domenica 24 gennaio 2021

NON VEDO COSA CI SIA DA RIDERE

 
 

 
 
Alfredo Castelli
NON VEDO COSA CI SIA DA RIDERE
AC Press Edizioni
brossurato, 2019
100 pagine, 15 euro


Tempo fa, incontrando Castelli in redazione, gli dissi che sarebbe stato bello raccogliere in un opuscolo i testi dell’esilarante (e politicamente scorrettissima) rubrica “Lombroso aveva ragione”, che ricordavo di aver letto  sulle pagine di "Eureka", quando il Buon Vecchio Zio Alfy, allora Giovane Zio, fu chiamato insieme a Silver da Andrea Corno per un estremo tentativo di salvare la rivista (e ancora oggi la dozzina di numeri dell’”Eureka” di Castelli & Silver vengono ricordati con rimpianto, meraviglia e nostalgia da tutti quelli – temo non tantissimi – che la leggevano a quel tempo). Castelli mi informò del fatto che “Lombroso aveva ragione” non era una rubrica ideata per “Eureka”, ma compariva lì dopo essere apparsa in precedenza su un’altra rivista, “La bancarella del Gorilla”. Mi sono morso le labbra, scoprendo un’altra cosa di Alfredo che non sapevo. E sì che ne so proprio tante. So per esempio che scrisse un articolo proprio sul primo numero di “Eureka”, ancora diretta da Luciano Secchi. So che era lui a disegnare Scheletrino su “Diabolik”. So che è stato uno dei primi fanzinari italiani all’epoca in cui, come suol dire Sergio Bonelli, aveva ancora i calzoni corti (quanto mi piacerebbe vedere una foto di Castelli in calzoni corti). So che ha scritto testi per Antonio Ricci e per Enrico Beruschi, arrivando anche a portare in edicola una rivista dal titolo “Il dottor Beruscus”. So del suo gran lavoro al “Corriere dei Ragazzi”, delle strisce fatte con Carlo Peroni, della sua collaborazione con “Horror”, del fatto che alla fine ha collaborato con tutti i più importanti autori del mondo, ma anche si è volentieri speso e concesso per aiutare la pubblicazione delle rivistine più piccole. So delle sue ricerche e dei suoi studi ormai ventennali, accuratissimi e sterminati, sulla produzione dei fumetti dei primordi. So della sua capacità nel creare eventi, ideare merchandising, vendere diritti all’estero, eccetera eccetera. Le so tutte. Ovvero, credevo di saperle tutte. Non sapevo della “Bancarella del Gorilla”. E chissà dunque quante non ne so. Però, poi, a consolarmi è arrivato un altro pensiero. Quello cioè che per quanto si cerchi di fare un elenco completo delle storie, degli articoli, delle iniziative di Castelli, per quanto ci sia chi si reputi ferratissimo in materia e sappia persino che “Lombroso aveva ragione” apparve sulla “Bancarella del Gorilla”, ebbene si tratterebbe sempre e soltanto della punta dell’iceberg. Perché Alfredo Castelli non si può rinchiudere in una cronologia di opere, per quanto esaustiva e ragionata. Non senza prima, almeno, essersi messi d’accordo sul termine “opere”. Si intende tutto ciò che è frutto di un lavoro professionale destinato a un pubblico? Si sappia allora che Castelli realizza da sempre lavori professionali destinati a pubblici limitatissimi di magari dieci persone, oppure per due o tre, a volte per una persona sola. Sulla rivista “Dime Press”, a cui collaboravo dopo averla fondata ai tempi in cui anch’io (imitando Alfredo) ero un fanzinaro (ma si è fanzinari per sempre), pubblicammo alcune sue battute scritte su fogli di carta volante (che il buon Vianovi intercettava), tra cui un estratto della monumentale raccolta dedicata a Antonio Serra, che ancora oggi è custodita in un album presso la redazione Bonelli. Per chi realizzava quei testi, Castelli? Per chi aveva vicino in quel momento in redazione, magari per Sclavi, per una letterista, per una segretaria, per chi poteva passare e leggere al volo. E le battute erano sempre professionali, mai dilettantesche, per quanto realizzate in fretta. C’era la professionalità, c’era il pubblico. Le battute su Serra si sono salvate, raccolte da qualcuno che ne ha intuito il valore (forse lo stesso Serra?). Ma quanti foglietti volanti saranno andati perduti? E chi potrà farne mai la cronologia? Una volta ho sorpreso Alfredo a fare un fotomontaggio: si era messo in posa, decisamente poco vestito, e si era fatto un autoscatto per poi poter collocare la propria immagine al posto del celebre Menneken pis, la fontana di Bruxelles raffigurante un bambino che fa la pipì. Il lavoro era geniale e impegnativo. Chiesi a chi fosse destinato. Pare che si trattasse di realizzare una falsa foto spiritosa da allegare a una mail destinata a un amico, e naturalmente c’era un motivo (nella mail, assolutamente esilarante, era spiegato il perché del Menneken pis). Che fine avrà fatto quella mail? E la foto, ci sarà ancora? Non si tratta forse di un testo d’autore e di un fotomontaggio professionale? Mi è capitato anche, e ne ho scritto un articolo sempre su “Dime Press”, di andare a casa di Alfredo e di aver bisogno di usare il bagno. Ecco, le pareti della stanza erano coperte dalla sua collezione, rigorosamente incorniciata, di “scritte da cesso”. Si tratta cioè di cartelli vergati a mano da proprietari di bar, ristoranti, negozi o altri locali pubblici, in cui si esorta la clientela (per lo più in modo esilarantemente sgrammaticato) a lasciare pulito il gabinetto. Castelli si impossessa dei cartelli e li incornicia in casa sua (anzi, nel bagno suo). Ora, perché questa vera e propria mostra permanente degna di uno studio di antropologia culturale, non deve essere citata fra le mostre organizzate da Alfredo presso saloni del fumetto, biblioteche o università? C’è la professionalità (quella indiscussa del BVZA) e c’è il pubblico (chiunque abbia bisogno del bagno nel suo appartamento). Appesa alle pareti della redazione di Via Buonarroti c’è poi (sotto cornice) la copertina di uno dei “librini” allegati per anni agli speciali di Martin Mystère. Una copertina assolutamente in stile con tutte le altre, perfettamente mimetizzabile, soltanto falsa e riferita a uno spillato che non è mai uscito: raccoglierebbe l’elenco di tutte le cose che Sergio Bonelli non sopporta (dal pesce all’aria condizionata passando per gli antichi romani) e su cui circolano leggende urbane incontrollabili. Si intitola: "I segreti di Bonelli". Quanta professionalità per realizzare il falso opuscolo! E quanto pubblico: chiunque venga in redazione non può fare a meno di notarlo. Ma esisterà anche il testo o c’è solo la copertina? Mistero. Ma a questo punto, il vero mistero è: quant’è grande l’iceberg delle cose fatte da Castelli e che sfuggono a ogni possibilità di censimento? Mistero. Anzi, Mystero. Però, c'è un però: a rimediare almeno in parte alla mancanza di un censimento, censendo almeno una parte della produzione umoristica e "laterale" del BVZM, giunge questo volume della AC Press Edizioni, che si fregia del marchio "Etna Comics" (sono quasi sicuro che il mio amico Marco Grasso ci abbia messo le mani), distribuito in occasione dell'edizione 2019 della kermesse catanese. C'è il librino "I segreti di Bonelli". Ci sono le vignette su Antonio Serra. C'è il fotomontaggio che mi riguarda, quello con Barack (Obama) e Burattini, c'è la dichiarazione consensuale da far firmare alla donna con cui si esce perché accetti il nostro corteggiamento senza scambiarlo per molestie sessuali, c'è la rubrica "Lombroso aveva ragione". C'è un sacco di altro materiale, quale quello delle "Riviste Impossibili", realizzatr per "La Bancarella", tra cui spiccano Unopiù (parodia di "Duepiù", ma riservata agli onanisti), Prayboy (un "Playboy" per preti) e "La zuppina italiana" ("La cucina italiana" fatta per chi mangia scatolette). Il tutto realizzato anche con la complicità di numeri uno quali Silver e Claudio Villa. Insomma, "Non vedo cosa ci sia da ridere" fa vedere un sacco di cose da ridere.

sabato 23 gennaio 2021

SANTO SUBITO - INFERNO E PARADISO

 
 

 
Daniele Caluri
Emiliano Pagani
SANTO SUBITO - INFERNO E PARADISO
Feltrinelli
brossurato, 2019
130 pagine, 16 euro


Pubblicando un episodio inedito di Don Zauker di 120 pagine, "Ego Te Dissolvo", la collana Feltrinelli Comics ha anche ristampato (due a due) gli altri quattro episodi più brevi. Storie di 46 tavole ciascuno, uscite in precedenza in volumi prodotti in proprio da Caluri e Pagani dopo la loro uscita dal "Vernacoliere", rivista sulle cui pagine il personaggio, nel 2003, era stato tenuto a battesimo (mi si perdoni l'espressione sicuramente fuori luogo, ma è una spiritosaggine in linea con il fumetto) . Sul "Vernacoliere" i due autori pubblicavano puntate autoconclusive di due tavole alla volta, di cui Feltrinelli pure potrebbe occuparsi, recuperandole (è un mio auspicio, non una anticipazione). Uno dei due volumi che hanno ristampato le quattro storie da 46 tavole, è appunto questo, e gli episodi si chiamano "Santo subito" e "Inferno e paradiso" (gli altri due sono "Habemus papam" e "Venga il tuo Regno").
Di Don Zauker, delle sue caratteristiche, della sua genesi, dei suoi autori, abbiamo già parlato in questo spazio.  Potete trovare quanto ho scritto cliccando su questi link: 
https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2021/01/ego-te-dissolvo.html
http://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2020/08/habemus-papam-venga-il-tuo-regno.html
Tra tutti gli episodi del (falso) esorcista kazako, i due racconti in questo volume sono i meno umoristici, nel senso che prevalgono sangue, orrore e violenza, soprattutto nel secondo, ispirato dalla storia vera di un sacerdote africano, Athanase Seromba, protetto dal Vaticano e dal governo italiano nonostante i gravi crimini, che avrebbe commesso in Africa durante gli scontri tra Hutu e Tutsi, di cui era accusato. "In inferno e paradiso" c'è poco da ridere, nonostante l'humour nero non manchi. Più sarcastico e satirico, anticlericale come non mai, è "Santo subito", in cui si parla, benché non lo si nomini mai, anche di Padre Pio, e delle indagini chieste da papa Giovanni XXIII per verificare se ci fosse alcunché di miracoloso nell'operato del frate di Pietrelcina. Proprio il ritrovamento di alcune lettere riguardanti il caso convince Don Zauker a rubare una tonaca e a cominciare a fingersi un prete in grado di operare miracoli, così da poter campare sul commercio di discutibili reliquie, sulle spalle dei creduloni (c'è dunque un altro tassello nella ricostruzione del kazako). In ambedue gli episodi, Pagani sceglie di rimbalzare continuamente la narrazione tra passato e presente, rendendo complicato, in tanto saltabeccare, il riuscire a raccapezzarci. Intendiamoci: eccesso di autorialità, non è in dubbio il suo talento. Caluri si conferma mostruosamente bravo.

EGO TE DISSOLVO

 
 

Daniele Caluri

Emiliano Pagani 
EGO TE DISSOLVO
Feltrinelli
brossurato, 2019
130 pagine, 16 euro


Di Don Zauker, delle sue caratteristiche, della sua genesi, dei suoi autori, abbiamo già parlato in questo spazio. Potete trovare quanto ho scritto cliccando su questi link: https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2020/08/habemus-papam-venga-il-tuo-regno.html
Riguardo a "Ego Te Dissolvo", si tratta di uno dei tre volumi che la Feltrinelli (nella collana Feltrinelli Comics) ha dedicato al (falso) esorcista kazako di Pagani & Caluri, nato sulle pagine del "Vernacoliere" nel 2003 per poi diventarne autonomo nel 2011. Gli altri due volumi Feltrinelli hanno ripubblicato le quattro graphic novels che i due autori avevamo prodotto autonomamente dopo aver lasciato la rivista satirica di Mario Cardinali, questa avventura invece è inedita e più lunga (120 tavole, contro le 46 delle precedenti - fermo restando che ai tempi del "Vernacoliere" le puntate Don Zauker erano autoconclusive e di due sole pagine). "Ego Te Dissolvo" conferma la linea che contraddistingue tutta la produzione del personaggio, superlativamente eccessivo, blasfemo, scatologico, violento, dedito al turpiloquio, alla sodomia, allo stupro, all'osceno, alla coprolalia, e chi più ne ha più ne metta. In alcune parti la satira anticlericale è ficcante, come nello strepitoso duello fra Don Zauker e il professore di scienze che apre il racconto; in altre sembra un esercizio maramaldesco dato che la chiesa cattolica non è poi così spadroneggiante nella società di oggi da giustificare il fuoco di obici e pezzi da novanta che Pagani e Caluri le riversano contro. Però, in "Ego Te Dissolvo" assistiamo a un allargamento del tiro contro l'Isis, cosa coraggiosa (che se no, prendersela contro le chiese ormai vuote sembrava troppo facile). Finito in galera dopo averne combinate troppe anche per le alte gerarchie ecclesiastiche, Don Zauker viene liberato per venire catapultato contro il Califfo, la libertà in cambio di una missione in campo nemico. Peccato che, fanatico fra i fanatici, il kazako venga acclamato come leader dei fondamentalisti e faccia ritorno in Italia con gli elefanti, come Annibale, sventolando un bandierone in cui la croce e la mezzaluna sono diventati un tutt'uno.

lunedì 18 gennaio 2021

TRE - TREDICI

 

 
Thomas. B. Black
TRE - TREDICI
Mondadori
brossurato, 1959
160 pagine, 150 lire


A volte è bello anche lasciarsi guidare dall' istinto, nello scegliere una lettura. Non c'è nessun motivo al mondo per cui abbia deciso le prendere, su una bancarella, un vecchio volumetto della collana "I capolavori dei Gialli Mondadori", intitolato enigmaticamente "Tre - Tredici" e scritto da uno sconosciuto (almeno per me) Thomas B. Black, tranne il fatto che si trattava di un libretto in ottime condizioni, a dispetto della data di pubblicazione (8 febbraio 1959), venduto a prezzo bassissimo e con una copertina accattivante (di un tale G. Sarno). Leggendo all'interno si scopre che si tratta della ristampa di un giallo già pubblicato nel 1949 nella collana "Il Giallo Mondadori", nuovo nome dato a partire dal 1946 (dopo la pausa bellica) a una serie mondadoriana inaugurata nel 1929 come "I libri gialli", che avevano appunto una copertina gialla e da cui nasce l'accezione di "giallo", nella lingua italiana, come "poliziesco". Dopodiché una ricerca in Rete mi porta a scoprire che Thomas B. Black era nato il 5 giugno 1910 a Neodesha (in Kansas), ed è morto nel 1993. Una breve biografia dice: "Lascia l'università senza un diploma e pratica molti mestieri (tra gli altri, impiegato in una raffineria, un'agenzia di credito, una panetteria, una fabbrica di armi). Dopo diversi tentativi falliti, riuscì a pubblicare un primo romanzo poliziesco nel 1946. Seguiranno altri tre romanzi, tutti dedicati al detective Al Delaney". Al Delaney, detto l'Inglese, è appunto il protagonista di "Tre - Tredici", il cui titolo originale americano è un pochino più accattivante, "The 3/13 murders". I due numeri corrispondono alle lettere dell'alfabeto anglosassone C e M, che a loro volta stanno per Cocaina e Morfina. Il giallo, insomma, ruota attorno a un traffico di droga. Dato che il primo romanzo con Al Delaney è del 1946, e quello di cui ci stiamo occupando, in qualunque anno sia stato scritto, è uscito in Italia nel 1949, se ne deduce che abbiamo i termini post quem e ante quem fra cui collocarlo. Se me deduce anche che "Il Giallo Mondadori", nel 1949, offriva al suo pubblico polizieschi recentissimi. Insomma, anche un recensore di gialli deve fare le sue brave indagini e almanaccare dei bei ragionamenti. Ma alla fine, "Tre - Tredici", merita la lettura? Ma sì. Il detective privato è la quintessenza del private eye dell'hard boiled, un genere reso di moda da Dashiell Hammett sul finire degli anni Venti e perfezionato da Raymond Chandler nei tardi anni Trenta. Delaney, rimasto il solo titolare di una agenzia investigativa dopo la morte del socio con cui l'aveva fondata, indaga con l'aiuto di una segretaria e di un galoppino, e racconta in prima persona. Il ritmo è serrato. Una ragazza senza nome viene trovata sgozzata nella villa di un ricco banchiere, Frederick Tolsi, che al momento dell'omicidio si trovava al cinema:Tolsi non conosce la vittima, né sa dire perché sia stata uccisa in casa sua. Non avendo un alibi convincente, è il primo sospettato. Così, l'uomo assume Delaney che, in un tourbillon di colpi di scena, viene a capo del mistero prima del capo della polizia, Dolan.

sabato 16 gennaio 2021

ESSERE O BENESSERE?

 
 

 
 
Marcello Marchesi
ESSERE O BENESSERE?
Rizzoli
1962, cartonato
164 pagine, 1000 lire


"Si tratta di poesie: tra la barzelletta surrealista e l'apologo moderno; tra il divertimento di uno che ha letto tutti i libri e non crede più a niente e l'epigramma amaro e moraleggiante di uno che crede ancora a qualche cosa: in un ideale stoico e disperato, direi: se non fossero parole troppo serie, e rifiutate prima che da chiunque altro proprio da Marcello Marchesi", recensiva, all'epoca, Mario Soldati su "Il Giorno". Sul fatto che si tratti di poesie, Marchesi esprime dei dubbi nella sua prefazione: "Io non scrivo versi, più che altro vado a capo spesso". Quanto alla sua fonte di ispirazione, l'autore la dichiara così: "Non ho niente da dire, ma lo devo dire". Gli risponde Camilla Cederna: "Bisogna dire che quello che riesce a a dire senza avere niente da dire, è stimolante". Della figura di Marcello Marchesi abbiamo già parlato recensendo la silloge successiva a questa, quella del 1964, "Il sadico del villaggio":

http://utilisputidiriflessione.blogspot.com/.../l-sadico...

La lunghezza d'onda è la stessa, qui forse si è più amaramente poetici, state il registro sostanzialmente umoristico, e meno aforistici. Il geniale inventore di Caroselli prende in giro la società dei consumi. Ma anche rimpiange il tempo che si consuma e che il denaro non può comprare, come la facoltà di innamorarsi. 
 
Qualche perla:
"Per errore / restò chiuso / quella volta / nella nostra camera a gas / uno delle SS. / Morimmo ridendo.".
"Dio ti fa / e poi ti da / la forza di sopportarti."
"Mi piace / di più / giocare a carte / che andare a donne / anche perché / qualche volta / il solitario / riesce."
"Diciamolo, / il rinoceronte cos'è? / Non gli è riuscito / bene. / (In sei giorni non si può far tutto)."
"E' sbagliato / raccontar favole / ai bambini per ingannarli, / bisogna / raccontarle ai grandi / per consolarli."
"Vorrei essere te / per non lasciarti mai."
"Oh! dorato deserto / della gioventù. / Nel bosco fitto / dei ricordi / invecchio / e li ho piantati io / questi alberi."
"Chiedo l'onore delle armi: / sono stato tanto innamorato / non potrò più innamorarmi."
"Solo al suo funerale / riuscì / ad essere / il primo."
 "Si nasce / per far guerra alla morte / ed esserne sconfitti".

SCHIZZI

 


Paolo Eleuteri Serpieri 

SCHIZZI

Alessandro Editore

2003, cartonato

76 pagine, 24.99

 

Nonostante il titolo ricordi il volume “Croquis” di Bagheera, uscito in Francia nel 1995, e nonostante si tratti dell’edizione italiana appunto di un volume francese edito da Bagheera nel 2002, “Schizzi” non ha gli stessi contenuti di “Croquis”. Tuttavia, sempre di disegni a matita si tratta. Scrive Serpieri nella sua introduzione: “Per lo scrupolo di mostrare soltanto le mie opere migliori, e con ogni probabilità anche di orgoglio, ho esitato a lungo prima di pubblicare alcuni dei miei schizzi, dei miei bozzetti e dei miei studi. Discutendo con alcuni miei lettori mi sono reso conto che erano interessati anche a quegli schizzi a matita che dormivano nel fondo dei miei cassetti. In questo libro, consegno a voi alcuni studi sulle forme plastiche e sui tratti caratteristici di Druuna e di altri personaggi”. Alcuni schizzi sono commentati in calce. A pagina 19, per esempio: “Una donna non è veramente nuda se non messa di tre quarti. Per me è l’immagine più sensuale”. A pagina 20: “Lo specchio è molto presente nelle mie illustrazioni, mi permette di apprezzare tutte le curve che tanto mi piacciono e che amo disegnare”. Una ampia sezione, intitolata “Gli indiani Lakota”, propone schizzi sui nativi americani, con personaggi western sia maschili che femminili. E’ nota infatti l’interesse dell’autore per i pellerossa e le storie di frontiera.

 

venerdì 15 gennaio 2021

QUEI DUE: UN DOLORINO QUI


 
 
 
Tiro Faraci
Silvia Ziche
QUEI DUE: UN DOLORINO QUI
Sergio Bonelli Editore
cartonato, 2020
74 pagine, 16 euro


Seconda puntata della sit-com a fumetti di Tito Faraci e Silvia Ziche, "Noi due". La prima, è stata recensita qui: https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2021/01/quei-due.html. In realtà, sebbene io stesso abbia usato il termine "sit-com" per definire questa serie, me ne pento. Infatti, leggere in quarta di copertina che "Noi due" parla "il linguaggio moderno delle serie televisive" mi ha dato il briciolo di fastidio che provo sempre se mi si prospetta una sudditanza del fumetto verso la televisione. Vade retro! Il fumetto è fumetto e parla il linguaggio del fumetto. E non deve fare il verso alla TV per essere (men che mai per sembrare) moderno. E grazie al Padreterno, che sicuramente ha agito attraverso i due autori, "Noi due" è puro fumetto e non ha bisogno di assomigliare a niente du trasmesso via etere. E' fumettoso nella recitazione dei due protagonisti (io, lo confesso, su Marta ci farei un pensierino; e Marco lo prenderei a calci in culo); è fumettoso nei ritmi e nei tempi con cui si raggiungono gli effetti voluti; è fumettoso nei dialoghi e nella ricostruzione (essenziale ma efficacissima) della vita da bar dei Navigli; è fumettoso per come Tex (o un personaggio che gli somiglia moltissimo) compare a dare consigli quando servono, e spesso quando non servono (a fare da contrappasso, le amiche di Marta, che non può contare su un Ranger come confidente). La trama (a quella del primo volume abbiamo già accennato) si complica ed entrano in scena nuovi personaggi, come Valeria, l'ex moglie di Carlo, che è ha avuto una breve storia con Marta pur essendo il miglior amico di Carlo, che di Marta è l'ex marito in guerra. Non posso spiegare tutta la soap-opera... argh! Ho detto soap opera, facendo un paragone con la TV! Insomma, comunque sia ci si diverte.

domenica 10 gennaio 2021

CROQUIS

 




Paolo Eleuteri Serpieri

CROQUIS

Bagheera

Prima edizione originale francese -  1995

cartonato - 80 pagine - p.n.i.

 

«Mi piace viaggiare fin da quando ero bambino - scrive Paolo Eleuteri Serpieri nella sua introduzione (che traduco dal francese) - forse per il fatto d'essere veneziano. Ho girato il mondo per oltre vent'anni, sia come turista, sia come invitato alle manifestazioni fumettistiche. Così, nel corso dei miei spostamenti, mi è capitato di incontrare delle donne. E' grazie ai miei disegni, realizzati lì per lì o un po' più tardi, che ho potuto conservare un ricordo di questi incontri. Un giornalista, ad Angouleme, nel gennaio 1994, mi pose una strana domanda: "Che ne pensa di quella ragazza che gestiva il vostro stand, l'anno scorso? Era identica a Druuna!". Restai interdetto. Quale ragazza? Possibile che, dopo tanti anni che cerco Druuna, avessi passato quattro giorni accanto a lei  senza vederla? In quel momento ho capito che stavo cerando l'impossibile e che, spesso, avevo incontrato Druuna senza rendermene conto. La Druuna  che io disegno, infatti, non è che la sintesi di tutte le donne incrociate nei quattro angoli del pianeta. Ho semplicemente preso il sorriso di Vanessa, i capelli di Monica, le curve del corpo di Greta, e così via. Di ritorno da Angouleme, ho cercato il mio carnet di schizzi, dimenticato da molto tempo in fondo a un cassetto. Quei disegni mi ricordavano con emozione di certi momenti particolari e indimenticabili che avevano segnato la mia vita: nomi, situazioni strani, città...».

Paolo Eleuteri Serpieri comincia così a presentare una serie di schizzi in bianco e nero  (croquis, in francese) raffiguranti nudi femminili (talvolta in azione rispetto a compagni maschili), divisi per capitoli: "Les Perverses", "Les impudiques", "Les Libertines".  Accanto a ogni disegno, un nome e un resoconto scritto sulla ragazza e su dove e quando il disegnatore l'ha incontrata.  I disegni sono sempre belli, anche se la qualità della riproduzione non è ottima. A volte, i soggetti sono molto audaci, in alcuni casi decisamente hard, spesso incompiuti. Il volume risale al momento di massima fama e fortuna di Serpieri in terra di Francia, grazie al successo della saga di Druuna. 


QUEI DUE

 



 
Tito Faraci
Silvia Ziche
QUEI DUE
Sergio Bonelli Editore
cartonato, 2019
74 pagine, 16 euro

Marco e Marta hanno aperto un ristorate sui Navigli, a Milano. Incapaci entrambi di cedere anche solo di un'unghia, piuttosto che chiamarlo "Da Marta" o "Da Marco", lo hanno chiamato "Da Marto". E' chiaro che un matrimonio così non poteva durare. E infatti non dura. Solo che rilevare la proprietà del locale significa un esborso di due milioni di euro, stando al comune amico commercialista, e dunque devono gestirlo pur in guerra fra loro. Per fortuna, i loro litigi di fronte ai clienti sono recensiti su Trip Advisor fra i commenti positivi. Attorno ai due ruotano altri personaggi: i rispettivi avvocati, gli amici, il personale del ristorante, Tex Willer (o un personaggio dei fumetti, passione di Marco, che gli assomiglia parecchio e che giunge a dargli consigli). Marco è un immaturo che cerca di portarsi a letto qualunque donna gli capiti a turo; Marta una tritamaroni con cui però è più facile però sodalizzare, visto che il marito non è decisamente in grado di gestire una relazione, figuriamoci essere il compagno di vita di una donna dal carattere forte e piccato come lei. Lei che, stanca dei tradimenti di Marco, ha intessuto una tresca con Carlo, il di lui miglior amico, cosa che sconquassa il poveretto (Carlo) più di quanto possa potrebbe essere sconquassato Marco se lo scoprisse. E difatti l'ha scoperto, ma non lo dice, un po' perché capisce il dramma del tapino (Carlo), un po' perché la cosa può tornargli utile nella guerra con Marta. A fare da scenario a tutta la sit-com, la vita sui Navigli, fatta di bottiglie bevute sul marciapiede e andirivieni della fauna locale. "Questa non è una serie autobiografica. Marta e Marco non siano noi", spiegano Tito Faraci e Silvia Ziche nelle note in fondo al volume, "eppure, allo stesso tempo, racconta il nostro mondo, la nostra vita e quella delle persone che circondano. Ci siamo guardati attorno. Ci siamo basati sulle storie che abbiamo sentito (e, a volte, viste di persona) durante cene, feste, serate in locali. Storie di amici, storie di amici di amici. Storie vere, anche se miscelate fra loro e reinventate." Forti di un sodalizio artistico ormai più che rodato, già alla seconda o terza revisione, Faraci e la Ziche (entrambi autori disneyani, tra le altre cose) si intendono a meraviglia. Testi brillanti, battute divertenti, situazioni ben raccontate. Disegni agili e guizzanti, peccato per il bianco e nero. Si tratta della prima puntata di quattro.