sabato 12 giugno 2021

DANTE

 
 

 
 
 
Alessandro Barbero
DANTE
Laterza
2020, cartonato
364 pagine, 20 euro

Al termine delle oltre 350 pagine (note comprese) del volume, mi è tornato in mente il racconto di Achille Campanile in cui il grande umorista cerca di immaginarsi il sommario di un libro sulla vita di Numa Pompilio, personaggio (chissà se storico) di cui non si nulla. Scrive Campanile: "A proposito di non avere nulla da dire, ho letto che un tale ha scritto un volume di 300 pagine intitolato La Vita di Numa Pompilio. Tu sai che della vita di Numa Pompilio, ad eccezione dell'episodio della ninfa Egeria, non si sa nulla. Ora come avrà fatto quel tale a scriver 300 pagine sulla vita di Numa Pompilio? Probabilmente il sommario dell'opera sarà questo: Capitolo I. Il mistero della nascita di Numa Pompilio. Capitolo II. La completa oscurità circa i primi anni di vita di quel re romano. Capitolo III. Dimostrazione dell'assoluta mancanza di notizie circa le scuole frequentate da Numa Pompilio fanciullo. Capitolo IV. Come e perché non possediamo lumi circa la giovinezza di Numa Pompilio. Capitolo V. Il persistente mistero sull'età matura di costui. Capitolo VI. Difetto di qualsiasi informazione nei riguardi di Numa Pompilio vecchio, eccetera."
Ecco, più o meno Alessandro Barbero impiega 350 pagine per dirci che di Dante non è che proprio non si sappia nulla, ma si sa poco. Poco della sua vita a Firenze prima dell'esilio, poco dei suoi soggiorni successivi. E siccome il saggio si limita proprio alla vita di Dante, pochissimo indugiando sulla sua opera letteraria, ecco che alla fine sembra appunto di leggere la vita di Numa Pompilio. Gran parte del testo è un elenco di atti notarili in cui, per questioni di beghe giudiziarie, prestiti di denaro o passaggi di proprietà, compare il nome di un parente di Dante (quello di lui, compare in pochi). Poi si fanno ipotesi su come conciliare opinioni diverse dei vari studiosi sul tempo trascorso dal Poeta a Verona piuttosto che a Lucca, anche alla luce delle contraddittorie informazioni che Dante stesso dà nella Divina Commedia, concludendo che non ci si capisce nulla e che pertanto non sappiamo datare i soggiorni nel Sommo presso un Signore o presso un altro, né che cosa esattamente abbia fatto per sdebitarsi (lavori di cancelleria e di rappresentanza, ma boh). Il tutto è complicato dal fatto che Dante sembra aver soggiornato presso Signori di cui, nella Divina Commedia, dice peste e corna, o presso altri che, di opposte fazioni politiche, avrebbero dovuto cacciarlo a calci nel sedere. Fazioni politiche, peraltro, difficilissime da decifrare, al punto che, personalmente, per limiti tutti miei, non ho capito neppure bene, fino in fondo, che cosa avrebbe fatto Dante per meritarsi non solo l'esilio, ma addirittura la condanna a morte. Nulla Barbero dice di come, dove, quando fu composto il Poema, anche perché non lo sappiamo, ma neppure sulle modalità di pubblicazione e di distribuzione, o sul mistero della mancanza di autografi (non abbiamo neppure quelli). Perciò, interessante il quadro d'insieme della società dell'epoca (di transizione), ma quanto alla vita di Dante, cosa che sembra impossibile trattandosi del padre della lingua italiana, si brancola nel buio. Nella penombra, quanto meno, lasciando il buio a Numa Pompilio.

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