mercoledì 18 luglio 2018

GAVINANA



Gabriele Strufaldi
GAVINANA
Associazione Domenico Achilli
2018, brossurato
150 pagine, p.n.i.

La cosa che colpisce leggendo libri quale questo di Gabriele Strufaldi, è come si sia persa la memoria della storia locale mancando documenti e certezza di testimonianze e come questa evanescenza di ricordi riguardi anche anni insospettabilmente recenti. Peraltro, mancano spesso anche indagini archeologiche condotte sul posto e, soprattutto, nel posto giusto. Perciò ecco che, allo stato attuale delle conoscenze, risulta persino difficile stabilire a quando risalga il campanile di Gavinana,  borgo sulla Montagna Pistoiese dove, nel 1530, si combatté la celebre battaglia in cui perse la vita il capitano fiorentino Francesco Ferrucci e con lui finì la Repubblica nata a Firenze dopo la cacciata dei Medici del 1527. Una località, dunque, di importanza storica riguardo la quale ci si aspetterebbe una conoscenza approfondita. Invece risulta impossibile stabilire persino l'aspetto che il paese ai tempi della battaglia. Gabriele Strufaldi, che in passato è stato anche sindaco di San Marcello (il comune nel cui territorio si trova Gavinana) confronta fra di loro tutte le testimonianze note e le risultanze di scavi sporadici eseguiti in passato, valuta le ipotesi fatte o che si possono fare, e arriva a porre più dubbi di quanti giunga a risolverne: il che si rivela utile e costruttivo perché indica in quali direzioni indagare. L'autore formula però almeno una teoria di cui si dice ragionevolmente sicuro, argomentandola in modo ineccepibile (pur in mancanza di riscontri definitivi e certi): il nucleo originale del paese non si sarebbe trovato né nell'attuale zona chiamata Castello, né avrebbe circondato la pieve romanica (datata attorno al 1100), vale a dire le due tesi prevalenti in passato, ma si può forse circoscrivere in quella parte di Gavinana che oggi si identifica con il Collecchio, attorno all'attuale Palazzo Achilli. Personalmente, lette le motivazioni, mi trovo d'accordo. Accanto a questa ricostruzione storica, Strufaldi traccia le vicende della donazione (o meglio, dell'eredità) di Domenico Achilli alla comunità gavinanese, depredata da consorterie e da infedeli amministratori, e anche del Teatro, vanto degli abitanti, costruito su base volontaria da muratori e operai del paese all'inizio del Novecento, e di recente abbattuto dopo un lungo abbandono. Il saggio è destinato soprattutto ai paesani e resterà come un importante testo che fa il punto della situazione in attesa di una ripartenza degli studi e delle indagini: non a caso l'edizione è curata da una (benemerita) associazione locale. Una maggiore chiarezza a vantaggio dei non gavinanesi e una più ampia parte iconografica avrebbe favorito la diffusione anche al di fuori della cerchia delle mura del borgo, dovunque in passato si siano effettivamente trovate. 

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