domenica 29 luglio 2018

VIVIANE L'INFERMIERA



Filippo Pieri
Cryx
VIVIANE L'INFERMIERA
Sbam!Libri
2018, brossura
64 pagine, 9.50

Anche se certi ammiccamenti ai manga, nei disegni di Cristiano Corsani (in arte Cryx), indubbiamente ci sono, più Ruko Tatase la procace Viviane l'Infermiera rimanda a Gloria Guida o a Edwige Fenech, che evidentemente sono invece nell'immaginario di Filippo Pieri insieme a tutta la casistica cine-comica e fumetto-comica degli arzilli vecchietti della Casa di Riposo (a partire da quelli, appunto, di Villa Arzilla, sia-com televisiva degli anni Novanta). Ruko Tatase, per capirci, è l’infermiera assistente del dottor Sawaru Ogekurie nella “Clinica dell’Amore”, serie a fumetti creata dal giapponese Haruka Inui nel 1987. Da noi ormai non ci sono più i sexy fumetti, viva il Giappone dove ancora ci sono. In Italia sono persino sparite ai cinema le commedie erotiche, come “L’infermiera di notte” (1979) dove il dottor Nicola Pischella (Lino Banfi) assume per fare da badante notturna al vecchio zio Saverio (Mario Carotenuto) la bella Angela (Gloria Guida). Risate e strip tease erano garantiti, bei tempi che furono. Fuori dai cinema si potevano anche esporre quei manifesti un po’ scollacciati che oggi causerebbero l’intervento della buoncostume allertata dall’Associazione Genitori e dall’Esercito della Salvezza. Con evidente sprezzo del pericolo, Filippo Pieri e Cryx propongono oggi la loro versione di quel tipo di commedia sexy che ha fatto la storia del cinema italiano quando ancora i film incassavano qualche spicciolo. Ovviamente partono da una infermiera, oggetto da sempre di fantasie erotiche maschili. Ruko Tatase incontra Banfi e Carotenuto: come non esserne contenti? Viviane tuttavia non è maliziosa, né tantomeno lasciva e perversa, ma beatamente serafica nella naturale e istintiva ostentazione delle proprie forme. Fra gli influssi ci metterei anche quelli de “Il Vernacoliere”, e viene in mente Luana, la baby sitter di Daniele Caluri, “portatrice sana di topa” (per dirla con Mario Cardinali) e felicemente svampita e inconsapevole (o disinteressata alla cosa) dei ferormoni femminili dalle lei emanati e delle reazioni testosteroniche altrui. Come nelle disavventure di Caluri, anche in quelle di Pieri e Cryx si ride con trovate scatologiche, si possono vedere vomiti e rigurgiti, erezioni sotto i pantaloni, viva la libertà della frittatona di cipolle, birra ghiacciata e del rutto libero. A Casa Nova si può perfino vedere uccidere a pistolettate un pappagallo senza che accorra Edoardo Stoppa. Che liberazione, quella dal politicamente corretto e dal perbenismo imperante. Perbenismo di cui, per loro fortuna, possono essere esentati i vari Principe, Macao e Jesus, gli arzilli e impenitenti ottuagenari di Casa Nova, toscanamente simili ai vecchietti pisani del Bar Lume di Marco Malvaldi (Pilade, Amelio, Emo) ma anche e forse soprattutto ai Mascetti, Melandri, Necchi e Sassaroli, i protagonisti di Amici Miei – Atto III (1985), il film di Nanni Loy in cui i goliardi di Monicelli si ritirano tutti in un ospizio senza perdere la voglia di fare le loro zingarate. Alla fine la serie a fumetti di Pieri e Cryx, a dispetto del titolo, finisce per avere come protagonista non tanto la procace infermiera Viviana, quanto il teatrino di personaggi: il mafioso Don, la cinica e avida direttrice Gabriella Kaputt, l’inserviente di colore Paco, il focoso Raulo e il per nulla focoso dottor Noè. Tanti character che interagiscono dando vita a divertenti episodi di due pagine. Onore al merito al coraggioso editore che investe nell'humor su carta. Per la cronaca, la prefazione al libro è mia.

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