giovedì 20 novembre 2025

IL CAVALLANTE DELLA “PROVIDENCE”



Georges Simenon
IL CAVALLANTE DELLA “PROVIDENCE”
Adelphi
Brossura, 140 pagine
11 euro

Cominciamo dal titolo. Quello originale è Le Charretier de la Providence, pubblicato in Italia come Il carrettiere della “Providence”, tradotto alla lettera. Poi, in altre edizioni si sono preferite scelte diverse:  Maigret si commuove e Il cavallante della "Providence". Sicuramente quest’ultimo è il più corretto, perché il personaggio a cui si fa riferimento,  l’enigmatico e taciturno Jean Liberge, non guida un carretto (e dunque non è un carrettiere) ma conduce a piedi, tenendone le briglie, i cavalli adibiti al traino delle chiatte mercantili lungo gli argini, che siano il bordo dei canali o le sponde dei fiumi. Dunque, è un cavallante. Chiarito il mistero, passiamo a elencare elementi che caratterizzano il romanzo, datato 1931. Innanzitutto, si tratta del secondo poliziesco di Georges Simenon in cui compare il commissario Maigret, ma il primo a venire pubblicato. L’inchiesta con cui inizia la saga del burbero poliziotto parigino, quella intitolata  Pietr il Lettone, era stata scritta nello stesso anno ma, per imponderabili motivi di programmazione editoriale, uscì come terza. Il tutto è spiegato nella recensione che potete leggere cliccando qui.Il commissario non ha, dunque, assunto ancora la sua caratterizzazione definitiva (non agisce neppure a Parigi, ma in trasferta), anche se lo si riconosce benissimo. Un successivo utile spunto di riflessione consiste nel fatto che risulta chiaro quale sia il “metodo Maigret”, così diverso dalle logiche deduzioni di Sherlock Holmes. Un metodo che paradossalmente consiste proprio nell'assenza di un metodo. Il poliziotto cerca di cogliere le sensazioni che gli vengono suggerite dall'ambiente e dalle persone che lo abitano, fino a quando non intuisce una pista. Annusa l’aria, legge negli occhi degli interlocutori, si immedesima in loro e nel loro microcosmo.
Microcosmo che, in questo caso, è rappresentato dal mondo dei battellieri che navigano sui canali che collegano tra loro la Senna, la Marna e la Saona e permettono di attraversare tutta la Francia, dalla Manica al Mediterraneo, lungo un itinerario costellato da chiuse e da stazioni di sosta. Simenon riesce a descriverne perfettamente gli ambienti e i rituali perché, tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta, navigò insieme alla prima moglie sul suo battello da diporto di nome "Ostrogoth", a bordo del quale, appunto, scrisse Il cavallante della Providence. Oltre agli ambienti, come al solito è magistrale in Simenon la raffigurazione dei personaggi e l’analisi delle loro psicologie: sir Walter Lampson, un colonnello inglese in pensione, che identifica come sua moglie Mary una donna strangolata in una stalla nei pressi di una chiusa, i suoi compagni di viaggio alloggiati con lui a bordo di uno yacht (Willy Marco, il suo uomo di fiducia, Gloria Negretti, la sua amante, e il russo Vladimir, marinaio e timoniere), e il variegato universo degli osti, degli addetti alle chiuse, dei battellieri e, appunto, dei cavallanti. Maigret, taciturno come al solito, scopre che due dei personaggi non si chiamano, in realtà, come dicono: i loro veri nomi nascondono un passato turbolento e spiegano quel che accade nel presente.

 

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