domenica 24 settembre 2023

LE AMAZZONI


  

 

Paul Anderson  
LE AMAZZONI
Arnoldo Mondadori Editore
Classici di Urania
brossurato, 1997
210 pagine -  lire 6.500
 

“Un pianeta con due soli e due lune: in questo fantastico scenario si svolge il romanzo di Paul Anderson che riprende il mito millenario delle Amazzoni – donne sessualmente desiderabili e terrificanti nello stesso tempo – per aggiornarlo in modo spettacolare. Le libere guerriere di Freetoon devono fare i conti con un imprevisto che viene dallo spazio. Un imprevisto odiato, temuto e aspettato… una minaccia chiamato uomo”. Questo il riassunto in quarta di copertina, dove si può leggere anche una breve biografia di Paul Anderson: “E’ nato nel 1926 e ha sposato la poetessa Karen Kruse. Uno dei nomi più popolari nel campo della fantascienza, è autore di cicli famosi come quelli dei Mercanti delle Stelle e dell’agente terrestre Dominic Flandry. Le Amazzoni (Virgin Planet) è un romanzo del 1959”. Nel frattempo Anderson ci ha lasciati nel 2001.  Chissà se Max Bunker non ha tratto proprio da questo romanzo il nome del pianeta su cui vive la sua indimenticabike eroina Gesebel.  L’idea di partenza di Anderson è davvero buona: trecento anni prima l’epoca della narrazione, una astronave con a bordo soltanto donne, destinate a congiungersi con i loro uomini su una lontana colonia, fa naufragio su un pianeta simile alla Terra, senza alcuna possibilità di comunicazione. Alcune di loro, quelle dotate di conoscenze mediche, iniziano a praticare la partenogenesi, fecondando le compagne che partoriscono figlie geneticamete identiche alle madri. Così, le donne si riconoscono per essere divise in “specie” riconoscibili dal cognome: le Whitley, le Burke, le Latval e così via, ciascuna con caratteristiche proprie e predisposizioni congenite. Si formano varie tribù, alcune composite, altre omogenee. I ricordi della madre Terra si fanno sempre più sfumati man mano che passa il tempo, si creano leggende e miti, fra cui quelle dell’Uomo, visto come una sorta di razza divina. Per sopravvivere le donne diventano cacciatrici, quindi guerriere, e la mancanza di supporti tecnologici crea una civiltà quasi barbarica. Tutte le Amazzoni sono comunque succubi dei Dottori rimasti presso i resti dell’astronave-madre, dove si recano per la fecondazione. Quando l’esploratore Bertram Davis atterra sul pianeta, primo maschio dopo trecento anni, inizialmente viene scambiato per un Mostro e catturato (dell’Uomo le Amazzoni hanno una visione idealizzata), poi, allorché si va delineando la sua vera identità, scatta la reazione dei Dottori che temono di perdere il loro potere. Alla fine Davis ha partita vinta, grazie soprattutto all’aiuto di due Amazzoni, entrambe innamorate di lui, Barbara e Valeria Whitley, e apprestandosi a ricongiungere le donne guerriere con la civiltà promiscua del genere umano, deve perfino scegliere quale delle due “cugine” preferire (chissà se in questo oggi potremmo leggere del sessismo). Intrigante come impalcatura, il romanzo è però scritto in modo privo di vero mordente per i gusti e i ritmi di oggi, e bisogna acconrentarsi. Ma lo si fa volentieri, tutto sommato, in attesa di un remake.

sabato 23 settembre 2023

L'AFFARE GIRASOLE

 


 

Hergé

L'AFFARE GIRASOLE

Comic Art

Collana Grandi Eroi - Le avventure di Tintin

cartonato, 1991

72 pagine

 

L'affaire Tournesol (1956) è la diciottesima avventura di Tintin, il giovane reporter creato nel 1929 da Georges Prosper Remi, in arte Hergé (1907-1983), uno fra i più grabdi e famosi fumettisti del mondo, colonna della bedé franco-belga (lui era belga) e punto di riferimento per la scuola della cosiddetta linea chiara.  Pur  gradevole e divertente come tutte le altre della serie, questa storia non è quella più indimenticabile. Il professor Trifone Girasole viene rapito dagli agenti segreti di una nazione nemica (chiaro e lampante il riferimento all'Unione Sovietica e al clima della Guerra Fredda) perché ha la ritrovato la formula di una vecchia arma sperimentale del Terzo Reich, in grado di utilizzare le onde sonore come forza distruttiva. Al castello di Moulinsart, infatti, dove il capitano Haddock ospita Tintin, gli esperimenti del professore sono riusciti a mandare in frantumi tutti i vetri. I tentativi per ritrovare Girasole provocano un succedersi di avventure alla James Bond, raccontate con brio e garbo da Hergé, fino alla risoluzione finale. In realtà poi, le nazioni nemiche interessate a rapire Girasole sono due, la Borduria e la Sildavia (ma i riferimenti al totalitarismo sovietico restano, anzi, raddoppiano). Oltre agli inseguimenti e alle fughe tipiche delle spy-stories, Hergé aggiunge tutta una serie di divertenti tormentoni, come quello dell'assicuratore che si trova a più riprese sulla strada di Haddock (che qui si sbizzarrisce in epiteti e contumelie degni della sua verve di imprecatore). In più c'è il solito teatrino di personaggi: i poliziotti Dupon e Dupont, la cantante Castafiore, il cagnolino Milù. L'edizione della Comic Art è impeccabile e rende giustizia al talento e al genio dell'autore, considerato nei paesi francofoni una celebrità nazionale (c'è un museo intitolato al suo nome a Bruxelles).

venerdì 22 settembre 2023

NELLA PERFIDA TERRA DI DIO

 
 
 

Maurizio Colombo

Omar Di Monopoli
Giuseppe Baiguera
 
NELLA PERFIDA TERRA DI DIO
 
Sergio Bonelli Editore
Cartonato, 2022
180 pagine, 22 euro

“Io i fumetti volevo farli”, scrive Omar Di Monopoli (1971) nella sua postfazione, intendendo proprio l’intenzione di disegnarli. E’ finita che invece si è messo a scrivere: romanzi, racconti, testi per il cinema e la radio, articoli apparsi sui principali quotidiani, ma la versione a fumetti del suo maggior successo editoriale, “Nella perfida terra di Dio” (Adelphi, 2017), l’ha fatta sceneggiare a uno del mestiere, il veterano Maurizio Colombo (1960), e illustrare allo scafato Giuseppe Baiguera (1971), disegnatore con esperienza internazionale, oltre che collaboratore della Sergio Bonelli Editore con all’attivo anche due albi della collana “Le Storie”. La combinazione si rivela vincente. Il graphic novel si inserisce nel recente filone bonelliano degli adattamenti fumettistici di romanzi particolarmente adrenalinici, iniziato con la trasposizione di opere di Maurizio Di Giovanni e di Joe R. Lansdale. Ci sono stati volumi da libreria e albi da edicola del Commissario Ricciardi e dei Bastardi di Pizzofalcone del primo e di Deadwood Dick del secondo, progetti nati sull’onda della decisione della Casa editrice milanese di inaugurare una linea di fumetti particolarmente crudi, denominata “Audace” (in ricordo del vecchio marchio bonelliano delle origini, quando anche Tex veniva considerato, e lo era, particolarmente crudo). Joe R. Lansdale è da sempre uno degli scrittori preferiti di Maurizio Colombo, come dimostrano gli indizi lasciati nelle sue storie di Nick Rader, Mister No, Zagor e Dampyr e come testimonia la straordinaria consonanza fra lo scrittore texano e lo sceneggiatore di Busto Arsizio evidenziata nell’episodio “Fra il Texas e l’inferno” della serie dedicata a Deadwood Dick. Ma anche Omar Di Monopoli ha evidenti debiti con Lansdale, il quale ha alternato i suoi noir con i western spesso e volentieri spostando i confini tra i generi. Del resto Di Monopoli ha scritto degli autentici western contemporanei di ambientazione pugliese realizzando la trilogia composta da “Uomini e cani” (il suo romanzo d’esordio 2007), “Ferro e fuoco” (2008) e “La legge di Fonzi” (2010). Di western pugliese (ambientato negli anni Ottanta con flashback nei Settanta) si può parlare senz’altro anche per “Nella perfida terra di Dio”: ogni scena potrebbe avere un suo corrispettivo filmato da Sam Peckimpah, un regista di culto, di nuovo, di Maurizio Colombo (che peraltro è uno dei massimi esperti, secondo me mondiali, di cinematografia di genere). In una intervista rilasciata a un giornale bresciano (lui è della zona), il disegnatore Giuseppe Baiguera così commenta la sceneggiatura su cui si è trovato a lavorare: “Il lavoro svolto da Maurizio Colombo è stato eccezionale: mettere un romanzo nato per la narrativa sotto forma di un racconto per immagini in un fumetto è molto complesso. La storia parla di un criminale che torna nel suo luogo d’origine, dove affronta un ex sodale diventato nemico, cercando anche di ricomporre ciò che resta della sua famiglia. Un prodotto per adulti, da libreria”. Di Monopoli, nella postfazione al volume, parla invece di “faticosa scelta delle inquadrature da parte di Colombo” e loda l’ “incredibile lavoro sui dettagli operato da Baiguerra, la documentazione meticolosa per i personaggi e le ambientazioni e soprattutto la stupefacente sintonia che è necessario si crei tra sceneggiatore e disegnatore”. Definendo western “Nella perfida terra di Dio” bisogna anche rimarcare l’assoluta italianità dell’ambientazione e dei personaggi: si racconta di terra avvelenata dai rifiuti tossici gestiti dalla criminalità, di un santone che truffa i creduloni, addirittura di suore assassine, in un contesto di squallido degrado. Tra tanti personaggi disperati e crudeli, compreso il protagonista Tore Della Cucchiara, spiccano i due ragazzini Gimmo e Michele, gli unici ad aver ereditato dalla madre (la verità sulla cui sorte resta il mistero fino all’ultimo) quell’umanità che fa sperare in un futuro migliore.

venerdì 15 settembre 2023

IL FIGLIO DEL DIAVOLO

 
 
 
 
Mauro Boselli
Maurizio Colombo
Majo
IL FIGLIO DEL DIAVOLO
Sergio Bonelli Editore
Brossurato, 2022
200 pagine, 10.99 euro


“Il fumetto da cui è tratto il film”, recita una scritta in copertina. Il film è “Dampyr”, distribuito nelle sale nel 2022, diretto da Riccado Chemello e prodotto da Bonelli Entertainment, Eagle Pictures e Brandon Box. Si tratta del primo progetto del Bonelli Cinematic Universe, che prende le mosse da un personaggio a fumetti creato nel 2000 da Mauro Boselli e Maurizio Colombo, protagonista di una saga che da allora continua a inanellare episodi. Il “dampyr” è una figura del folklore balcanico, quella del figlio nato dall’unione tra un vampiro e una umana. Boselli e Colombo se ne sono appropriati dando vita a una versione post-moderna del mito del non-morto, intendendo la rielaborazione delle leggende sui vampiri immaginate come se facessero parte della realtà contemporanea (cioè, se i non-morti esistessero, non dormirebbero nelle bare ma sarebbero come su Dampyr vengono descritti). I due sceneggiatori hanno inoltre costruito complesse e ben congegnate “regole del gioco”, proponendo una differenziazione gerarchica tra i Maestri della Notte (creature mutaforma giunte in un remoto passato sul nostro pianeta da un mondo al crepuscolo) e i loro schiavi, vampiri soggiogati mentalmente che essi sono in grado di creare. I Maestri non temono la luce del sole, i loro succubi sì. Entrambi si nutrono, comunque, di sangue umano. Il Dampyr protagonista della serie si chiama Harlan Draka, e Draka è appunto il nome del Maestro suo padre, una figura misteriosa e carismatica. Ai Maestri della Notte, secondo le leggi che essi stessi si sono dati, è proibito procreare: questo perché il sangue di un eventuale figlio è mortale per loro (e per i vampiri che li servono). Anzi, è l’unica cosa che può ucciderli. Tuttavia, Draka ha sfidato i suoi simili permettendo la nascita di Harlan. Il tutto è reso più interessante (ma anche più complicato) dal fatto che ai Maestri e più in generale alle forze oscure si contrappongono gli Amesha, creature di un’altra dimensione votate a quello che potremmo definire “il bene” (si tratta insomma dell’eterna lotta tra angeli e demoni). Uno di essi si chiama Caleb Lost, vive a Praga in un teatro invisibile (perché collocato su un diverso piano della realtà), e arruola, se così si può dire, Harlan e i suoi amici Kurjak e Tesla nella propria squadra di “pronto intervento”. L’incontro fra il Dampyr con Kurjak (un ex miliziano della guerra nei Balcani) e Tesla (una vampira liberatasi dal giogo del proprio Maestro, Gorka) è raccontato nei primi due albi della serie a fumetti, quelli da cui è stato tratto il film, molto fedele (secondo me, fortunatamente) al modello originario. Sullo schermo, di Caleb Lost non c’è traccia, dato che anche nella serie su carta compare in un secondo momento (lo si vedrà, probabilmente, in una eventuale seconda produzione). Il volume “Il figlio del diavolo” presenta in copertina una delle locandine della versione cinematografica, con i volti degli azzeccati protagonisti: Wade Briggs nei panni di Harlan, Frida Gustavsson in quelli di Tesla, Stuart Martin nel ruolo di Kurjak. Si vede anche Sebastian Croft, che interpreta Yuri, un amico di Harlan (che Gorka rende suo schiavo). Il racconto, sia sullo schermo che sulla carta, narra della progressiva scoperta del protagonista della propria natura di Dampyr, a lui ignota anche se sempre più chiaramente svelata da incubi ricorrenti e da visioni inviate da Draka. Si dice sempre che “il libro è meglio del film”, ed anche in questo caso è vero: dato che il film è bello, il fumetto è bellissimo. I disegni di un Majo (Mario Rossi) in stato di grazia ci trascinano negli scenari della tragica guerra nei Balcani e rendono perfettamente la paura e l’inquietudine generate dal racconto immaginato da Boselli e Colombo, che originariamente avevano pensato di dar vita a una miniserie di pochi numeri destinata alla collana-contenitore “Zona X”. Fu Sergio Bonelli, intuendo le potenzialità del prodotto, a chiedere agli autori di realizzare invece una testata autonoma. Valutando i primi due episodi (“Il figlio del diavolo” e “La stirpe della notte”) raccolti in questo volume (distribuito in edicola con la “Gazzetta dello Sport”) si nota come l’orrore sia ancorato al realismo di fondo di scenari di guerra e di vampiri calati nella realtà. In seguito, quando la serie sarebbe finita nelle mani del solo Boselli, facendosi sempre più rari i contributi di Colombo, l’horror dampyriano sarebbe stato declinato maggiormente in chiave fantasy e letteraria, maggiormente nelle corde boselliane. Colombo sembra più suggestionato dal cinema (materia di cui è straordinariamente competente), Boselli pare invece maggiormente legato alla letteratura. Lo si direbbe aver divorato intere biblioteche, dimostrandosi particolarmente ferrato quando tratta argomenti legati alla storia, alla narrativa fantastica, al calderone dei miti e delle leggende studiate dall’antropologia culturale, all’esplorazione del mondo. Così, nelle sue sceneggiature si ritrovano flashback e viaggi nel tempo che ricreano alla perfezione, con una eccezionale freschezza documentativa, epoche storiche vicine e lontane, viaggi in paesi esotici scelti fra quelli da dove nessuno riceve cartoline, echi e rimandi a racconti e romanzi, incontri con personaggi veramente vissuti e fatti rivivere, citazioni di canzoni e di poesie.

sabato 2 settembre 2023

SCRITTI SEGRETI

 
 

 
Mark Twain
SCRITTI SEGRETI
Biblioteca del Vascello
Prima edizione gennaio 1992
Edizione a cura di Clara Piccinini
brossurato – 100  pagine – 5.000 lire

Il volumetto, di piccolo formato ma non privo di gusto nella grafica di copertina, nell’apparato critico e nella traduzione, raccoglie tre brevissimi testi licenziosi di Mark Twain (1835-1910), composti in momenti e per scopi diversi, e rimasti esclusi, soprattutto per il loro carattere triviale, dal corpus, peraltro vastissimo delle restanti sue opere. La lunga introduzione inserisce i tre scritti nel contesto della produzione twainiana, e nella sua diversificata attività. Il primo è un estratto di un immaginario diario del coppiere delle Regina Elisabetta, Samue Pepys, che descrive le conversazioni tenute in una sera del 1601 al cospetto della sovrana che ha radunato attorno a sé un bel serto di scrittori e personaggi famosi, da Shakespeare a Francis Bacon, a Walter Relegh. La relazione di quanto viene detto è esilarante perché, anziché parlare di letteratura e filosofia, di storia o di politica, come si converrebbe a una compagnia di così nobile e alto lignaggio, gli argomenti sono scatologici e riguardano flatulenze e funzioni corporali. Trattate, però, con la il linguaggio altisonante tipico dell’epoca e dei personaggi. Insomma, le celebrità parlano come a loro si conviene, ma parlano di peti. Il risultato strappa le risate. Mark Twain curò personalmente una prima edizione del testo riprodotta in pochissime copie su finta carta seicentesca. Il secondo testo, è una finta lettera scritta da un certo Nesby che si rammarica di non poter raccogliere l’invito a una escursione organizzata da un Club di pescatori di anguille denominato “Le Grosse Anguille”. Il tutto giocato sull’equivoco derivante dal fatto che Nesby fraintende le finalità del Club, immaginando che si tratti non di pescatori ma di superdotati. Poiché lui si ritiene normodotato, si sente escluso ma contesta il fatto che avere un pene di grosse dimensioni costituisca un fattore di merito e di vantaggio. Il terzo e ultimo scritto è il testo di una conferenza privata tenuta al “Club de l’Estomac” durante la sua ferventissima attività di conferenziere, e intitolata: “Annotazione sulla scienza dell’onanismo”. Per l’epoca in cui fu tenuta la prolusione, l’argomento era scabrosissimo. Nondimeno, Twain l’affrontò con finto cipiglio serioso, come se fosse una conferenza dai toni paludati, ma dagli intenti chiaramente umoristici.



venerdì 1 settembre 2023

PUNTO CRITICO

 

 
 
Michael Crichton
PUNTO CRITICO
Thriller - Garzanti
Collana Narratori Moderni
Prima edizione -  maggio 1997
cartonato – Lire 32.000


Con la solita, consumata abilità (quella a cui dobbiamo “Jurassic Park” e “Sol Levante”),  Michael Crichton (1942-2008), regista, sceneggiatore cinematografico e autore di bestseller, imbastisce una trama intrigante imperniata sulle indagini svolte all’interno della Norton, una casa costruttrice di aeroplani, riguardo a un incidente aereo svoltosi durante un volo da Hong Kong a Denver. Un improvviso scuotimento del velivolo, durato vari minuti ma fortunatamente conclusosi con il riassetto e il normale atterraggio dell’apparecchio a Los Angeles, provoca due morti a bordo e decine di feriti. Nessuno sa spiegare le cause dell’incidente, ma naturalmente viene messa sotto accusa l’azienda che produce l'ereo. Casey Singleton, funzionaria della Norton, è incaricata di appurare l’accaduto, e deve farlo in brevissimo tempo perché il caso sta montando nel vortice tritatutto del sistema dei media, dove giornalisti senza scrupoli speculano sulle notizie, non interessati alla verità dei fatti ma guardando unicamente all’audience. Ma nello stesso tempo, qualcuno all’interno della stessa Norton rema contro l’indagine, perché c’è chi ha venduto dei segreti di progettazione alla concorrenza; e certamente non vogliono appurare la realtà dell’accaduto neppure i dirigenti della compagnia aerea orientale a cui appartengono i membri dell’equipaggio, che hanno un segreto da nascondere. Crichton dimostra di conoscere bene sia i meccanismi dei media del suo tempo (denunciando il perverso meccanismo dell’informazione televisiva) sia le dinamiche che regolano o regolavano i rapporti fra le compagnie aeree, le aziende costruttrici, le autorità di controllo. E davvero ben spiegati sono i dettagli tecnici  sul funzionamento degli aeroplani, che l’autore descrive come oltremodo sicuri nonostante il suo romanzo cominci con un incidente: l’indagine di Casey Singleton dimostra infatti che alla base del disastro aereo c’è (come quasi sempre anche nella realtà) l’incuria degli uomini. Tuttavia, mancando un disastro vero e proprio, il romanzo sembra minimalista e tutto sommato sembra (a torto) che non ci sia una sufficiente posta in gioco.