lunedì 19 agosto 2024

L’ALBERGO DEI FANTASMI



Wilkie Collins
L’ALBERGO DEI FANTASMI
I Classici del Giallo Mondadori
1990, brossura
176 pagine, 5000 lire

Confesso la mia passione per i giallisti d’epoca. Non disdegno i moderni e i conremporanei, ma prediligo quelli attivi nella prima metà del secolo scorso. Wilkie Collins è ancora più datato. Nato nel 1824 e morto nel 1889, fu addirittura grande amico e collaboratore di Charles Dickens.  “L’albergo dei fantasmi”, noto anche come “L’albergo stregato” (The Hounted Hotel), è del 1879. Ma c’è  qualcosa per cui Collins viene soprattutto ricordato, ed è il tenebroso romanzo (di grandissimo successo) “La pietra della luna”, del 1868, che secondo T. S. Eliot è stato “Il primo e il più grande romanzo poliziesco inglese, un genere scoperto da Collins, non da Poe”. G. K. Chesterton, del resto, lo definì “il miglior romanzo poliziesco mai scritto” (almeno fino a quel momento). Comunque sia, un caposaldo. Proprio in ragione della fama dell’autore (la cui biografia riserva non poche sorprese), ho recuperato una vecchia edizione nei Classici del Giallo Mondadori de “L’albergo dei fantasmi” e non sono rimasto deluso. La narrazione, ambientata nel 1860, si svolge in parte a Londra e in parte a Venezia, là dove sorge, appunto, l’Hotel Palace, da poco inaugurato dopo una ristrutturazione tesa a recuperare un antico palazzo fatiscente che era stato pochi mesi prima teatro di una misteriosa scomparsa (quella di un accompagnatore turistico) e di una strana morte (quella del nobile inglese, Herbert Westwick, che lo aveva preso in affitto). Una delle stanze dell’albergo sembra infestata da oscure presenze che si manifestano con spettrali apparizioni, incubi e malesseri che colpiscono chi vi trascorre la notte, esalazioni di cattivi odori. La trama gialla (che fine ha fatto la persona scomparsa? Davvero il nobile che questi accompagnava è morto per malattia? Che senso hanno i suoi strani comportamenti di Herbert Wickwick precedenti al trapasso?) si intreccia con una storia d’amore che sembra uscita da un romanzo di Jane Austen (con una rigida suddivisione in classi della società) o di Charles Dickens. Non c’è un investigatore, ma due forti protagoniste femminili ben caratterizzate, Agnes Lockwood e la contessa Narona.


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