James Hogg
LE CONFESSIONI DI UN PECCATORE ELETTO
Alcatraz
2025, brossurato
326 pagine, 18 euro
LE CONFESSIONI DI UN PECCATORE ELETTO
Alcatraz
2025, brossurato
326 pagine, 18 euro
Faccio subito mie le parole con cui Steve Sylvester inizia la sua postfazione: “Il primo a parlarmi di James Hogg fu… James Hogg. No, non il fantasma dello scrittore scozzese del Settecento, ma il suo omonimo discendente, un artista, mio caro amico. Oltre a condividere la passione per i fumetti e la musica rock, io e James abbiamo più volte collaborato nella stesura di testi di canzoni e fu proprio durante una di queste sessioni che mi parlò del suo avo. La cosa intrigante è che i due non solo condividono lo stesso nome, ma confrontando i pochi ritratti esistenti del celebre antenato si assomigliano anche moltissimo. Ci sono tutti gli elementi per elaborare una trama da gothic novel sulla reincarnazione”.
Lo stesso è accaduto a me: James Hogg, quello di oggi, è mio sodale da molti anni nella realizzazione di vignette umoristiche (tra cui quattro serie da portare avanti mensilmente per altrettante diverse pubblicazioni) di cui io scrivo i testi che lui illustra dimostrando un portentoso talento umoristico. Frequentandoci, mi ha invitato a consultare Wikipedia e scoprire cosa viene fuori digitando il suo nome. Detto fatto. Scopro così che James Hogg (1770-1835) è stato un poeta e scrittore scozzese. Non frequentò scuole e visse la sua giovinezza in povertà facendo il pastore (proprionel senso di guardiano di pecore), finché il suo datore di lavoro, notando gli sforzi di James per migliorare la propria condizione, lo aiutò a procurarsi dei libri e dopo che lo ebbe visto, da perfetto autodidatta, comporre poesie, lo presentò a Walter Scott, il celebre autore di “Ivanhoe”, che diventò suo amico e mentore. Nel 1801 Hogg pubblica la sua prima raccolta di versi, “Scottish Pastoral”. Dieci anni dopo, lo troviamo trasferito a Edimburgo: fonda riviste e diventa una presenza fissa nei circoli letterari della capitale scozzese, dove comunque le sue origini sono spesso oggetto di derisione. Lo studioso James Barcus spiega: “Quel pastore era visto come un uomo dal talento potente e originale, ritenuto un genio, ma taluni pensavano che la carenza di una vera e propria educazione formale influisse in maniera negativa sul suo lavoro, ritenuto povero di tatto, cosa che lo aveva portato a parlare, nei suoi scritti, di argomenti ben poco accettabili nella buona società, come ad esempio la prostituzione”. La propensione del James Hogg settecentesco per i temi scabrosi, l’iconoclastia, la satira sociale pare giunta, per ereditarietà genetica, al pronipote novecentesco, che invece di scrivere poesie compone testi di canzoni e anziché pubblicare romanzi satireggia e anticlericaleggia attraverso le sue vignette, molte delle quali ospitate sul “Vernacoliere”.
Il romanzo più celebre dell’Hogg scozzese è “Le confessioni di un peccatore eletto”, pubblicato nel 1824. Un recensore dell’epoca commenta: “L’impressione che questo libro ha lasciato nelle nostre menti è così spiacevole che vorremmo tanto non averlo letto”. In anticipo sui tempi com’era, dell’opera di Hogg non si coglieva, da parte dei contemporanei, la valenza satirica e la denuncia degli estremi a cui può portare il fanatismo religioso e settario. Non solo: lo scrittore affrontava temi che altri, anni dopo, avrebbero cavalcato con successo, come quello del Doppelgänger, o del “doppio”. E’ facile riconoscere, con i nostri occhi di lettori di molto tempo dopo, l’anticipazione de “Lo strano caso del dottor Jekyll e di mister Hyde” (1886). Si può parlare de “Le confessioni di un peccatore eletto” anche come di uno dei primi romanzi gotici, un genere iniziato nel 1764 da Horace Walpole con “Il castello di Otranto” e che prevede storie in cui si mescolano pulsioni romantiche, soprannaturale e orrore. Tutti elementi che in effetti si ritrovano in Hogg e nel suo racconto di un giovane uomo, Robert Wringhim, educato da un padre fanatico religioso, a cui appare una figura diabolica, ingannatrice e mutaforma, nota come Gil-Martin, che vede soltanto lui. L’incontro avviene dopo che Robert si è convinto che egli è uno degli Eletti, un gruppo di persone predestinato per la salvezza (si noti il riferimento al calvinismo). Salvezza che otterrà accettando la guida di Gil-Martin, il quale, in una spirale di delirio e di follia, lo spinge a compiere omicidi per liberare il mondo dai peccatori, primi fra tutti il proprio padre e suo fratello. Il romanzo, edito da Alcatraz, reca una interessante prefazione di Max Baroni e si fregia di alcune illustrazioni di, indovinate un po’, James Hogg. Quello di oggi, beninteso.