mercoledì 14 agosto 2019

IL PENDOLO DI FOUCAULT



Umberto Eco
IL PENDOLO DI FOUCAULT
Bompiani
1988, cartonato
520 pagine, 26.000 lire

Rileggere "Il pendolo di Foucault" trentun anni dopo la prima edizione (e altrettanto dopo la mia prima lettura) ha un effetto straniante e sorprendente. Il secondo romanzo di Umberto Eco mi piacque anche all'epoca, ma oggi l'ho trovato strepitoso. Superiore, molto probabilmente, a quel "Nome della Rosa" da tutti considerato il capolavoro letterario dell'autore. Ma soprattutto, attualissimo. La perfetta dimostrazione di come i complottisti abbiano attraversato tutte le epoche storiche e l'irrazionalità, la superstizione, il "ciarpame occultista" (definizione dello stesso scrittore) abbiano sempre preso il sopravvento. Eco è impietoso nel descrivere, per esempio, il passaggio delle librerie milanesi dei primi anni Settanta, piene zeppe di saggi di teoria marxista e rivoluzionaria, a quelle dei primi anni Ottanta, convertite alle discipline esoteriche orientali a cui avevano cominciato a dedicarsi gli ex studenti disillusi. Ma il rifugio nella magia, negli arcani, nelle società segrete, nei misteri iniziatici era sempre stato cercato fin dai tempi più antichi, e il sonno della ragione ha sempre generato mostri. Rispetto al "Nome della Rosa", "Il pendolo di Foucault" non ha né unità di tempo né unità di luogo. Non c'è neppure una trama facile da descrivere e da ricostruire, anche se gli accadimenti non mancano. Per di più, i primi capitoli sono decisamente ostici, quasi come se Eco avesse voluto scremare il suo pubblico e scoraggiare chi fra i lettori sperava in un altro giallo storico o almeno in un mistero da risolvere. Potremmo dire che a fare centro di gravità dell'intera, complessa costruzione, sia la sede milanese della piccola Casa editrice Garamond, e che l'arco temporale principale comprenda gli anni tra il Sessantotto e il 1984. Tuttavia i personaggi si muovono anche in Piemonte, a Parigi, in Brasile e seguendo le elucubrazioni dell'autore si finisce per spaziare nelle epoche storiche: si parte con i Templari e si finisce (si finisce?) con i Nazisti. Eco si compiace di far sfoggio di incredibile erudizione e ficca nelle sue pagine una mole impressionante di fatti, persone, libri, date, citazioni. E' facile rimanerne storditi ma se invece ci si lascia incantare e guidare la vertigine si trasforma in estasi. Quasi crediamo anche noi al Piano ideato per gioco da Casaubon, Belbo e Diotallevi, redattori della Garamond alle prese con la cura di una collana dedicata all'esoterismo, dove tutto torna, e dove tutto è compreso, dai Rosacroce alla massoneria, da John Dee a Bacone a Shakespeare e a Hitler, dai testi gnostici ai Protocolli dei Savi di Sion, e dove le Piramidi e la Torre Eiffel hanno una relazione fra loro al pari dei tunnel della metropolitana o delle fogne di Parigi con la Fortezza di Alamut. Proprio perché l'intera storia è attraversata dai sotterranei del complottismo e dell'esoterismo, il romanzo non poteva essere meno complesso e onnicomprensivo. Se il personaggio più interessante è il cinico e ironico Jacopo Belbo, se quello più inquietante è Agliè, che si finge (o è?)il  Conte di Saint-Germain passato indenne attraverso i secoli, il più simpatico è sicuramente Lia, la moglie dell'io narrante Casaubon, che rappresenta lo sguardo razionale sulla realtà dei fatti, quella che smonta in poche ore il presunto testo su cui si basa la ricostruzione di un piano dei Templari destinato a dipanarsi per seicento anni. Persino la nota della lavandaia, se guardata  con gli occhi di chi vuol credere al complotto, può essere decifrata come un testo esoterico. E se misuriamo un qualunque chiosco in un parco troveremo delle corrispondenze astrali. Eco si fa beffe da par suo dei "diabolici" che si irretiscono a vicenda rifiutando le spiegazioni logiche e scientifiche in favore di un torbido almanaccare cabalistico, alchimistico, trascendentale, magico-iniziatico e chi più ne ha più ne metta. Ci sono pagine esilaranti, altre angoscianti: tuttavia, tutto torna, tutto si tiene. E si capisce bene, alla fine, come proprio il buio della ragione sia il principale pericolo da cui guardarsi. In tempi come i nostri, affollati di complottisti e caratterizzato da un crescente rifiuto delle verità scientifiche più elementari in favore di leggende metropolitane simili a quelle rosacrociane, il romanzo di Eco è attualissimo.

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