giovedì 5 ottobre 2023

GIANCARLO BERARDI UN NARRATORE FRA LE NUVOLE

 
 
 

 
 
Autori Vari
GIANCARLO BERARDI
UN NARRATORE FRA LE NUVOLE
Lo Scarabeo
cartonato, 220 pagine
2023


Questo volume non è soltanto il bel catalogo della mostra dedicata a Giancarlo Berardi che è stata allestita a Città di Castello nel settembre 2023 (mostra praticamente tutta quanta riprodotta nelle illustrazioni del ponderoso tomo), ma rappresenta ai miei occhi di saggista chiamato a scrivere uno degli articoli contenuti all’interno, il modo di saldare un debito che ho con lo sceneggiatore genovese, senza il quale indubbiamente la mia vita sarebbe stata diversa. Ritengo di avere dei debiti anche con altri maestri del fumetto italiano, naturalmente, e alcuni li ho, per il poco che ho potuto, a mio modo saldati (dando alle stampe per esempio saggi su Sergio Bonelli, Gallieno Ferri, Max Bunker, Giovanni Ticci, Paolo Eleuteri Serpieri). Ma a Berardi, di cui pure mi sono occupato scrivendo saggi e articoli e perfino dedicandogli un capitolo della tesi di laurea, continuavo a sentire di dovere qualcosa, un “grazie” più argomentato di quanto avessi fatto finora, che non ritenevo sufficiente. Non sono sufficienti neppure le ventisei pagine a mia firma contenute nel catalogo “Un narratore fra le nuvole”, ma se non altro si sommano alle altre scritte da Vincenzo Mollica, Pietro Alligo, Paolo Bertolazzo, Gianni Brunoro, Claudio Ferracci, Gianni Di Pietro, Roberto Guarino, Matteo Pollone, Chiara Cristilli, Daniele Barbieri, Marco Grasso e Daniele Bevilacqua. Quest’ultimo è stato convocato per compilare la fumettografia berardiana (tra cui si trovano racconti “insospettabili” di Diabolik, del Piccolo Ranger e per il “Corriere dei Piccoli” e “Horror”). “Insospettabili” anche le notizie riferite da Marco Grasso che si occupa del Berardi musicista, autore peraltro (e regista) di uno spettacolo teatrale dedicato a Jimi Hendrix. Lo stesso Berardi ci stupisce non solo mostrandosi in veste di illustratore e nei panni di autore di racconti in prosa e di intense poesie, ma anche annotando ricordi e tirando fuori dai cassetti foto d’epoca (una, esposta pure in mostra, addirittura con il giovanissimo sottoscritto). Un volume, dunque, bello da sfogliare (è illustratissimo) e da leggere. Riassumerlo qui sarebbe impossibile, però, forse, riportare l’inizio del mio articolo, “Un autore in cerca di sei personaggi” può servire a far meglio capire che cosa ha rappresentato Giancarlo per me. Eccolo qui di seguito.

Ho scoperto Ken Parker piuttosto in ritardo rispetto alla sua prima uscita (giugno 1977), e precisamente con l'albo intitolato "Il poeta" (n° 38, aprile 1981). Non so dire perché non mi ci fossi accostato prima. In ogni caso, quell’albo mi colpì moltissimo. Potrei dire che mi turbò. Era qualcosa di diverso da qualunque western avessi letto. Di diverso, in realtà, anche al di là del genere. Decisi di rintracciare i numeri arretrati che mi erano sfuggiti. Me li procurai in un negozietto di fumetti usati e, in attesa di leggerli, li tenevo sul comodino. Ricordo che guardavo quella pila con il vago senso di angoscia di chi sa che, facendo qualcosa, poi dovrà soffrire. Infatti spesso la concludevo la lettura con il groppo alla gola ed emotivamente sconvolto. "Butch l'implacabile", "Cronaca", "Diritto e rovescio", "Lily e il cacciatore"... tutti albi che mi hanno lasciato il segno, sui quali ho sofferto per quanto erano coinvolgenti. Rammento di aver versato una lacrima sul finale di Alcune signore di piccola virtù. Qualcosa del genere mi è successo con l'ultima avventura di Ken Parker. Ultima in tutti i sensi, quella in cui la saga si conclude, uscita come volume finale dell'edizione definitiva mondadoriana, mandata in edicola settimanalmente in tomi che hanno raccolto tutto quanto era già uscito, più appunto l'episodio inedito Fin dove arriva il mattino (2015). Ho temporeggiato finché ho potuto, sapendo che leggere mi avrebbe oppresso il petto.
Dopo Lungo Fucile ho scoperto i personaggi precedenti di Giancarlo Berardi e, naturalmente, ho seguito i successivi: Tiki, L’uomo delle Filippine, Sherlock Holmes, Giuli Bai, Marvin, Julia, per citarne sei come quelli del dramma di Luigi Pirandello (evitando di contare i protagonisti della serie "Welcome to Springville" o i comprimari dei tanti microcosmi che ruotano attorno ai titolari di testata). In Berardi mi sono imbattuto quando ero già ventenne e credevo di essere ormai scafato. Si è trattato di un innamoramento maturo e consapevole, insomma. Inutile dire che ho cercato di carpirne i segreti, visto che mi proponevo di fare il suo stesso mestiere. Ancora più inutile è dire che non ci sono riuscito, anche se Decio Canzio una volta, quando già quel mestiere avevo cominciato a farlo, mi ha detto che “berardeggiavo”. Se dovessi circoscrivere in una frase ciò che ho imparato da Berardi, citerei: “Una buona storia è quella con dei buoni personaggi”, che ricordo di aver letto in una sua intervista.






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