venerdì 16 agosto 2019

LA MACCHINA PENSANTE



Jacques Futrelle
LA MACCHINA PENSANTE
I gialli economici Mondadori
1950, brossurato,
72 pagine, 100 lire

E’ davvero singolare la sorte dello scrittore statunitense Jacques Futrelle. Singolare, perché morì nel naufragio del Titanic, nel 1912, all’età di soli trentasette anni; ma anche perché la morte gli impedì di dimostrarsi un autore di gialli ancor più talentuoso di quello che, con soli sette romanzi all’attivo, si era già dimostrato. Leggendo le avventure del suo personaggio detto “La macchina pensante”, ovvero il professor Augustus Van Dusen, si resta affascinati dalla capacità di ragionamento logico che questi applica nell’esame di uno minimo dettaglio dei casi su cui si trova a indagare, riuscendo a risolverli in poco tempo mentre la polizia brancola nel buio. Polizia rappresentata dal borioso ispettore Mallory, ironicamente soprannominato “il Genio Superiore”, mentre è chiaramente superiore soltanto in incapacità. Jacques Futrelle, che aveva iniziato la carriera come giornalista per poi dedicarsi solo alla narrativa, si era imbarcato con la moglie Lily May Peel (anche lei scrittrice) nel viaggio inaugurale del Titanic. Al momento del naufragio, si accertò che la consorte fosse salita su una scialuppa e poi rimase a fumare l’ultima sigaretta in compagnia del magnate John Jacob Astor IV. Augustus Van Dusen compare per la prima volta nel romanzo “The Case of the Golden Plate”, del 1906, pubblicato in Italia con il titolo di “La macchina pensante”. Si tratta di un romanzo breve, in cui peraltro si dà la caccia a un ladro e non a un assassino. La storia è brillante e ben congegnata, ciò che ci viene fatto credere non è ciò che sembra, Van Dusen compare solo nella seconda metà ma, in poche pagine, viene rapidamente a capo di un problema apparentemente insolubile. Seguendo il suo ragionamento, quando egli stesso ce lo spiega, si resta affascinati. Peccato non avere a disposizione più racconti con la Macchina Pensante.

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