Stefani Bidetti
OBLIO
Onirica Edizioni
2022, brossurato
160 pagine, 12 euro
Stefano Bidetti, noto nel mondo degli appassionati di fumetti per le tante iniziative legate al fandom zagoriano e per i suoi saggi critici sulla nona arte, torna a cimentarsi con il romanzo, dopo “Il volo dell’elefante” (2018), di cui ho scritto qui:
OBLIO
Onirica Edizioni
2022, brossurato
160 pagine, 12 euro
Stefano Bidetti, noto nel mondo degli appassionati di fumetti per le tante iniziative legate al fandom zagoriano e per i suoi saggi critici sulla nona arte, torna a cimentarsi con il romanzo, dopo “Il volo dell’elefante” (2018), di cui ho scritto qui:
e dopo la raccolta di racconti brevi, anzi brevissimi, intitolata “Lo
scrittore è presente” (2020).
Se, però, la sua opera prima percorreva la
strada dell’introspezione psicologica indagando sui temi dell’amore,
dell’amicizia e della crescita che mette a dura prova rapporti che
sembravano rodati, adesso lo vediamo alle prese con la fantascienza.
“Oblio” potrebbe benissimo essere, anche per la facilità e la
gradevolezza di lettura, un romanzo di “Urania”. Essendo l’autore
appassionato di un personaggio come Zagor che ha la caratteristica di
rappresentare, con il suo universo, un crocevia fra i generi più
disparati, non meraviglia troppo cheabbia voluto anche lui cambiare
scenari e tematiche, proprio come capita agli sceneggiatori e ai
disegnatori dello Spirito con la Scure.
Il romanzo di Bidetti ha un solo
protagonista e, si potrebbe dire, un unico personaggio (le interazioni
con gli altri avvengono solamente in retrospettiva, nelle ricostruzioni
degli avvenimenti passati possibili grazie alle cronache registrate nei
computer o tramite messaggi affidati agli spazi siderali). Si tratta di
Akyors Crumb, unico passeggero in vita a bordo dell’astronave “Pequod
III” (il cui nome cita, evidentemente, Melville). Crumb si risveglia da
un sonno criogenico durato centinaia di anni, in una nave spaziale alla
deriva nel cosmo e completamente deserta, senza alcuna memoria di chi
sia, che cosa ci faccia lì, del perché sia solo. L’incipit ricorda
quello del film “Passengers” (2016), di Morten Tyldum, con Chris Pratt
che appunto si desta in una capsula da ibernazione di un’astronave in
viaggio verso un mondo alieno e si sorprende di essere l’unico a essersi
ridestato, solo a bordo. Ma a differenza del personaggio del film, che a
un certo punto trova compagnia, Crumb deve cavarsela con le proprie
forze, recuperando piano piano la memoria, cercando indizi su ciò che è
accaduto al resto dell’equipaggio e dei passeggeri, e soprattutto
provando a riallacciare i contatti con il pianeta Terra, da cui la nave
spaziale era partita molto tempo prima. Un bel mistero da risolvere, e
non manca neppure qui l’introspezione psicologica che caratterizzava “Il
volo dell’elefante”. Apprezzabile anche la scelta verso la narrativa di
genere, che un antico pregiudizio considerava di “serie B”. Come i
fumetti, del resto.
Nessun commento:
Posta un commento