SCONOSCIUTI IN TRENO
di Patricia Highsmith
Bompiani - Corriere della Sera
2012, brossurato
300 pagine, 6.90 euro
Non capisco il paragone con Agatha Christie che hanno proposto i pubblicitari del Corriere per lanciare l'abbinamento dei romanzi della Hihgsmith con il quotidiano di via Solferino (ho letto appunto il "collaterale" da edicola preso con il giornale). Non c'è nessun punto di contatto tra i thriller o i noir psicologici della scrittrice statunitense e i gialli di quella inglese. Ciò detto, trovo bravissime ambedue (pur continuando a preferire Lady Agatha). Da "Sconosciuti in treno", romanzo del 1950 con cui la Highsmith ha esordito, Alfred Hitchcock ha tratto nel 1951 uno dei suoi capolavori, "Delitto per delitto" (sceneggiato, peraltro, da Raymond Chandler). Nel film, il protagonista, Guy Haines, è un tennista di successo, nel romanzo un architetto di grido, ma alla fine l'idea di fondo è sempre quella, semplice e geniale, di due perfetti sconosciuti che, incontrandosi per caso in uno scompartimento su un vagone ferroviario, scoprono che da un delitto a testa ricaverebbero grossi vantaggi: la moglie crea problemi a Guy, il padre opprime Charles Bruno, l'altro viaggiatore. E' proprio Bruno a suggerire che se ciascuno dei due uccidesse per l'altro, si realizzerebbero due delitti perfetti: al momento degli assassinii, ciascuno dei beneficati potrebbe vantare un alibi di ferro. Haines non ci sta, ma Bruno, che è un alcolizzato psicopatico, entra comunque in azione e uccide la moglie di Guy. Poi comincia a perseguitarlo pretendendo che l'altro ricambi la cortesia. Il martellamento da perfetto stalker con cui Bruno conduce Haines quasi sul punto della pazzia è uno degli elementi di maggiore interesse del romanzo, un classico che non si può fare a meno di leggere (o almeno, da recuperare nella versione cinematografica hitchcockiana).
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