lunedì 4 agosto 2025

LA SARDEGNA PREISTORICA

 
 
 

 
Paolo Melis
LA SARDEGNA PREISTORICA
Carlo Delfino Editore
2022, brossura
96 pagine, 10 euro

Durante una vacanza sulle spiagge nei pressi di Oristano, vicino ai resti della città di Tharros (fondata dai Cartaginesi nel VII secolo avanti Cristo), subito dopo una visita al Museo Archeologico di Cagliari, leggo tutto d'un fiato un breve libro sulla Sardegna preistorica, saggio ricco di illustrazioni che ha però l’unico difetto di finire prima di trattare della civiltà nuragica (del resto il titolo non lo prometteva). Quel che ho letto, mi conferma nella convinzione che la Sardegna sia la regione italiana cui più di ogni altra si dovrebbe scavare e indagare archeologicamente, essendo la terra con più misteri e con le più antiche civiltà. Paolo Melis consegna ai suoi lettori un compendio sintetico e divulgativo decisamente ben fatto, nonostante il breve spazio a disposizione. Non manca però una ricca bibliografia per chi volesse approfondire gli argomenti, così come molto utile si rivela il glossario  (da “Absidato” a “Ziggurath”) collocato in appendice. Leggendo apprendiamo come la Sardegna cominci a essere abitata dall’uomo a partire da circa mezzo milione di anni fa, probabilmente da gruppi di Homo Erectus, giunti attraversando il Tirreno grazie a una regressione marina  causata da una glaciazione del Pleistocene Medio, che portò a unire la parte più orientale della Corsica a quelle che adesso sono isole dell’Arcipelago Toscano, all’epoca unite al continente. Una seconda ondata di arrivi avvenne, sempre per un abbassamento del livello del mare, intorno a 165.000 anni fa, e una terza e ultima immigrazione via terra portò gli Homo Sapiens e i Neanderthaliani circa 70.000 anni avanti Cristo. Da quel momento in poi le acque smisero di abbassarsi e rialzarsi, la Sardegna restò circondata dal Mediterraneo e i successivi visitatori vi arrivarono in barca, dato che gli uomini dei Neolitico avevano scoperto la navigazione. Il più antico ritrovamento di resti umani sull’isola risale a 20.000 anni fa, ma numerosi sono i reperti litici o i segni di manipolazione dell’uomo di ossa di animali risalenti a epoche precedenti. La “Venere di Macomer”, raffigurazione della dea madre, è l’unica attestazione di arte paleolitica finora rinvenuta (12.000 anni fa). Paolo Melis elenca tutta una serie di Culture (quella di Bonuighinu, 5000 anni avanti Cristo; quella di Ozieri , 4000 anni, quella di Monte Claro, 3000 anni) caratterizzate dalla produzioni di vasi, punte di frecce, attrezzi, e da un progressivo aumentare delle decorazioni artistiche. Si parla poi delle caratteristiche degli insediamenti, con la forma delle capanne ricostruita grazie alle riproduzioni nelle tombe ipogee (le “domus de janas”), si accenna ai dolmen, ai menhir, alle mura ciclopiche, allo ziggurath di Monte d’Accordi, chiaramente un luogo sacro, agli scavi di ossidiana, oggetto di commercio con altri popoli. Con l’età del rame si conclude il saggio di Melis, per proseguire la scoperta della storia sarda non resta che cercare notizie su un altro libro che riprenda dove si interrompe questo.



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