Adriano Carnevali
SPQR
Sbam!Libri
brossurato, 2019
80 pagine, 9.50 euro
Adriano Carnevali (Milano, 1948) è uno di quegli autori di fumetti che ci si chiede come mai non godano della notorietà che meriterebbero per la loro straordinaria bravura e il gran lavoro svolto. Non parliamo poi del confronto con la notorietà di youtuber o fenomeni da baraccone che imperversano su Internet: nessuno di quelli di cui si sente parlare, secondo me, sarebbe degno di legare i calzari (per introdurre il tema dell'Impero Romano di cui parleremo) al divo Adriano. Carnevali, senza che mai lo abbia incontrato da qualche parte o mi sia capitato di scriverne, mi ha fatto compagnia praticamente per tutta la vita: ha iniziato la tua attività nel 1974 sul Corriere dei Piccoli e sul Corriere dei Ragazzi, e io ero appunto un ragazzo. Ho avuto un diario scolastico, che mi piacerebbe tanto recuperare, con sue strisce che ripercorrevano la storia d'Italia, e ancora oggi rido ripensando a Garibaldi che scrive solo "obbedisco" su un telegramma, per risparmiare i soldi sul testo pagato a parole. L'ho ritrovato sulla "Settimana Enigmistica" a proporre giochi sempre molto intelligenti. Ho cercato di raccogliere quante più storie dei Ronfi (iniziati nel 1981) ho potuto. Insomma, una presenza discreta ma costante, sempre lontano dai clamori della ribalta che pure sarebbero stati sacrosanti, senza neppure stare a distinguere fra umorismo adulto e per bambini (l'umorismo è umorismo). La benemerita Sbam!Libri ha raccolto in volume la serie di strisce SPQR, dedicata non tanto agli antichi romani, quanto alla caduta dell'Impero di Roma sotto la pressione dei barbari. "Romani, eccovi la mia dichiarazione di guerra!" dice Attila consegnando un papiro a un centurione. "Eh, no, un momento signor Attila - risponde costui - qui mancano le generalità del dichiarante, il certificato di nascita, di residenza, il modello B52, gli allegati A,B,C,D, E, la domanda in carta bollata, il...". Attila si ritira perplesso, e i romani commentano: "La burocrazia è un'arma formidabile". Trecento strisce così, tutte divertenti, tutte ficcanti, tutte satiriche, senza mai che si noti la stanchezza nello spararle a raffica. Satira politica? Forse: si prendono in giro i costumi italici (dei governanti come dei governati), il nostro opportunismo, la nostra ignavia, il nostro saper salire sul carro del vincitore, senza fare della denuncia un manifesto ideologico. Bravo Carnevali, e brava Sbam! Però adesso mi dovete raccogliere in volume la serie della storia d'Italia dove c'è Garabaldi che scrive "obbedisco" per risparmiare sul telegramma.
SPQR
Sbam!Libri
brossurato, 2019
80 pagine, 9.50 euro
Adriano Carnevali (Milano, 1948) è uno di quegli autori di fumetti che ci si chiede come mai non godano della notorietà che meriterebbero per la loro straordinaria bravura e il gran lavoro svolto. Non parliamo poi del confronto con la notorietà di youtuber o fenomeni da baraccone che imperversano su Internet: nessuno di quelli di cui si sente parlare, secondo me, sarebbe degno di legare i calzari (per introdurre il tema dell'Impero Romano di cui parleremo) al divo Adriano. Carnevali, senza che mai lo abbia incontrato da qualche parte o mi sia capitato di scriverne, mi ha fatto compagnia praticamente per tutta la vita: ha iniziato la tua attività nel 1974 sul Corriere dei Piccoli e sul Corriere dei Ragazzi, e io ero appunto un ragazzo. Ho avuto un diario scolastico, che mi piacerebbe tanto recuperare, con sue strisce che ripercorrevano la storia d'Italia, e ancora oggi rido ripensando a Garibaldi che scrive solo "obbedisco" su un telegramma, per risparmiare i soldi sul testo pagato a parole. L'ho ritrovato sulla "Settimana Enigmistica" a proporre giochi sempre molto intelligenti. Ho cercato di raccogliere quante più storie dei Ronfi (iniziati nel 1981) ho potuto. Insomma, una presenza discreta ma costante, sempre lontano dai clamori della ribalta che pure sarebbero stati sacrosanti, senza neppure stare a distinguere fra umorismo adulto e per bambini (l'umorismo è umorismo). La benemerita Sbam!Libri ha raccolto in volume la serie di strisce SPQR, dedicata non tanto agli antichi romani, quanto alla caduta dell'Impero di Roma sotto la pressione dei barbari. "Romani, eccovi la mia dichiarazione di guerra!" dice Attila consegnando un papiro a un centurione. "Eh, no, un momento signor Attila - risponde costui - qui mancano le generalità del dichiarante, il certificato di nascita, di residenza, il modello B52, gli allegati A,B,C,D, E, la domanda in carta bollata, il...". Attila si ritira perplesso, e i romani commentano: "La burocrazia è un'arma formidabile". Trecento strisce così, tutte divertenti, tutte ficcanti, tutte satiriche, senza mai che si noti la stanchezza nello spararle a raffica. Satira politica? Forse: si prendono in giro i costumi italici (dei governanti come dei governati), il nostro opportunismo, la nostra ignavia, il nostro saper salire sul carro del vincitore, senza fare della denuncia un manifesto ideologico. Bravo Carnevali, e brava Sbam! Però adesso mi dovete raccogliere in volume la serie della storia d'Italia dove c'è Garabaldi che scrive "obbedisco" per risparmiare sul telegramma.
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