domenica 30 aprile 2023

RE DEL PORNO

 

John Holmes
RE DEL PORNO
Derive Approdi
1999 - brossurato
194  pagine, 24.000 lire

Un libro che si legge d’un fiato come se si stesse ad ascoltare il narratore, lo stesso John Holmes, mentre racconta a voce la propria vita. E proprio come accade quando il racconto è detto piuttosto che scritto, alcune parti sono meglio sviluppate, finanche con una buona capacità affabulatoria, in altre invece gli avvenimenti sono appena accennati, en passant, nel modo tipico della narrazione non strutturata. Del resto John Holmes, Mister 35, King of Porn, il pornodivo  più pagato d’America, sulla breccia per vent’anni consecutivi e con all’attivo oltre 2000 film, non ha scritto materialmente questo libro: l’ha dettato, sul letto di morte, al giornalista Fred E.Basten e alla sua seconda moglie Laurie Rose, meglio nota come pornoattrice sotto il nome di Misty Dawn. Dopo la morte di Holmes, per dieci anni il testo è rimasto nelle mani di Laurie perché la famiglia del marito era contraria alla pubblicazione, infine comunque avvenuta. Chi si aspetti un libro “morboso” resterà deluso. Al contrario, la lettura finisce per essere uno spaccato drammatico e inquietante della società americana, con risvolti addirittura da thriller metropolitano nelle pagine in cui l’autore narra del suo coinvolgimento in una strage avvenuta per un regolamento di conti fra malavitosi trafficanti di droga. La vicenda, che costò all’attore quasi due anni di carcere prima del proscioglimento, e che comunque lo segnò per il resto della vita ossessionandolo dal pensiero di poter essere a sua volta ucciso, segna il punto culminante della discesa agli inferi di un uomo passato da una infanzia povera a una gioventù squattrinata e quindi al successo e alla ricchezza, per poi venire inghiottito dal baratro della tossicodipendenza. John Holmes non nasconde nulla ai suoi lettori, e lo fa con una franchezza che a tratti pare addirittura disarmante. Non cerca sconti, racconta di come spacciasse droga e trafficasse con armi e merce rubata come se fosse la cosa più normale del mondo, che nella sua condizione di allora evidentemente lo era. Il John Holmes giunto alla fine della sua vita, iniziata l’8 agosto del 1944, pare aver preso coscienza del fatto di aver vissuto in ambienti dove l’unico intento era quello di accumulare denaro, scopo per il quale si era disposti a trasformare in merce qualsiasi cosa. Nelle ultime pagine commuovono l’amore di John per la madre e la moglie Laurie, la sua convinzione di essere stato comunque un uomo fortunato solo per il fatto di averle avute accanto, la sua determinazione a non fare niente per prolungare la sua agonia, desiderando solanto di morire, e infine la preoccupazione perché il suo corpo fosse cremato intero, nel timore che qualcuno potesse evirarlo, già cadavere, per mettere in formalina o imbalsamare il pene che lo aveva reso un fenomeno in tutto il mondo. Ma non c’è solo questo: il racconto dell’attore consente anche di seguire l’evoluzione dell’industria del porno, dalle fasi iniziali dei primi anni Sessanta, con il mercato clandestino e la produzione di “loop” di brevissima durata, sempre realizzati con il rischio che la polizia facesse irruzione sui set, fino al mercato dei video che verso la fine degli anni Ottanta cominciarono a soppiantare definitivamente le pellicole cinematografiche. Infine, una considerazione: la (discutibile) postfazione di Roberta Tatafiore mette in dubbio che Holmes sia davvero finito vittima dell’ AIDS, sostenendo che la sua morte fosse dovuta piuttosto ai suoi otto pacchetti di sigarette il giorno, all’abuso di droghe e di alcool. Holmes era già un uomo morto prima che AIDS se lo portasse via. Dal di fuori, si può solo notare che l’una cosa non escluda l’altra e che ci possano essere state delle concause.


 

mercoledì 26 aprile 2023

NIRVANA LIBRO SESTO


 


 

Roberto Totaro
NIRVANA LIBRO SESTO
Comix
2022, brossurato
128 pagine, 18 euro
 
 
Se ai tempi felici in cui ogni settimana usciva Comix (tra il 1992 e il 1997, intendendo la rivista, poi il nome è diventato un marchio di una benemerita Casa editrice), mi avessero chiesto chi fosse Roberto Totaro (in arte TOT, Belluno 1957), avrei risposto senza esitare: quello dei Tecnocrati, la serie di tavole di alienante ambientazione aziendale e cibernetica che compariva accanto ai lavoro di Quino e di Mordillo, rivaleggiando non dico alla pari ma quasi. Oggi, alla stessa domanda risponderei: quello di Nirvana. Ovvero, identificandolo con le strip raccolte in ormai sei volumi (questo del 2022 è appunto il sesto) con protagonista un santone, che potremmo definire stilita, sommo maestro di filosofia zen (anche in questo caso, il “potremmo definire” ci sta tutto), a cui un variegato gruppo di personaggi va a chiedere consigli o a fracassare gli zebedei, mettendo a repentaglio l’imperturbabilità del medesimo. Totaro, pubblicato in molti paesi del mondo e soprattutto in Francia, è attivo fin dai primi anni Ottanta (ha iniziato con Topolino), ha collaborato con decine di riviste, ha ricevuto infiniti premi, ha creato varie altre serie (“L’uomo della strada”, “La gazzetta della giungla”, “Necronomicomix”). Ogni domenica pubblica, sulla propria pagina Facebook, una gag disegnata senza personaggi fissi, per allietare il suo pubblico come facevano con le “Sunday pages” i quotidiani americani di un tempo (e qualcuno fa ancora).
Si diceva del Sommo Maestro e del variegato gruppo di personaggi: il Poeta Maledetto, l’Uomo Più Brutto del Mondo, la medium Madame Bernard, gli Scout, gli Alieni, il Tredicenne (ex seienne, visto che cresce). In questa sesta raccolta di 300 nuove storielle zen si aggiungono alcune new entry come il Postino e Butterflyman. A dispetto dell’ambientazione monotona (si potrebbe dire che la scena è fissa), cioè quella della cima di una montagna su cui siede un santone e una cima più bassa dove l'interlocutore di turno chiede di essere illuminato, o pretende ascolto, le gag sono sempre divertenti. C’è anzi da stupirsi della capacità di Totaro di inventare variazioni su tema. Al divertimento contribuisce lo stile grafico solo apparentemente essenziale che fa di lui, oltre che un grande umorista, un grande disegnatore. Marco Ciardi, professore universitario fiorentino (insegna Storia della Scienza), nella sua dotta prefazione definisce l’autore addirittura “uno dei grandi filosofi del nostro tempo” (e visti i nostri tempi non si fatica a crederlo). Continua Ciardi: “profondo, dissacrante, tagliente come Voltaire, usa la ragione per cercare di rischiarare le tenebre in cui ci ha avvolto la società del post-moderno. Il santone ha un modo di pensare estremamente pragmatico e scettico (condito da una notevolissima autoironia), come si confà a ogni serio indagatore (illuminista) della natura umana”. Un’unica raccomandazione per meglio degustare l’opera: come sempre quando si tratta di strip, se ne dovrebbero assumere piccole dosi giornaliere, e non puntare a finire il libro tutto d’un fiato.

 

lunedì 24 aprile 2023

EPIGRAMMI ITALIANI

 

 

 
 
Gino Ruozzi
EPIGRAMMI ITALIANI
Einaudi
2001, brossurato
412 pagine, 20.000 lire


“Tieni conto, o lettore, almen di questo: /è tutta roba che si legge presto”. Così Manfredo Vanni (1860-1937) rassicura i lettori dei suoi epigrammi (di cui fu infaticabile forgiatore). L’epigramma, dunque, è qualcosa di breve, a volte di brevissimo. Si tratta di un componimento poetico che si esaurisce in pochi versi pungenti, per lo più ironici o satirici, con cui si cerca di indurre il lettore al riso ma anche alla riflessione. Credo che il miglior modo per far capire di che cosa si tratti sia citarne uno del fiorentino Filippo Pananti (1766-1837): “Un epigramma secco: / ogni marito è becco”. L’epigramma è più o meno questa roba qua. In realtà no, c’è molto di più e ci sarebbe da scrivere fino a domani. Gli epigrammi nacquero per essere incisi sulle lapidi: su una tomba, su un monumento. E’ facile capire come dalla breve descrizione elogiativa di un uomo scolpita come epigrafe si possa passare a usare lo stesso modello per farne un componimento poetico scritto su carta, mutando di registro. Le iscrizioni diventano così ammonimenti o riflessioni sul senso della vita o addirittura commenti satirici in contrapposizione alla troppa seriosità delle epigrafi. Questa doppia linea (quella del serio e del faceto) ha caratterizzato gli epigrammi classici, greci e latini. Fra questi ultimi vengono alla mente soprattutto Catullo e Marziale. Il primo, viene citato quale esempio di epigrammista gentile e riflessivo; il secondo, invece, come autore mordace e velenoso. Il genere torna in auge, nella letteratura in lingua italiana, durante il Rinascimento. Gino Ruozzi traccia la storia di questo particolarissimo genere poetico in una esaustiva introduzione che precede la silloge da lui curata con il titolo “Epigrammi italiani”, La quale, un po’ come l’Antologia Palatina (il codice che ci ha tramandato il maggior numero di epigrammi più antichi) fa con gli epigrammisti greci, raccoglie decine e decine di esempi italiani, composti in vari metri e varie lunghezze. L’origine dell’epigramma dall’epigrafia funeraria messa in satira, risulta evidente con il primo degli autori proposti da Ruozzi, Antonio Di Meglio (1384-1448), che compose versi tutt’altro che elogiativi per alcuni illustri impiccati politici: “Non credo che coniglio o lepre fussi / di me più vile e in parole gagliardo, / poltron, ghiotto, falseron bugiardo, / traditor, son Lodovico de’ Rossi”. Feroce anche Machiavelli nei confronti di Piero Soderini: “La notte che morì Pier Soderini, / l’alma se n’andò de l’Inferno a la bocca, / e Pluto le gridò: Anima sciocca, / che Inferno? Va’ nel Limbo tra’ bambini.” Scopriamo quindi che da Michelangelo Buonarroti a Pietro Aretino, da Annibal Caro ad Alessandro Tassoni, tutti i principali poeti a artisti del Bel Paese (insieme a illustri sconosciuti) si sono cimentati come epigrammisti. Tra i più vicini ai giorni nostri troviamo Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni, Giacomo Leopardi, Niccolò Tommaseo, Umberto Saba, Mino Maccari, Curzio Malaparte, Alfonso Gatto, Giorgio Caproni, Ada Merini e tanti altri tutti da scoprire. A chiudere l’antologia è Patrizia Cavalli (1949): “Meglio morire leggeri, / senza proprietà, / ché a essere proprietari / si è morti già a metà”. Al giorni nostri l’epigramma è quasi sempre sostituito dall'aforisma, e concedetemi il vezzo di ricordare che io stesso sono autore di tre libri di aforismi e uno di epigrammi. Tornando all’epigrafe, va segnalato che un celebre poeta statunitense vissuto tra il 1868 e il 1950, Edgar Lee Masters, è l'autore dell' “Antologia di Spoon River”, che racchiude centinaia di epigrammi, i quali raccontano proprio sulle lapidi tombali la vita degli immaginari abitanti di un paesino dell'Illinois.

sabato 22 aprile 2023

M. – GLI ULTIMI GIORNI DELL’EUROPA

 


 
 
Antonio Scurati
M. – GLI ULTIMI GIORNI DELL’EUROPA
Bompiani
2022, brossurato
430 pagine, 24 euro


Terzo atto della monumentale biografia di Benito Mussolini, proposta sottoforma di “romanzo documentario” (calzante definizione dell’autore), scritta da Antonio Scurati (Napoli, 1969), docente universitario ed editorialista del Corriere della Sera. “Non vi è niente di romanzato e forse nemmeno di romanzesco, salvo il modo del racconto: non è il romanzo qui a inseguire la storia, ma la storia a farsi romanzo”, scrive Scurati nella sua introduzione.
Il primo volume, uscito nel 2018, “M. – Il figlio del secolo” è stato accolto con straordinario successo di pubblico e ha vinto il premio Strega 2019. Vi si racconta l’ascesa al governo di Mussolini in Italia negli anni che vanno dal 1919 al 1924, più o meno dalla fondazione dei “Fasci di combattimento” fino all’ omicidio di Giacomo Matteotti. Me ne sono occupato in questo spazio con una recensione che potete leggere o rileggere cliccando qui .
 “M. – L’uomo della provvidenza” (2020), il secondo volume si occupa invece degli anni dal 1924 al 1932 e racconta il consolidamento del regime attraverso la progressiva soppressione delle più elementari regole democratiche e l’accentramento del potete nelle sole mani del Duce, che arriva a sottrarsi addirittura dal controllo del Partito Fascista, il cui Consiglio diventa un mero esecutore della volontà di un autocrate. La mia recensione (nel caso foste interessati) è questa: cliccate qui.
“M. – Gli ultimi giorni dell’Europa” narra avvenimenti accaduti tra il 3 maggio 1938 (inizio della visita di Adolf Hitler in Italia con il suo arrivo a Roma) e il 10 giugno 1940 (data infausta dell’entrata in guerra dell’Italia al fianco del nazisti). Come si vede, Scurati ha scelto di saltare (se non accennandone in retrospettiva) un lungo periodo di cinque anni (1933-1937) e un po’ dispiace. Per completare la biografia del Duce sarà necessario un quarto volume che arrivi fino al 1945. 
“Questo libro racconta come nasce una guerra”, scrive Scurati. E continua: “Una guerra devastante nel cuore dell’Europa, scatenata con deliberata bramosia di conquista contro popoli confinanti e affini, combattuta con brutalità devastatrice. A molti lettori potrà, forse, sembrare inverosimile che i vertici del regime fascista, Mussolini in primis, abbiano deciso, dopo lunga esitazione e rifiutando ogni profferta degli Stati liberali, di gettare il popolo italiano nella carneficina di un nuovo conflitto mondiale, pur essendo ben consapevoli della totale impreparazione militare dell’Italia, della sua cronica mancanza di risorse materiali, dell’avversione di molta parte degli italiani a combattere al fianco dei tedeschi”. Sulla sgomenta incredulità del lettore di fronte alla cronaca di quei giorni ho testimoniato io stesso, parlandone a proposito dei primi due volumi di Scurati. In questo, la sensazione si ripropone alla constatazione che fino all’ultimo la tragedia avrebbe potuto essere evitata. Invece, per quanto fosse evidente ciò a cui si andava incontro, così come erano evidenti la follia di Hitler e la perdita di lucidità del Duce, nessuno di coloro che potevano fare qualcosa, lo fecero. Sgomenta incredulità anche di fronte alle ignobili leggi razziali, di fronte alle quali troppi furono complici, e che colpirono anche Margherita Sarfatti, già amante e ispiratrice di Mussolini nei primi anni della sua ascesa, adesso costretta a fuggire al di là dell’oceano perché di origine ebraica. Leggi razziali che, sorprendentemente, videro opporsi al Duce uno degli squadristi della prima ora, Italo Balbo, amico fraterno di Renzo Ravenna, già podestà di Ferrara, allontanato dai suoi stessi camerati in quanto ebreo. Tanti i personaggi sulla scena, da Galeazzo Ciano, ministro degli esteri privo di spessore, a Claretta Petacci, cresciuta nel mito di Mussolini e divenuta la sua ultima fiamma, dall’ambasciatore a Berlino Bernardo Attolico (a cui si deve uno degli ultimi tentativi di scongiurare in coinvolgimento italiano nel conflitto) a Edda, figlia del Duce, fervente filonazista. Personaggi anche stranieri, francesi, inglesi, americani, tedeschi, polacchi, austriaci, di cui assistiamo alle manovre diplomatiche e a squarci di vita privata. Il “romanzo documentario” è corredato da stralci di documenti tra i quali colpisce uno degli ultimi: in un rapporto segreto della polizia politica, un agente segnala che, al discorso con cui Mussolini annunciava l’entrata in guerra dell’Italia, “nessuna donna ha applaudito”.

venerdì 21 aprile 2023

FAR WEST

 


Adriano Carnevali
FAR WEST
Sbam! Libri
2021, brossurato
128 pagine, 11 euro


Di Adriano Carnevali mi è già capitato di parlare in questo spazio, a proposito di un libro intitolato “SPQR”, che raccoglieva le sue strisce sugli antichi romani. Potete leggere la recensione che scrissi cliccando qui:
 
https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2021/01/spqr.html


Ribadisco la mia opinione espressa allora: Carnevali (Milano, 1948) è uno di quegli autori di fumetti che ci si chiede come mai non godano della notorietà che meriterebbero per la loro straordinaria bravura e il gran lavoro svolto. Senza che mai lo abbia incontrato, mi ha fatto compagnia praticamente per tutta la vita: ha iniziato la tua attività nel 1974 sul Corriere dei Piccoli e sul Corriere dei Ragazzi, e io ero appunto un ragazzo. Ogni volta che mi sono imbattuto in qualcosa di suo, mi ha sempre fatto ridere (una garanzia), e sono sicuro che in molti saprebbero riconoscere il suo stile anche in una vignetta che non rechi la firma o senza sapere come si chiami l’autore: è quello con i personaggi coi nasoni e i balloon frastagliati, oppure, ancor meglio, è quello dei Ronfi. “Far West” propone, a cura di Antonio Marangi e della sua benemerita Sbam!Comics, storie e strisce con soggetto western pubblicate da Carnevali tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta sula rivista di giochi e umorismo “Relax Enigmistico”. Si scherza e si ride, facendone la parodia, su tutti gli elementi ricorrenti (chi volesse ostentare cultura direbbe “i topoi”) dei film e dei fumetti su Lontano Ovest, e sull’immaginario di cui si nutrivano i ragazzi (ma anche i più grandi) del Dopoguerra e degli anni che seguirono, finché i mito durò. Quindi attacchi alla diligenza, indiani sul piede di guerra, soldati asserragliati nei fortini, sceriffi e pistoleri. Senza personaggi fissi, ma un vero spasso. L’introduzione è scritta dallo stesso autore, e si intitola “C’era una volta il Vest”, dove la V è voluta

mercoledì 19 aprile 2023

VANGELI APOCRIFI

 

 


David Donnini
VANGELI APOCRIFI
Amazon
2019, brossurato
224 pagine, p.n.i.
 
Mi sono imbattuto per la prima volta in David Donnini su consiglio di un redattore della Coniglio Editore, grazie a due saggi intitolati “Gesù e i manoscritti del Mar Morto” e “Gamala” pubblicati proprio da quella Casa editrice (che aveva nel catalogo anche alcuni libri miei). Fu una vera e propria scoperta: da sempre appassionato di filologia biblica, sono rimasto affascinato dall’autore e l’ho seguito anche su tutti i suoi altri studi.  Ne ho scritto anche a proposito di “Gesù, il Messia di Israele”, che ho recensito qui:


Riporto quanto già detto, che vale certamente anche per “Vangeli apocrifi”, un suo saggio del 2019 di cui ci occupiamo adesso. «Seguo da molti anni gli studi di David Donnini sulla figura storica di Gesù. Ritengo Donnini un ottimo divulgatore, estremamente chiaro nella disamina di argomenti molto complicati e di materie da maneggiare con cautela. Da trent'anni di occupa di religioni orientali e di storia delle origini del Cristianesimo. Ha viaggiato in lungo e in largo la Palestina, si è interessato dei manoscritti di Qumran, non propone letture di fantarcheologia della Bibbia ma si attiene al compito di compendiare quello che gli studi più aggiornati della letteratura scientifica nel campo della filologia biblica e delle ricostruzioni storiche sono giunte ad appurare. Sono stati compiuti infatti molti passi in avanti, negli ultimi decenni, nell'esegesi dei Vangeli dal punto di vista dell'attendibilità storica, e persino un libro Emmanuel Carrere, con il suo bestseller "Il Regno" ha potuto ricostruire le biografie dell'evangelista Luca e del suo maestro Paolo di Tarso basandosi appunto sul nuovo quadro interpretativo che emerge dagli studi accademici non confessionali sul Nuovo Testamento. In questo stesso spazio abbiamo parlato di recente dell' ultimo saggio di Bart D. Ehrman, eminente biblista americano. Donnini non è apocalittico, non mette in dubbio la fede in Dio, ma si limita a questo intento: "desidero offrire ai lettori un'analisi divulgativa, cercando di evitare lo stile accademico che relega questo tipo di opere a un pubblico ristretto, in possesso di una preparazione specifica. Per troppo tempo, e troppo spesso ancora, le narrazioni evangeliche sono state pregiudizialmente ritenute verità indiscutibili, al punto da sorvolare superficialmente su alcune loro palesi contraddizioni, considerate come scusabili imprecisioni o innocenti distrazioni, del tutto ininfluenti. Si è preteso per secoli che i racconti della passione testimoniassero una serie di eventi accaduti realmente così come sono descritti, non vedendo, o fingendo di non vedere, che alcuni punti rappresentano delle contraddizioni o delle inverosimiglianze storiche così palesi da mettere in discussione tutto l'impianto. I cristiani oggi continuano spesso a conoscere i passi del Vangelo solo attraverso la lettura e il commento domenicale eseguiti dal sacerdote nel corso della messa. Ho notato che sovente i cristiani, proprio quelli che non mancano mai di frequentare gli appuntamenti liturgici, sono piuttosto ignoranti delle scritture e, tanto più, delle possibili contraddizioni che al loro interno sono contenute. E quando vengono loro fare notare, assumono un atteggiamento indifferente o sospettoso, se non di palese resistenza, affermando che 'esisterà senz'altro una spiegazione'. L'idea dell'infallibilità del Nuovo Testamento è un baluardo che tiene lontana ogni ombra di dubbio”».
Con “Vangeli apocrifi”, Donnini riassume e compendia i risultati delle scoperte e degli studi più recenti su tutti questi testi risalenti alle origini del cristianesimo che non sono entrati a far parte del canone, stabilito alcuni secoli dopo la morte di Gesù. Il cristianesimo, scopriamo, era inizialmente composto da comunità molto più frastagliate e diversificate fra loro di quanto si tenda oggi a ritenere. Donnini si augura che da qualche “arcano nascondiglio” spuntino fuori (come è accaduto a Qumran, a Naj Hammadi, ad Akhmim) i Vangeli giudeo cristiani (quelli degli Eboniti, dei Nazareni, degli Ebrei) della cui esistenza abbiano notizie indirette e citazioni, mancando ancora i testi completi. Al di là di certi scritti sicuramente favolistici che narrano episodi insostenibili sull’infanzia e sulla vita di un Gesù mitologico e dei suoi improbabili miracoli (o di quelli dei suoi discepoli, come il buffo duello a colpi di incantesimi fra Pietro e Simon Mago), molti altri documenti sono invece interessanti per meglio comprendere la figura storia del Cristo e di come il cristianesimo si sia diffuso in modo differenziato e variegato nel bacino del Mediterraneo e in Medio Oriente. Donnini propone (spesso integralmente) i testi di cui parla. La tesi dell’autore, basata sugli studi di biblisti di cui si fa divulgatore, è che, a partire dalla predicazione di San Paolo (ma anche, successivamente, con i quattro Vangeli canonici), si siano voluti separare il messaggio e le opere di Gesù dal giudaismo a cui appartenevano, trasferendo la responsabilità della sua uccisione dai romani agli ebrei (da qui, secoli di persecuzioni antisemite). La Chiesa propone una teologia soterica ellenistica che, scrive Donnini, “fa a pugni con la mentalità ebraica e nega praticamente tutto di ciò che Gesù era stato, facendolo diventare un Dio incarnato”. E la fede? Conclude a questo proposito l’autore: “Il lettore non prevenuto ha compreso benissimo che da parte mia non esiste alcuna intenzione di colpire il principio della fede. Al contrario, il mio impegno è stato quello di affrancare la fede dalla dottrina – e ancor più dal dogma – perché solo nella libertà di coscienza può svilupparsi una spiritualità autentica e crescere una fede degna di tal nome”. Personalmente, io incamero dati e punti di vista, appassionato più dagli studi filologici e storici che da quelli teologici e catechistici. Noto però che il catechismo, a me da lungo frequentato da bambino, ragazzo e adolescente, continua a sollevare in me domande, dubbi, ma anche speranze. Come dico sempre: non sono ateo, sono difficile da convincere

lunedì 10 aprile 2023

MINI FIABE E ALTRE STORIE

 


Paolo Massagli
MINI FIABE E ALTRE STORIE
Cut-Up Publishing
cartonato, 2022
52 pagine, 17.90 euro

"Le pagine a fumetti di Paolo Massagli sono piene di uno spietato humor più nero della pece infernale con la quale sembrano illustrate. Il grottesco diventa creepy e weird. Grazie al suo talentuoso pennello i corsetti, i meccanismi, le cuciture, gli innesti metallivci e i bendaggi, diventano sublime bellezza. Le illustrazioni sono disturbanti e allo stesso seducenti, cariche di una tensione erotica annodata alla celebrazione della morte, Eros e Thanatos, bianco e nero che stanno in perfetto equilibrio". Così scrive Giuseppe Di Bernardo nella sua prefazione e lo scrive così bene che non trovo niente di meglio da fare se non copiarlo pari pari. Aggiungerò solo, in via accessoria, che io ci trovo molto Tim Burton. Dal punto di vista della semplice cronaca contenutistica, si tratta di una antologia di brevissime rivisitazioni in chiave horror delle favole più famose, e per "brevissime" intendo "di una sola (fulminante) tavola". Questo fino a metà del libro, confezionato con cura da Cut-Up Publishing, quando troviamo "Nanetti" (4 tavole), "Babao" (16 tavole) e "Labyrinth" (5 tavole), che anziché essere brevissimi sono soltanto brevi. Di Paolo Massagli si sa che ha collaborato con la serie horror-splatter "The Cannibal Family" creata da Stefano Fantelli e Rossano Piccioni, e che è autore di due altri volumi, "Come un insetto" (candidato come miglior autore unico italiano al Treviso Comic Book Festival) e "Oscura Ossessione".

sabato 8 aprile 2023

LE VITE DE' PIU' ECCELLENTISSIMI FUMETTORI


 
 
 
 

Giuliano Piccininno
LE VITE DE' PIU' ECCELLENTISSIMI FUMETTORI
Nicola Pesce Editore
2022, brossura
88 pagine, 17.90 euro

Questo di Giuliano Piccininno è di quei libri che conquistano al primo sguardo, e poi non si finisce più di guardarci dentro. Date un'occhiata alle foto qui sotto: più si presta attenzione ai particolari di ogni vignetta, più se ne scoprono di nuovi. "Le vite de' più eccellentissini fumettori", edito da Nicola Pesce, è la rivisitazione in chiave fumettistica, ma sopratutto fumettosa, delle "Vite" (degli artisti del suo tempo) di Giorgio Vasari, in compagnia del quale (redivivo e scortato dalla Musa della Nona Arte, Calendula) Giuliano ci racconta del suo/nostro amore verso autori come Magnus e Stan Lee, e verso personaggi quali Zagor (a cui è dedicato ampio spazio), Alan Ford o scuole come quelle Disney o quella francese. Tutto raccontato con un vero e proprio saggio a fumetti sui fumetti e sul loro codice espressivo, citando decine e decine di eroi di carta, in una sarabanda sorprendente e divertentissima. Disegnata con un talento, peraltro, davanti al quale tanto di cappello. Il titolo per intero è: "Le vite de' più eccellentissini fumettori dalli protofumetti infino a' giorni nostri descritte d Giorgio Vasari pittore aretino e illustrate da Giuliano Piccininno fumettore vice/picentino con una utile & necessaria notazione del dottore Raffaele De Falco".

 




 

 

 

 

 

venerdì 7 aprile 2023

M. – L’UOMO DELLA PROVVIDENZA

 


 

Antonio Scurati
M. – L’UOMO DELLA PROVVIDENZA
Bompiani
2020, brossura
652 pagine, 23 euro


“M. – L’uomo della provvidenza” è il secondo volume della biografia di Benito Mussolini (la M. del titolo fa riferimento al suo cognome) scritta sotto forma di “romanzo documentario”, così come Antonio Scurati la definisce nella sua introduzione. Il primo volume, “M. – Il figlio del secolo” (del quale mi sono occupato in questo spazio con una recensione che potete leggere o rileggere cliccando qui) è stato accolto con straordinario successo di pubblico e ha vinto il premio Strega 2019. Vi si raccontava l’ascesa al governo di Mussolini in Italia negli anni che vanno dal 1919 al 1924, più o meno dalla fondazione dei “Fasci di combattimento” fino all’ omicidio di Giacomo Matteotti. Il seguito della cronistoria proposto in questo secondo volume si va invece dal 1924 al 1932 e si racconta il consolidamento del regime attraverso la progressiva soppressione delle più elementari regole democratiche e l’accentramento del potete nelle sole mani del Duce, che arriva a sottrarsi addirittura dal controllo del Partito Fascista, il cui Consiglio diventa un mero esecutore della volontà di autocrate, mentre sotto di lui si assiste a una guerra fra fazioni (Farinacci contro Giampaoli e Belloni, Arnaldo Mussolini contro Achille Starace) combattuta con coltellate alla schiena e lettere anonime. A supporto dell’autocrazia c’è la polizia fascista, l’Ovra, con a capo Arturo Bocchini, uno di cui si diceva che non dimenticasse nulla, né un nome, né un volto: “lucido, attendista, spietato”. Risolto il caso Matteotti con una vergognosa sentenza che praticamente non punisce i pur identificati responsabili e ribalta sul deputato socialista la responsabilità della “provocazione”, Mussolini vuole liquidare le sue squadracce, nostalgiche delle violenze perpetrate fino a pochi anni prima, e fregiarsi del merito di aver ripristinato l’ordine. Ma la violenza si scatena fuori dai confini italiani nelle colonie dell’Africa del Nord, in Libia, Tripolitania, Cirenaica, Fezzan: leggendo le cronache di Scurati, riprese dai documenti ufficiali e dai diari dei protagonisti, svanisce il mito degli “italiani brava gente” e si scoprono crimini di guerra ordinati da Rodolfo Graziani e Pietro Badoglio: campi di concentramento, esecuzioni di massa, bombardamenti con le terribili bombe all’iprite. I nostri occhi di lettori di cento anni dopo si meravigliano nel vedere, nel capire, come tutto sia accaduto perché a Mussolini glielo hanno lasciato fare. Una reazione della società avrebbe potuto fermare lo scempio quando era ancora agli inizi. Ci si stupisce invece nel vedere come gli italiani (non tutti, naturalmente) siano stati proni, se non entusiastici esaltatori del regime nascente. Fra questi, molti uomini di chiesa e le autorità vaticane, con cui il Duce stringe un concordato. Ancora, come nel “Figlio del secolo”, Scurati dedica ogni capitolo a un personaggio, una data e un luogo: narra gli eventi con piglio giornalistico, li segue come con una telecamera, non fa invettive o trancia giudizi: descrive come se i fatti accadessero sotto i nostri occhi. A supporto dei capitoli, produce estratti di articoli di giornale e di lettere. Non mancano le indiscrezioni sulla vita privata del Duce, e un certo spazio è dedicato alle inquietudini giovanili della figlia Edda, placate dandola in moglie a Galeazzo Ciano, figlio dell’eroe di guerra Costanzo, fascista della prima ora. “M. – L’uomo della provvidenza” ha un seguito in un terzo volume. 

domenica 2 aprile 2023

QUESTA CREATURA DELLE TENEBRE

 




Harry Thompson
QUESTA CREATURA DELLE TENEBRE
Nutrimenti
2006, brossura
752 pagine, 19.50
  
Settecentocinquanta pagine e non sentirle. Si leggono con gli occhi che corrono fra una riga e l’altra senza stancarsi mai, rimandando magari l’ora della cena pur di andare avanti e vedere che succede. Tutto ciò senza che l’autore racconti un intrigante giallo o intrecci trame piene di misteri e colpi di scena studiati a tavolino o si inventi personaggi romanzeschi. L’argomento di “Questa creatura delle tenebre” è una storia vera, e la narrazione è basata sulle testimonianze dei protagonisti, senza che nulla di ciò che accade sia frutto di invenzione. Quasi un docufilm. Thompson premette una semplice frase: “Questo romanzo si basa fedelmente su eventi reali che ebbero luogo tra il 1828 e il 1865. La storia di cui stiamo parlando è sostanzialmente quella Robert FitzRoy (1805-1865), dei suoi sue due viaggi di esplorazione a bordo del brigantino Beagle della marina inglese, quale comandante del vascello passato alla storia per aver permesso a Charles Darwin (1809-1982) il viaggio attorno al mondo (1831-1836) che fornì a quest’ultimo le osservazioni alla base della teoria dell’evoluzione. Personaggio straordinario, quello di FitzRoy, al pari di Darwin: tra i due sorsero continui contrasti dovuti principalmente alle profonde convinzioni religiose dell’ufficiale a proposito della veridicità del racconto biblico della creazione, messe continuamente alla prova dalle evidenze scientifiche riscontrate dal naturalista. Contrasti che continuarono anche dopo il ritorno in Inghilterra, negli anni in cui FitzRoy inventò la meteorologia studiando tecniche di previsione dei fenomeni atmosferici, con l’intento soprattutto di salvare le vite ai marinai in navigazione, anticipando l’arrivo delle tempeste. Ma anche contrasti che, in qualche misura, contribuirono alla tragica fine (suicida) di FitzRoy, la cui personalità forte ma contrastata è perfettamente scandagliata da Harry Thompson (1960-2005), scrittore memorabile purtroppo prematuramente scomparso e di cui, incredibilmente, pochissimo è stato tradotto in italiano. Impossibile leggere “Questa creatura delle tenebre” senza provare la voglia di andare a vedere di persona i luoghi visitati dal Beagle: io infatti non ho resistito e mi sono recato in Terra del Fuoco, oltre ad aver reso FitzRoy e Darwin protagonisti di due avventure di Zagor. Ma non soltanto del comandante e del naturalista racconta Thompson. Straordinaria è anche la vicenda di alcuni fuegini imbarcati sul Beagle e portati a Londra al termine del primo viaggio del brigantino, e ricondotti in Sud America durante il secondo: Jemmy Button, York Minster, Fuegia Basket e Boat Memory. Il vero nome di Jemmy Button era Orundellico, così come lo avevano chiamato i suoi genitori alla sua nascita nel 1815 (più o meno). Fu però ribattezzato Jemmy Button (“Bottone di madreperla”) dai marinai del Beagle. Catturato in circostanze avventurose (il tentativo di recuperare una lancia rubata dai fuegini, in cui ci scappò anche il morto), Jemmy fu portato in Europa assieme agli altri tre indigeni imbarcati con lui. Fitzroy, convinto assertore della necessità di civilizzare i popoli ritenuti primitivi, volle tentare di fare dei quattro dei perfetti inglesi, dando loro una buona educazione. Con Jemmy e Fuegia (una ragazzina all’epoca del rapimento) i tentativi sembrarono andare a buon fine, dato che divennero modelli di buone maniere e furono addirittura ricevuti dalla regina. Boat Memory si ammalò e morì prestissimo di vaiolo, lo scontroso York Minster non fu mai del tutto civilizzato. L’intento di FitzRoy era quello di riportare i fuegini nella loro terra in modo che parlassero agli altri abitanti della Terra del Fuoco dei vantaggi della vita civile e insegnassero loro l’inglese, così che in futuro i contatti e gli scambi fra europei e indigeni fossero facilitati. Quando il Beagle ripartì dall’Inghilterra con a bordo anche Darwin (che parla dei fuegini nel suo diario), i tre ex-selvaggi furono imbarcati per tornare a casa. Con loro c’era anche un missionario. Le cose non andarono però come previsto. La missione fu saccheggiata e il missionario, terrorizzato dall' "inciviltà" dei nativi, ripartì con la nave. Alcuni mesi più tardi il Beagle tornò sul posto e trovò Jemmy di nuovo nudo come quando era stato catturato, con i capelli lunghi e il visto pitturato. Darwin racconta che si vergognava dello stato in cui era e attribuì il suo rifiuto di tornare in Inghilterra alla "giovane e affascinante moglie", Lassaweea. Basket e York Minster erano invece scappati dal villaggio. Circa venti anni dopo un gruppo di missionari, incontrò un fuegino che conosceva alcune parole di inglese: quasi certamente si trattava di Jemmy. Ci furono anche altri incontri di occidentali con Fuegia Basket divenuta vecchia e vedova di York, anche lei non ricordava più l’inglese. In pratica, il tentativo di Fitzroy fallì: lo stato di natura aveva richiamato i tre “rapiti” dal Beagle alla loro condizione originaria. Una storia vera assolutamente romanzesca.