lunedì 5 ottobre 2015

TONY PLUMBEO E IL GIUDIZIO UNIVERSALE



TONY PLUMBEO E IL GIUDIZIO UNIVERSALE
di Lorenzo Bartoli
Play Seven edizioni
brossourato, 2012

Lorenzo Bartoli (nato nel 1966 e prematuramente scomparso nel 2014) non ha bisogno di presentazioni come geniale autore di fumetti (basterà citare John Doe, ma l'elenco delle sue opere sarebbe interminabile). Come scrittore, io lo conoscevo per "Cuori da bar", una antologia di racconti edita da BD, ma ho scoperto che è anche autore di due romanzi di fantascienza pubblicati da Fanucci negli anni Novanta con lo pseudonimo di Akira Mishima, e questi proprio mi mancano. C'è poi "Sempre sentirai le voci", un romanzo con protagonista Arthur King, un altro dei suoi personaggi a fumetti. Scrivendo "Tony Plumbeo e il giudizio universale", secondo me Bartoli si è divertito un sacco. E si divertono anche i suoi lettori, una volta capito che per farlo bisogna spogliarsi di ogni paludamento preconcettuale e lasciarsi portare in volo appesi a un ottovolante che va su e giù (giri della morte compresi) per le strade di una Roma coatta sospesa tra gli anni Settanta e i giorni nostri, in una sequela di trovate folli e esilaranti, come quella della "caccola definitiva" o della studentessa Gemma Preziosi che strappa i trenta minacciando i professori di tentato stupro in caso di voto inferiore, ma lasciandosi stuprare davvero in cambio della lode. Protagonista assoluto e il balordo Tony Plumbeo, vero mito della malavita romana negli anni di piombo, così pessimo da essere stato bocciato all'esame di ammissione nella Banda della Magliana, tanto cattivo da aver steso con una testata la levatrice che lo metteva al mondo. Ucciso in un conflitto a fuoco con poliziotti travestiti da suore in un ufficio postale, Tony (per uno gioco del destino che alla fine si rivela tutt'altro che casuale) si reincarna nel 2012 nel corpo di un professore universitario mite e inetto, Marcello Castelli, il quale si trasforma improvvisamente in un personaggio del tutto diverso, con effetti strepitosi quando gli studenti si presentano per sostenere gli esami o i vigili urbani pretendono di fargli la multa. I nonsense e le trovate grottesche sono sostenute da continue invenzioni linguistiche ma anche da un caleidoscopio di citazioni colte e argute (nel corpo di Castelli, infatti, il grezzo Plumbeo legge i libri e ascolta la musica immagazzinata nel suo cervello), e alla fine si potrebbe paragonare Bartoli sia a Andrea G. Pinketts che a Niccolò Ammaniti, quello almeno di "Branchie", pur lasciando a tutti e tre, ovviamente, la propria intoccabile originalità. Non si creda di leggere un poliziottesco o un noir: "Tony Plumbeo e il giudizio universale" (s'intende quello della Cappella Sistina) è qualcosa di felicemente delirante, di trasversale ai generi (horror, erotico, umoristico, grottesco, fantascientifico, storico, demenziale, fumettistico e chi più ne ha più ne metta), che finisce per costituire un qualcosa a parte.

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