domenica 29 novembre 2020

IL ROBOT CHE LEGGEVA LE BOZZE

 

 
Isaac Asimov
IL ROBOT CHE LEGGEVA LE BOZZE
Mondadori
brossurato, 1992
200 pagine, 10000 lire


Questo aureo e agile libretto ha la caratteristica di proporre, molto probabilmente pensando a una fruizione scolastica, tre racconti sui robot di Isaac Asimov, maestro indiscusso del genere, sia nella traduzione italiana che nella versione originale, testo a fronte, in inglese. Questo permette di valutare anche l'aspetto stilistico e linguistico dell'opera del Buon Dottore, immediato ma tuttavia pieno di sottigliezze, di sfumature ironiche, di neologismi. Più che le descrizioni predominano i dialoghi, sempre brillanti ed efficaci, attraverso i quali non soltanto si esprimono e si discutono concetti, ma anche si descrivono fatti, ambienti e personaggi. I tre racconti scelti da Giuseppe Lippi e Gianna Lonza (curatori del volume) sono sicuramente significativi. Il più notevole è senza dubbio "Che tu te ne prenda cura", vero e proprio testo da meditazione che porta alle estreme conseguenze le implicazioni delle Tre Leggi della Robotica, ormai diventate patrimonio dell'Umanità. Tutto viene raccontato attraverso dei dialoghi: fra uomini, fra uomini e robot, e fra i robot stessi. Infatti, George Dieci, un androide programmato per riflettere e trovare soluzioni, di fronte al problema di come poter superare l'atteggiamento antiscientifico dell'opinione pubblica e la diffidenza verso i robot, chiede di potersi confrontare con un suo simile, George Nove, discutendone con lui. E, insieme, i due George non soltanto suggeriscono la risposta alla domanda, ma si rendono conto di una falla nelle Tre Leggi che porterà inevitabilmente i robot a divenire superiori agli esseri umani, se questi non se ne accorgeranno. Il racconto che dà il titolo all'antologia, "Il correttore di bozze", ci permette di fare alcune considerazioni. Si parla, essenzialmente, di un robot chiamato Easy che viene utilizzato in una Università per sollevare gli insegnanti dal lavoro pratico di dover stilare relazioni e correggere le bozze dei loro scritti, ricavando più tempo per le loro ricerche e quindi per lo sviluppo del sapere. Colpiscono alcune cose: innanzitutto, l'anno in cui Asimov ambienta il racconto: il 2033. Secondo me, ha sbagliato di poco. Poi, il monopolio della robotica da parte di una società, la US Robots and Meccanica Men Corporation, che potrebbe assomigliare alla Apple o alla Microsoft o a qualche loro concorrente asiatica (non è detto che da qui al 2033 il numero sia ridotto): comunque sia, la previsione è di grandi corporations che fanno lavoro di lobbing pressioni sui governi e non su piccoli produttori diffusi. La capacità di correggere le bozze, controllare i dati, suggerire alternative anche stilistiche sui testi, già alcuni computer ce l'hanno, indipendentemente dalla loro forma umana (i robot di Asimov, in genere sono androidi: così possono lavorare negli spazi fisici progettati per il corpo dell'uomo). C'è infine, di nuovo, la resistenza di tipo antiscientifico posta dall'opinione pubblica (recepita dai legislatori) verso l'innovazione tecnologica, e l'ostilità anche di gran parte del mondo accademico e intellettuale. Fantastico il personaggio della robopsicologa Susan Calvin, protagonista dei racconti di "Io, robot". Unico dubbio: si parla ancora di libri di carta. Easy legge dei volumi sfogliandoli, velocissimamente e senza danni, con le dita. E' vero, però, che nel 2033 ci saranno (si spera) ancora le biblioteche con i tomi cartacei e dunque un robot che debba lavorarci sopra è meglio che abbia le mani. L'ultimo dei racconti, brevissimo, è "Il migliore amico dell'uomo". Un ragazzino ha, da tempo, un suo cane robot, Robotolo (Robutt in originale) programmato per essere un cucciolo adorabile, far giocare il bambino e nello stesso tempo sorvegliarlo. A un certo punto i suoi genitori decidono di comprargli un cane vero. Secondo voi, che reazione avrà il figlio? Immenso Asimov, in ogni caso.

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