sabato 4 maggio 2019

DIECI MILIARDI







Stephen Emmott 
DIECI MILIARDI
 Feltrinelli
2013, 210 pagine

brossurato, 16 euro

"Diecimila anni fa la Terra ospitava un milione di uomini. Nel 1800, un miliardo. Nel 1960, tre miliardi. Alla fine di questo secolo, supereremo i dieci miliardi. Quello che penso è che siamo fottuti". Questo, in sintesi (la citazione è un mio montaggio di frasi dell'autore), il succo del libro. La cui lettura è assolutamente angosciante, com'è ovvio. Tanto per dare un'idea ecco come si conclude: "Ho chiesto a uno dei più razionali, brillanti scienziati che conosco: se esistesse una singola cosa che tu potessi fare riguardo alla situazione che abbiamo di fronte, che cosa faresti? La sua risposta? Insegnerei a mio figlio a sparare". Poche pagine prima, si può leggere: "Se l'attuale tasso di riproduzione dovesse mantenersi costante, entro la fine di questo secolo non saremo dieci miliardi. Saremo ventotto miliardi". Il dato dei dieci è stato previsto ottimisticamente ipotizzando un calo della crescita. Nel 2012, Stephen Emmott che insegna Scienze Computazionali all'Univesità di Oxford, ha trasformato le sue idee riguardo la sovrappopolazione in un monologo teatrale messo in scena a Londra, che ha avuto un enorme successo. Il testo, intitolato "10 Billions", è poi divenuto il libro pubblicato in Italia da Feltrinelli. Va detto che, trattandosi di un lavoro non solo divulgativo, ma anche destinato a venire recitato a voce, non è un saggio scientifico vero e proprio (con riferimenti ad altri saggi o alle fonti esatte delle informazioni), ma di una coinvolgente sequenza di frasi a effetto. Il desiderio sarebbe appunto quello di poter leggere invece un testo più argomentato, che approfondisca meglio l'argomento, senza dubbio interessante (anche Dan Brown ha incentrato il suo "Inferno" su questo tema, il che vuol dire che la questione è in grado di catalizzare l'attenzione). Tra i vari spunti offerti da Emmott alla nostra riflessione, alcuni riguardano il livello di inquinamento, altri i cambiamenti climatici, altri il depauperamento delle risorse, altri il problema delle fonti di energia o dello sfruttamento del suolo, per arrivare all'estinzione delle specie private degli habitat sottratte loro dagli uomini o alle guerre per l'acqua o per il cibo che si prevedono per il prossimo futuro. Di solito io sono un ecologista scettico, per cui gli allarmismi mi lasciano sempre perplesso: credo che i progressi della scienza o il mutare delle condizioni invalidino la maggior parte delle teorie catastrofiste (il "Medioevo prossimo venturo" di Roberto Vacca, per dirne una, è stato rimandato a data da destinarsi). Tuttavia, la sovrappopolazione è qualcosa che mi ha sempre spaventato. E' uno dei motivi per cui mi sembrerà giusto togliermi dai piedi al momento opportuno.

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