lunedì 25 aprile 2016

CHE DICE LA PIOGGERELLINA DI MARZO



CHE DICE LA PIOGGERELLINA DI MARZO
a cura di Piero Manni
Manni
2016, brossurato
200 pagine, 16 euro

"Le poesie dei libri di scuola degli anni Cinquanta" (come recita il sottotitolo) vengono recuperate in un volume antologico per la gioia dei ragazzi che furono, e magari anche per quella dei ragazzi che sono. L'idea, di per sé, vale il massimo dei voti. La realizzazione, un po' meno. Vediamo perché. Il florilegio è chiaramente nato per suscitare ricordi a cascata sull'onda del richiamo mnemonico delle poesie che le maestre (Dio gliene renda merito) ci facevano  imparare a memoria. Quelle rime (qui ci si riferisce agli anni Cinquanta, ma anche nei testi che ho avuto io a cavallo fra i Sessanta e i Settanta più o meno erano le stesse) ci sono rimaste in mente e ancora oggi ci fanno compagnia, non soltanto con la loro musicalità e cantabilità (la metrica è uno strumento musicale al servizio della poesia e non una prigione o un limite), ma anche per i loro contenuti: il sacrificio dei trecento "giovani e forti", le sofferenze di Venezia quando il morbo infuriava e il pane mancava, il girovagare di Maria e Giuseppe tra gli alberghi di Betlemme finché il campanile non scocca la mezzanotte santa. E tutti abbiamo disegnato le tre casettine dai tetti aguzzi di Rio Bo. Dunque, se tutto questo è bello, perché pubblicare una introduzione di Piero Dorfles che ritiene certe letture "inflitte", giudica i versi venati di "romanticismo stantio", e pieni di "visioni decadenti e retorica sentimentale e patriottica"? Perché liquidarne la lingua come "aulica e artificiosa", che "non parlava più nessuno nemmeno nei ministeri"? La lingua, si badi bene, di Pascoli, Carducci, Manzoni, Giusti e Palazzeschi (per citare alcuni dei poeti rappresentati). Forse, mi chiedo, la lingua di Mario Luzi oggi la si parla correntemente? E Gadda (citato come esempio alternativo dal Dorfles) lo si può leggere con facilità in ogni consesso? Non nego che i bambini debbano venire educati al passo con i loro tempi, ma perché mai negli anni Cinquanta sarebbe stato un male imparare a memoria "La cavalla storna", che ancora oggi farebbe la sua bella figura nei libri di testo? Insomma, come introduzione a in libro velato di nostalgia serviva (secondo me, e parlo da vecchio bambino) un testo più benevolo verso i contenuti della raccolta. Meglio non va con le note di Piero Manni ai singoli componimenti.
Commentando "Pianto antico" si cita una barzelletta, in chiosa del De Amicis si dice che è sdolcinato, di Ada Negri si sottolinea solo che fu "fascistissima" (immagino valga anche per il D'Annunzio), di Papini si nota che fu il nonno di Ilaria Occhini, di Pascoli il massimo che si arriva a commentare è che è mieloso e mellifluo e niente viene detto per esempio sulle circostanze della morte del padre del poeta che portarono a scrivere della cavallina che ne riportò il cadavere. Naturalmente, per il curatore, l'unica cosa che importa sapere riguardo a "L'ultima ora di Venezia" è che sia stata citata da Franco Battiato nella sua "Bandiera bianca". Le spiegazioni sono poche e occasionali: non si capisce perché si tracci una breve biografia di uno e non di un altro autore, perché sia accenni al fatto storico alla base de "La tomba nel Busento" e non de "La spigolatrice di Sapri". Si resta con la voglia di sapere perché Ada Negri fu "fascistissima" (che avrà mai fatto?) e ci si domanda invano come mai dopo averci spiegato cosa c'è alla base della Ballata del Prode Anselmo di Giovanni Visconti Venosta lo stesso trattamento non sia riservato a "Sant'Ambrogio" di Giuseppe Giusti (che fosse, il curatore, in tutt'altre faccende affaccendato?). Insomma, le poesie si leggono tutte con piacere, l'apparato critico lascia molto a desiderare. Speriamo in una racconta di rime tratte dai libri di scuola degli anni Sessanta, in cui si scopra qualcosa di più su Angolo Silvio Novaro, l'autore dei versi sulla pioggerelina di marzo, che picchia argentina sui tegoli vecchi del tetto, sui bruscoli secchi dell'orto, sul fico e sul moro ornati di gemmule d'oro.

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