lunedì 16 luglio 2018

GHIGO LO SFIGO




Laura Pipimpa Stroppi
GHIGO LO SFIGO
Sbam!Libri
brossurato, 2018,
64 pagine, 9.50 euro

Leggo Ghigo dal 1996, da quando cioè Laura Stroppi ha cominciato a disegnarlo, e continuo a ridere. Se accettate un consiglio, non perdetevi questa ultima raccolta, pubblicata dalla benemerita Sbam!Libri. Come scrivo nella mia introduzione (già, dato che l'introduzione è mia) tutto comincia con con cento lettere tutte uguali che la giovanissima Laura vergò di suo pugno e spedì appunto a Guido Silvestri, già celebre autore ed editore di Lupo Alberto. Nelle lettere c’era scritto, più o meno: “voglio fare la fumettista”. Seguivano poi suppliche e implorazioni per essere presa come sguattera di bottega presso Macchia Nera, la Casa editrice che stampava gli albi con i personaggi della Fattoria McKenzie. E fu appunto lì che io la conobbi, una volta che mi recai in via Ferruccio a Milano, per portare a Silver le mie sceneggiature di Cattivik (solo in seguito ne avrei scritte anche del Lupo). Già, perché la diciottenne Laura aveva fatto breccia nel cuore tenero di Guido e lavorava appunto come sguattera, preparando caffè e dando lo straccio per terra. Fra una lustrata al pavimento e una spolverata ai mobili, credo che Silver le desse anche da squadrare qualche foglio, da ripassare qualche inchiostro e da applicare qualche retino Ma del resto bisogna pure far gavetta, mica c’era Internet che oggi rende tutti famosi fin dal primo scarabocchio e basta scrivere “pio” in una vignetta che si hanno un milione di “mi piace”. A quei tempi c’era da disegnare con il lapis, il pennino e la china, e poi stampare le copie e cercare di venderle in edicola. C’erano ancora, le edicole. Lo so che i più giovani ne hanno soltanto sentito parlare, ma sono esistite. Insomma, la nostra Stroppi impara il mestiere. In effetti, continuando la fanciulla a fare gli occhioni lacrimosi, le vennero date delle storie di Lupo Alberto da realizzare. Ma già in quegli anni già aveva il suo personaggio nel cassetto, Ghigo lo Sfigo. Anzi, tirato fuori dal cassetto molto presto perché insieme ad altri ardimentosi giovani autori diede vita a una rivistina chiamata “L’isola che non c’è” su cui Ghigo era il piatto forte. Purtroppo, come era facilmente prevedibile “L’isola che non c’è” non la trovava nessuno e per se uno soprannominato lo Sfigo le cose sono più difficili che per gli altri. Tuttavia Laura non si è mai persa d’animo ed è riuscita a trovare ogni genere di contenitore e supporto per continuare a proporre il suo stralunato eroe ai lettori, fino ad arrivare al volume che stringete fra le mani. E, a nome di tutti quei lettori che si sono divertiti fin dagli esordi (gli esperti li datano nel 1996), lasciatemi ringraziarla per non essersi mai data per vinta e aver insistito nel deliziarci. Negli anni, Ghigo è cresciuto. Inizialmente era uno studentello caratterizzato da alcune mosche che gli volavano attorno. Pare che Laura avesse davvero, negli anni della scuola, un compagno così: allupato dalle ragazze e propenso a innamorarsi follemente, talvolta cinico ma sprovvisto di malizia, come chi non si rende conto della cattiveria che sta dicendo, svampito e privo di senso pratico. Poi è diventato un personaggio senza età, conservando la sua ilare leggerezza. Fu addirittura Bonvi a suggerirle di trasformare la caricatura di un amico in un personaggio a fumetti che avrebbe potuto vivere di vita propria (e scusate se è poco). L’autrice dice di vederlo con un suo alter ego: “è come se parlassi di me (e io non amo parlare di me)”, dice. Quindi Ghigo è una specie di confessione a fumetti, una valvola di sfogo: “sicuramente è un modo, molto efficace, di reinterpretare il mio vissuto quotidiano con il senso dell’umorismo. Mi piace vederlo come una mia versione pupazzata”. Originariamente lo Sfigo era protagonista di storielle di varie pagine, poi Laura ne ha sintetizzate la vicende in due, tre vignette ciascuna: “Ho cominciato a pensare a Ghigo in versione striscia per due motivi principali. Primo, io adoro la sintesi, sia nel disegno che nel testo. La strip mi corrisponde di più e rende il mio lavoro più facile e divertente. Sono poi dell’opinione che l’umoristico funzioni meglio con dei tempi narrativi brevi”, spiega la Pipimpa (così la nostra si fa chiamare su Facebook). “Pipimpa” in effetti potrebbe suonare stonato, vista la laurea in archeologia della nostra, le sue prestigiose collaborazioni, le tante illustrazioni, i volumi pubblicati e i premi vinti. E vista, soprattutto, la maturità della sua sintesi grafica: tanto di cappello. Dal 2010 Ghigo appare anche sulla rivista Skorpio, dove viene pubblicata anche un’altra striscia, realizzata in coppia con Giorgio Sommacal, “Rapa e Nui” (su testi di Giorgio Rasori), raccolta in volume sempre da Snam!Libri (guarda caso, con una mia introduzione).

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