domenica 12 marzo 2017

GLI STERMINATORI





GLI STERMINATORI
Testo: G.L.Bonelli
Disegni: Galep
Sergio Bonelli Editore
2017, cartonato, 60 pagine, 6.90 euro

Il quinto volume dei cartonati da edicola (oltre che da libreria) di Tex non presenta un racconto inedito ma, in omaggio al centenario della nascita di Aurelio Galleppini, la riproposta a colori di una insolita avventura di Aquila della Notte realizzata, su testi di Gianluigi Bonelli, nel 1971. Insolita per la brevità (51 tavole) e per la rottura della gabbia delle tre strisce per pagina che fino ad allora aveva caratterizzato le avventure del Ranger del Texas e dei suoi pards. Si dice che Sergio Bonelli, l'editore (in quel caso), pensasse a un albo speciale a cui destinare quell'episodio, che però poi finì pubblicato sul Tex Gigante n° 134 da pag. 64 a pag. 114. Buona idea quindi quella di recuperarlo in un formato "alla francese", quello per cui, in effetti, sembrava nato, e affidarlo a un colorista molto bravo anche e soprattutto a calarsi nello spirito della storia e nello stile del disegnatore (sarebbero stonati qui i colori luminosi dei volumi cartonati precedenti), recuperando i toni degli acquerelli di Galep: stiamo parlando di Oscar Celestini. Riguardo alla storia in sé, la migliore introduzione è quella del vecchio capo Ute Escudero pronunciate quasi all'inizio: "Nel giorno della Luna Grande i cacciatori bianchi sono entrati nella nostra riserva seguendo i bisonti e dopo il passo di Wolf Creek hanno cominciato a uccidere con i loro grandi fucili, deviando le mandrie attraverso le Gole del Cavallo Selvaggio e seminando la prateria di centinaia di carcasse. L'odore di morte è tale che ha messo in fuga anche i coyotes".Tex non può che mettersi alle calcagna della banda di sterminatori di bisonti (e, se ci scappa, anche di indiani) che fa capo a Nick Barrow, un tipo losco che gira nell'arsura del West con un giaccone adornato con un collo di pelliccia. In realtà Barrow non si sporca le mani e manda avanti gente tutto sommato onesta, come il cacciatore Morty, che rischia più volte la pelle per l'ira degli Utes o per gli zoccoli dei bisonti scatenati. "Collo di pelliccia" preferisce starsene al sicuro, a Monticello, a sfumacchiarsi un buon sigaro in compagnia con una botte di lardo che risponde al nome di Cristian Mayer, agente indiano. Questo Mayer è il vero prototipo dell'impiegato statale, corrotto e arrogante, che rilascia dietro compensi in banconote fruscianti permessi di caccia nella riserva Ute. I due, manco a dirlo, verranno pesantemente massaggiati al volto da Willer, gettati nel fango e scacciati via dal consesso civile. Salvano la buccia ma non la faccia. Una nota in calce per gli straordinari scenari naturali e per le sequenze di caccia evocate da Galep, in una storia insolitamente breve ma degna di essere ricordata.

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