venerdì 22 giugno 2018

LA LETTERA SBAGLIATA






Walter S. Masterman
LA LETTERA SBAGLIATA
Polillo Editore
2018, brossurato
184 pagine, 15.40 euro

Premessa: quando in libreria vi imbattete nei libri color arancio della collana "I bassotti" della Polillo, prestategli attenzione, leggete i risvolti di copertina per capire se possono fare al caso vostro e se vi piacciono portateveli a casa. Insomma, meritano di essere quanto meno presi in mano e valutati. Si tratta di gialli (l'arancione di copertina fornisce un indizio) "vecchia maniera", pubblicati soprattutto fra il 1920 e il 1940, di provenienza quasi sempre angloamericana, talvolta di autori noti, ma più spesso ignoti (o dimenticati) e dunque da scoprire (o riscoprire). I polizieschi "classici" per quanto mi riguarda battono alla grande i thriller contemporanei e non c'è Paula Howkins o Joël Dicker che tengano di fronte a John Dickson Carr. L'inglese Walter S. Masterman (1876-1946) non è propriamente un maestro riconosciuto ma ha saputo farsi valere. Peraltro si è inventato scrittore di gialli dopo aver trascorso vari anni in galera e questa sua prima opera, "The wrong letter" venne elogiata da Gilbert Keith Chesterton (il creatore di Padre Brown). Mi unisco all'elogio solo per un aspetto: la geniale soluzione fortuna da Masterman al classico mistero della camera chiusa.Ciò che infatti mi ha convinto all'acquisto è stata la frase nell'aletta di copertina che diceva così: "'La lettera sbagliata', finora inedito in Italia, è uno dei più sorprendenti delitti della camera chiusa della storia del giallo". Dato che colleziono tutti i romanzi che propongono questo tipo di enigma (il cadavere di un assassinato viene trovato in una stanza deserta sigillata dall'interno) non mi sono lasciato sfuggire questo nuovo pezzo. E in effetti in meccanismo che spiega l'impossibile è originale e convincente. Un po' meno il resto del giallo, basato sulla morte del Ministro dell'Interno inglese che scopriamo vivere in una casa in compagnia della sola governante, abituato ad aprire personalmente la porta a chiunque bussi e ad andare a imbucare da solo lettere nella buca della posta (senza segretari e guardie del corpo) e senza che venga descritto il realistico clamore che un omicidio del genere può provocare a Londra. Insomma, sarebbe stato più credibile se la vittima fosse stato uno qualunque. A parte questo, il giallo è divertente, l'assassino davvero insospettabile, e tutti gli indizi vengono forniti al lettore perché arrivi da solo alla soluzione che il sovrintendente Sinclair di Scotand Yard fornisce nel penultimo capitolo.

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