Chiara Valerio
CHI DICE E CHI TACE
Sellerio
2024, brossurato
288 pagine, 15 euro
CHI DICE E CHI TACE
Sellerio
2024, brossurato
288 pagine, 15 euro
Finalista nell’edizione 2024 del Premio Strega (leggo che c’è chi sostiene anche che meritasse di vincerlo, e può essere), “Chi dice e chi tace” sembra un giallo ma non lo è – non traggano in inganno la copertina e la somiglianza di grafica e di formato con i polizieschi di Manzini. Tuttavia il romanzo comincia con una morte misteriosa (che sembra un incidente ma nasconde una verità celata dalle apparenze), si snoda seguendo il corso di un’indagine (condotta non dai carabinieri o dalla Polizia, ma da un’amica della vittima), si conclude con una soluzione convincente. Tuttavia, al di là della “forma” da inchiesta su un fatto di cronaca di provincia, il racconto è un intrigante svelamento della figura enigmatica della vera protagonista, che spicca per la sua assenza: la donna trovata morta annegata nella vasca da bagno di casa sua, Vittoria Basile. E, attraverso lei, o meglio, attraverso ciò che di lei si dice e si tace, il rivelarsi di desideri segreti, verità nascoste, ambiguità e comportamenti difficili da decifrare, all’interno della piccola comunità di Scauri, ultimo paese della costa laziale prima che cominci la Campania. A Scauri è nata, nel 1978, Chiara Valerio, l’autrice, che oltre a scrivere si occupa di matematica. “Chi dice e chi tace” è ambientato, nell’ultimo scorcio del secolo scorso: Vittoria Basile, donna volitiva e seducente, in grado di farsi amare ed accogliere nonostante l’anticonformismo delle sue scelte, giunge nella piccola località di mare lasciando la metropoli, Roma, dove ha abitato per quarant’anni. E’ in compagnia di Mara, una ragazza molto più giovane, che vive con lei senza che nessuno sappia dire che tipo di rapporto le leghi. Vittoria non sembra avere problemi economici, ma non vive di rendita: apre una pensione per animali, inizia a collaborare come erborista con la farmacia locale. Lea Russo, avvocatessa di provincia, comincia a frequentarla, sentendosene attratta, le diventa amica, ma solo fino a un certo punto perché Vittoria, per quanto affascinante e capace di relazionarsi con chiunque, in realtà non scopre mai davvero le sue carte. Nessuno può dire di sapere chi davvero sia, tutti sanno soltanto quello che lei vuole che si sappia. Lea si rende conto di non avere neppure mai saputo il cognome della donna. Con la sua morte, però, le cose cambiano: Lea scopre che Vittoria è sposata con un avvocato romano, che ha un passato da valente medico, che ha lasciato il marito e la vita di società di cui era protagonista il giorno dopo aver conosciuto Mara. Il testamento, affidato alla Russo, chiama in causa un’altra donna, Rebecca, che aiuta Lea a risolvere il caso, aprendole gli occhi su un mondo più complicato e indecifrabile di quanto le apparenze sembrano rivelare, e anche su se stessa, sulle proprie pulsioni, sulla propria identità. La libertà di una donna emancipata e sessualmente disinibita come Vittoria riesce (per quanto non sembri possibile, o perlomeno facile) a superare le barriere del moralismo di provincia e, almeno secondo quanto suggerisce la Valerio, persino a Scauri negli anni Settanta una convivenza lesbica può essere accettata se chi la vive dimostra di saper prendere la propria esistenza tra le mani e scegliere di dire e tacere ciò che vuole.
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