venerdì 25 marzo 2016

GIRO DI VITE



GIRO DI VITE
di Henry James
Einaudi, 2014
brossurato, 180 pagine
9 euro)

"Se la presenza di un bambino dà un giro di vite, che ne direste di due bambini?", domanda mister Douglas al suo uditorio riunito una sera davanti al fuoco. Poco prima era stata raccontata una storia di fantasmi con protagonista appunto un ragazzino a cui appare uno spettro, ed ecco Douglas proporsi di narrarne un'altra che ruota attorno a due fratellini, Miles (nove anni) e Flora (otto). La vicenda però non sembra essere una favola: tutto è scritto in una sorta di resoconto narrato in prima persona da una giovane istitutrice, miss Giddens, che ha vergato un quaderno in cui rivela gli inquietanti fatti di cui è stata testimone e vittima. La scelta di non scrivere un romanzo che affronti direttamente ciò che si intende raccontare, ma di far ricorso a una sorta di manoscritto trovato in una bottiglia (come fa anche il Manzoni con i "Promessi Sposi" e Umberto Eco nel "Nome della Rosa") è un espediente che serve, in questo caso, a rendere più indeterminata, misteriosa e straniante la trama: tutto è accaduto ad altri e ci si deve affidare a una testimonianza che non può essere approfondita, abbiamo a disposizione solo ciò che ci viene detto e a noi tocca la scelta di decidere se fidarci o no della testimone, confusa quanto noi e spesso reticente. Perché proprio il dover leggere fra le righe le cose non dette rende "Giro di vite" un testo quanto mai disturbante. Henry James, scrittore americano poi naturalizzato inglese (1843-1916), scrisse "The turn of the screw" nel 1889 sperimentando, alla sua maniera, tematiche gotiche: non era però uno scrittore fantastico e privilegiava romanzi con drammi psicologici e conflitti interiori. Tuttavia questa storia di fantasmi gli è venuta decisamente bene, pur in assenza di scene truci. Non si "vede" niente se non l'apparizione di due fantasmi, quella di un uomo dai capelli rossi, Quint, già maggiordomo nella dimora di Bly, dove si svolgono i fatti, e di una donna, pallida e vestita di nero, miss Jessel, precedente istitutrice dei ragazzi adesso affidati alla signorina Giddens. I due erano amanti, e in qualche modo avevano coinvolto i bambini in pratiche di cui non sappiamo nulla. In circostanze diverse e misteriose erano entrambi morti. Però, il loro influsso si riverbera ancora su Miles e Flora, ragazzini adorabili ma con segreti che non vogliono confessare e comportamenti stranianti (fra di loro, complottano cose che non si afferrano). Dopo la morte di miss Jessel, Miles era stato mandato in un collegio, da cui però era stato cacciato per il suo comportamento. Ma che cosa aveva fatto, se apparentemente agli occhi della signorina Giddens è un ragazzino meraviglioso? Miss Giddens comincia a vedere anche lei i fantasmi, che però sembrano interessati solo a scrutare i bambini: che cosa vogliono? Tutto si gioca sul non detto, su una corruzione interiore e su fatti innominabili del passato che non emergono mai. Sono chiari i primi turbamenti adolescenziali di Miles, e c'è del perverso nell'ombra, Il sesso aleggia nell'aria. Ma miss Giddens è una testimone attendibile? O sta impazzendo? Il limite e il pregio del romanzo di James, assolutamente ipnitico, è appunto in questi dubbi senza risposta. L'assenza di genitori (Miles e Flora sono orfani) e dello zio a cui sono stati affidati i ragazzi (che non se ne occupa affidandoli appunto a istitutrici e alla servitù di Bly) rende tutto ancora più complicato: mancano i riferimenti, miss Giddens deve cavarsela da sola. A meno che lo zio stesso non faccia parte del mistero. Il che potrebbe essere. Chi ama i finali aperti, qui trova pane per i suoi denti.

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