TEX IL GRANDE!
di Claudio Nizzi e Guido Buzzelli
Nicola Pesce Editore
2012, cartonato
260 pagine, 24 euro
Il primo dei Texoni, uscito originariamente nel giugno del 1988, viene riproposto in versione cartonata con il corredo di un ricco apparato critico. A Matteo Stefanelli e Gianni Brunoro è affidato il compito di introdurre l'opera, illustrata dal tratto pittorico e personalissimo di Guido Buzzelli (Roma, 1927; ivi, 1992), un autore apparentemente lontano anni luce non solo dal western, ma anche dal segno realistico tradizionalmente richiesto da una serie come Tex. Buzzelli veniva da esperienze eterogenee ma tutte caratterizzate dal grottesco sia nei testi (sempre suoi) che nei disegni (“La rivolta dei racchi” ne è un esempio), pubblicate su riviste “alternative” (come, appunto, “Alter” Linus). Basti pensare che contemporaneamente a Tex disegnava tavole ironiche e dissacranti su “Satyricon”, il supplemento domenicale di Repubblica, di cui era uno degli autori di punta. Eppure, dedicandosi ad Aquila della Notte, trasferisce il suo luciferino senso del dinamismo tipico del grottesco al servizio di una avventura tra le foreste dell’Oregon, dove ogni personaggio risulta animato da una incredibile carica vitale e da una straordinaria espressività.
Nei Texoni non è grande solo il formato. E’ grande anche l’idea che c’è dietro. E grandi, proprio grandi, sono i nomi degli autori chiamati a concretizzarla. Nella sua presentazione al primo di questi volumi, disegnato da Guido Buzzelli con il suo personalissimo tratto, Decio Canzio così spiegava: “L’idea è quella di chiedere ad alcuni ‘grandi’ del disegno di misurarsi con il personaggio di Tex Willer, per offrire ai lettori nuove interpretazioni del protagonista, dei suoi comprimari e del suo mondo”.
La storia, scritta da Claudio Nizzi e intitolata “Tex, il grande!”, era pronta già da tempo, negli archivi della Casa editrice, e quando ero stata commissionata a Buzzelli il progetto dei Texoni ancora non esisteva. E’ lo stesso disegnatore a raccontare come andarono le cose, in una intervista pubblicata sul n° 22 di Fumo di China (prima serie) datato febbraio 1995: “Incontravo spesso Sergio Bonelli nelle varie manifestazioni – spiega Buzzelli - Una volta, cinque anni fa, mi propose di fare Tex. Io gli promisi che l’avrei fatto volentieri, ma poi non ho mai trovato il tempo. Un anno fa decisi di telefonargli, domandandogli se era ancora disponibile a farmi farmelo fare. Poi, quando l’ho fatto, era un’enormità di lavoro: 224 pagine. L’ho fatto meglio che potevo, ma penso che non ne farò un altro. Il testo è molto buono, la sceneggiatura è perfetta, quindi l’ho disegnato volentieri. Inizialmente ho fatto del mio meglio per disegnare come Galleppini e gli altri disegnatori abituali (Bonelli me lo aveva raccomandato!); ma questa è stata un’impresa quasi impossibile, perché se uno vuol fare un disegno agile e scorrevole non ce la fa a seguire un altro stile, un altro tratto. Infatti molte cose del mio Tex penso che disorientino i lettori abituali. Bonelli lo teme, e ha detto che forse farà un’edizione speciale, un volumetto doppio, nel quale dirà appunto che è un Tex particolare, fatto da Buzzelli”.
Dunque, inizialmente, la proposta fatta a Buzzelli, prevedeva la pubblicazione della storia, una volta realizzata, nella serie regolare. Ma il disegnatore, per quanto avesse cercato un approccio a Tex che si mettesse al servizio dell’eroe e si inserisse nel solco di una tradizione che andava rispettata, non riuscì a non dare alle proprie tavole l’impronta particolarissima del suo stile. “Guido Buzzelli – scrisse del resto Decio Canzio nell’introduzione al suo Texone – è un iconoclasta aduso a rompere i modelli consolidati e tradizionali per proporre innovazioni nelle forme e nei contenuti del disegno”. Tex, dunque, è l’icona affidata all’iconoclasta. Che però se ne innamora e anziché distruggerla la trasforma, le infonde energia vitale, movimento, capriccio.
Di fronte al risultato, Bonelli capì due cose: la prima, che non si potevano pubblicare le tavole di Buzzelli nella serie regolare; la seconda, che si trattava comunque di un lavoro superlativo, che doveva per forza essere pubblicato. Si trattava solo di trovargli uno spazio adatto, e un’occasione. L’occasione la offrì il calendario, di lì a poco: se “Tex il grande!” era già pronto nel 1985, nel 1988 c’erano da festeggiare i primi quaranta anni di Aquila della Notte, la cui prima apparizione risaliva appunto al 1948. Così, ecco l’idea di un albo speciale, di grande formato. Ed ecco anche l’idea di non limitarsi a un albo soltanto, ma di inaugurare con il volume di Buzzelli una intera serie in cui altri artisti come lui potessero confrontarsi con il mito di Tex, nella speranza (o nella certezza) che tanti altri avrebbero potuto raggiungere risultati simili.
Non a caso il progetto si concretizzava nel momento in cui la Casa editrice di Sergio Bonelli, portabandiera del fumetto popolare in Italia, ma con all’attivo numerosi esperimenti sul terreno del fumetto “d’autore” (dalla collana “Un Uomo un’Avventura” alle pubblicazioni legate alle riviste “Orient Express” e “Pilot”), comincia a a proporre, il “popolare d’autore”.
L'edizione di Nicola Pesce propone anche tutta una serie di schizzi di prova anche a colori, mentre la storia vera e propria viene riprodotta su carta dalla cromatura leggermente ingiallita per restituire, nonostante la cartonatura che nobilita il volume, l'effetto "popolare" dell'originale.
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