatti per buona parte del romanzo Cinaglia e Cicero fanno il bello e il cattivo tempo, riuscendo addirittura e ferire gravemente due uomini di Maigret. Con il risultato di farlo infuriare, e spingerlo a usare le maniere forti (anche in barba ai regolamenti) pur di dimostrare che neppure i gangster americani non possono prendersi gioco impunemente di lui. Degna di nota è anche la figura di Lognon, ispettore parigino da cui prende le mosse il caso: una figura lagnoso, lugubre, insopportabile (al pari della moglie), ma appunto per questo irresistibile quando si trova a confronto con Maigret. Come al solito, Simenon è un maestro nel cesellare le psicologie dei suoi personaggi.
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