venerdì 2 maggio 2025

M. LA FINE E IL PRINCIPIO

 


 
 
Antonio Scurati
M.
LA FINE E IL PRINCIPIO
Bompiani
2025, brossurato
410 pagine, 24 euro

Si conclude con questo quinto volume la sconvolgente biografia di Benito Mussolini narrata da Antonio Scurati (1969) in forma di “romanzo documentario” (la definizione è dell’autore). Sconvolgente perché non si può non rimanere turbati da una narrazione asettica come una autopsia, che suscita sdegno ed emozioni proprio per la sua fredda esposizione di fatti non soltanto reali (alla fine di ogni capitolo c’è un corredo di documenti storici a supporto di quanto appena raccontato), ma anche incredibilmente vicini nel tempo e nell’eredità che hanno lasciato. 
Scurati ha iniziato la sua impresa nel 2018, con il primo volume della pentalogia, intitolato “M. Il figlio del secolo” (Premio Strega 201). Di Mussolini, nel primo tomo, si racconta l’ascesa al potere in Italia negli anni che vanno dal 1919 al 1924, più o meno dalla fondazione dei “Fasci di combattimento” fino all’ omicidio di Giacomo Matteotti. Non è solo del Duce che si parla ma, attraverso di lui, si descrivono le figure di molti altri personaggi: Matteotti, appunto, ma anche Gabriele D’Annunzio, Filippo Turati, Italo Balbo, Amerigo Dùmini, Nicola Bombacci. 
Nel 2020 esce il secondo volume, “M. L’uomo della Provvidenza”, che narra gli avvenimenti dal 1924 al 1932. Vi si racconta il consolidamento del regime attraverso la progressiva soppressione delle più elementari regole democratiche e l’accentramento del potete nelle sole mani del Duce, che arriva a sottrarsi addirittura dal controllo del Partito Fascista, il cui Consiglio diventa un mero esecutore della volontà di autocrate, mentre sotto di lui si assiste a una guerra fra fazioni (Farinacci contro Giampaoli e Belloni, Arnaldo Mussolini contro Achille Starace).
Nel 2022 esce la terza parte della biografia. “M. Gli ultimi giorni dell’Europa” racconta avvenimenti accaduti tra il 3 maggio 1938 (inizio della visita di Adolf Hitler in Italia con il suo arrivo a Roma) e il 10 giugno 1940 (data infausta dell’entrata in guerra dell’Italia al fianco del nazisti).  Per quanto fosse evidente ciò a cui si andava incontro, così come erano evidenti la follia di Hitler e la perdita di lucidità del Duce, nessuno di coloro che potevano fare qualcosa per evitare l’entrata in guerra, lo fece. Sgomento e incredulità anche di fronte alle ignobili leggi razziali, di fronte alle quali troppi furono complici. Tanti i personaggi sulla scena, da Galeazzo Ciano, ministro degli esteri privo di spessore, a Claretta Petacci, cresciuta nel mito di Mussolini e divenuta la sua ultima fiamma, dall’ambasciatore a Berlino Bernardo Attolico (a cui si deve uno degli ultimi tentativi di scongiurare in coinvolgimento italiano nel conflitto) a Edda, figlia del Duce, fervente filonazista.
Ed ecco, nel 2024, il quarto volume,“M. L’ora del destino” che racconta gli avvenimenti che vanno dal giugno 1940 al luglio 1943, quando il Gran Consiglio del Fascismo, con l’appoggio del Re, esautora Mussolini e proclama Primo Ministro Pietro Badoglio, il quale, parlando via radio, dichiara: “la guerra continua”. 
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Le oltre quattrocento pagine di questo  ultimo tomo sono, forse, per quanto strano possa sembrare, le meno potenti, rispetto a quelle dei volumi precedenti, non soltanto perché i fatti (quelli che vanno dall’estate del 1943 al 29 aprile 1945, con dissolvenza su Piazzale Loreto) sono in gran parte molto noti, a differenza di quelli, per esempio, del volume iniziale, ma anche perché manca il protagonista. Mussolini non c’è più, se non in effige. Imprigionato dal nuovo governo italiano (quello di Badoglio), liberato dai tedeschi e praticamente da loro tenuto in ostaggio, il Duce non è più lui. E’ invecchiato di vent’anni, testimonia chi lo vede. E’ depresso, fiacco, impotente. Per quanto gli ultimi fascisti lo incitino a mettersi di nuovo alla loro testa, e magari guidarli nel ridotto della Valtellina, dove in molti reduci delle camicie nere vogliono cercare la “bella morte”, l’uomo temporeggia, non decide, non si scuote, finisce per fare la fine del topo. Molta più tempra sembra avere Claretta Petacci, che lo segue ovunque fino a condividerne il destino. Per quanto Scurati documenti con minuzia evento dopo evento, non ci mostra la fucilazione dei due. Forse perché non è ancora ben chiaro come andò, forse perché bastano i fatti di piazzale Loreto,  riguardo ai quali l’autore non dimostra compiacimento. Utile appendice, la sezione intitolata “Le morti”, in cui si ritrovano i protagonisti di venticinque anni di storia italiana, da Alessandro Pavolini a Margherita Sarfatti (che personaggio, lei), tracciandone il destino. Fulminante la dedica iniziale: “A tutti quelli che ancora credono nella democrazia. Si Preparino a lottare”. E fulminante la frase finale: “Il cadavere tornerà, io tornerò, perché i morti non pesano soltanto, i morti sopravvivono”.



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