domenica 19 gennaio 2020

IL CERCHIO CELTICO




IL CERCHIO CELTICO
Björn Larsson
Iperborea
2000, brossurato
420 pagine

Pubblicato nel 1992, “Il cerchio celtico” è il secondo romanzo dello scrittore svedese Björn Larsson (1953). Precede di tre anni il suo lavoro più conosciuto, e probabilmente il suo capolavoro, “La vera storia del pirata Long John Silver”, del 1995. Leggendo le noti biografiche dell’autore colpisce come entrambi questi libri siano stati scritti a bordo di un veliero, il “Rustica”, con il quale Larsson naviga in giro per il mondo (quando non è impegnato nelle sue lezioni di letteratura francese all’università di Lund). E a pensarci bene non potrebbe essere che così, perché si resta impressionati dalle descrizioni di traversate a vela, con ogni evidenza scritte da qualcuno che se ne intende e che ama il mare, anche quando si tratta di varcare passaggi impossibili come alcuni sulle coste della Scozia, attraverso muri d’acqua creati dalle correnti atlantiche che si scontrano con quelle del Mare del Nord. “Rustica” è anche il nome della barca a vela che fa sa protagonista, più dell’io narrante Ulf e degli altri personaggi, al “Cerchio celtico”, a bordo del quale vien davvero voglia di percorrere il Canale di Caledonia. Come vien voglia di partire immediatamente per le isole Ebridi o le Orcadi, di perdersi nel dedalo di isole della costa occidentale scozzese. Ulf è un provetto skipper (per passione, non per mestiere), che vive proprio a bordo del suo veliero ancorato, in inverno, in porto della Danimarca. E’ lì che si mi batte in un misterioso personaggio, MacDuff, giunto dalla Scozia sulle tracce di un catamarano di un finlandese di nome Pekka. E’ proprio Pekka a consegnare a Ulf il diario di bordo della propria imbarcazione, prima di scomparire nel nulla per essere poi ritrovato cadavere e con la testa tagliata. Ulf, insieme all’amico Torben coinvolto quasi per caso (coltissimo in storia e letteratura ma inesperto come marinaio), decide di ripercorrere all’indietro, con il “Rustica” la rotta di Pekka, il quale sembra aver scoperto una organizzazione segreta ramificata ovunque nelle terre che furono celtiche, i cui adepti non esitano a uccidere chi venga a sapere qualcosa dei loro piani. E in effetti Ulf e Torben vengono tampinati ovunque da gente tutt’altro che benintenzionata nei loro confrontri, gente che prima cerca di capire se gli occupanti del “Rustica” sono i diportisti che dicono di essere, poi passa decisamente a dar loro la caccia. La rotta del veliero conduce il lettore dalla Danimarca fino alla costa orientale della Scozia, attraverso il Mare del Nord, insidiosissimo in inverno (si dice, nel libro, che il Mare del Nord è il più grande cimitero di navi del mondo), poi su quella a Ovest. La setta del Cerchio Celtico predica la formazione di una nazione indipendente basata sul ripristino dell’antica potenza dei Celti, in Irlanda, Scozia, Paesi Baschi e Bretagna, dove le radici e la lingua dei popoli celtici vengono oppresse e perseguitate. Si scopre così, e c’è del vero, che esistono centinaia di Druidi moderni che perpetuano le conoscenze degli antichi (mai scritte, solo orali, com’era tradizione) e centinaia di ramificazioni e culti segreti, alcuni più oltranzisti, altri più moderati, tutti convinti comunque che esista un eterno presente celtico che le persecuzioni, politiche e religiose, non hanno mai trasformato in passato. Da un certo punto di vista, si può persino parteggiare per la causa di una nazione che rivendica il proprio diritto a esistere e al recupero della propria identità. Certo, se i metodi devono essere quelli dell’IRA o dei terroristi baschi, la simpatia va a farsi benedire.  Le avventure del “Rustica” permettono al lettore di approfondire la conoscenza dei Celti, e personalmente sono stato ben lieto di scorgere una qualche assonanza fra le mie due storie di Zagor con la setta dei “Servi di Cromm” e il Cerchio Celtico di Larsson. Singolarmente, il romanzo non ha una conclusione, Ulf e Torben a un certo punto interrompono le loro indagini e ciò che davvero stanno tramando i loro avversari non viene del tutto svelato: c’è un epilogo in cui si spiega qual è la sorte dei due navigatori e del “Rustica”, ma la minaccia della setta da cui sono stati braccati viene tutt’altro che sventata.

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