Massimo Bonfatti
I GIROVAGHI
Saldapress
cartonato, 2016
106 pagine, 20 euro
Secondo me, Massimo Bonfatti è un fumettista immenso. Ma proprio uno fra i top ten del mondo (fra i viventi). Se poi si apre questo libro e si scoprono le prime strisce dei Girovaghi, che ancora si chiamavano "Il Circo Bodoni", realizzate nel 1979, quando aveva diciannove anni (ma avrò cominciato a scarabocchiarle anche prima), si resta di stucco: testo, disegni, lettering e perfino retini da far invidia a un professionista navigato. Autore completo per nascita, Massimo, uno di quegli eventi che capitano di rado e non sempre capitano così ben riusciti. Va bene che già nel 1979 il giovanissimo Bonfa lavorava a bottega da Silver e i retini magari li metteva lui anche a Cattivik o a Lupo Alberto, ma non si entra (e si resta) a bottega da Silver senza avere talento. Comunque sia, "Il Circo Bodoni" diventa "I Girovaghi", una striscia che muove i suoi primi passi sulla fanzine "Casablanca" per poi approdare, ma solo per breve tempo, sul mensile di Lupo Alberto: "purtroppo solo per un certo periodo", scrive Bonfattti in una sua postfazione a volume, "perché poi decisi di interrompere provvisoriamente per far fronte ad altri impegni di lavoro". Girovago anche lui, Massimo sa essere tanto assiduo (come su Cattivik) quanto incostante (su tutto il resto). "Continuavo ad abbandonare i Girovaghi per urgenze lavorative o esistenziali, er poi ripescarli appena possibile e abbandonarli di nuovo per dare la precedenza ad altre cose, persone e personaggi; ma mai del tutto e forse solo per lasciarli scorrazzare liberi nella mia mente". Non c'è dubbio che siano i Girovaghi i personaggi del cuore di Massimo, quelli a cui si sente più vicino (anche se Cattivik ci si accosta molto), al punto da portarlo a scrivere di aver trovato difficoltà ad approcciarsi al personaggio di Rico, uno dei tre figli della famiglia Bodoni, con i fratellini Pepe e Patrika: "Mi sono accorto che tendeva a rappresentarmi; o meglio, a rappresentare me adolescente".Sognatore, ironico, un po' filosofo, Rico vive nell'iconografico carrozzone di legno (o meglio, carrozzino) girando per le campagne e le periferie con il padre Nando, la madre Gina (abbreviativo di Regina), il trovatello Arturo (in realtà omaccione forzuto (ma tanto forte quanto stupido. Ci sarebbe da chiedersi perché I Girovaghi non abbiano mai trovato una collocazione editoriale fissa e ottenuto il successo che meritano (ci si stupisce anzi del perché in Rete abbiano successo fumetti comici molto più insulsi e raffazzonati, ma questo non lo sapremo mai). Forse perché sono "zingari" (anche se non vivono in un campo nomade), perché vivono da randagi, perché rimandano a un tipo picaresco e romantico nel cui mito (lo stesso della canzone "Zingaro" di Umberto Tozzi e Giancarlo Bigazzi) non si riconosce più nessuno, perché Bonfa non è un buon venditore di se stesso, essendo picaresco e romantico pure lui. Chissà. Vadano comunque lodi o nome a Saldapress che ha raccolto tutto il materiale disponibile (rammendato per l'occasione e in parte inedito) in un volume de luxe, che detto di baraccati fa anche un po' ridere.
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