giovedì 2 marzo 2017

ODISSEA AMERICANA




E’ giunto in libreria il secondo volume cartonato dedicato a Zagor dalla Sergio Bonelli Editore, che ripropone in una edizione di pregio un classico dei classici della saga dello Spirito con la Scure: “Odissea Americana”. Si tratta di una storia scritta da Guido Nolitta e illustrata da Gallieno Ferri, originariamente uscita in edicola negli albi nn° 87, 88 e 89, tra il mese settembre e quello di novembre del 1972. Secondo me si tratta della più bella avventura dell’eroe di Darkwood, ma anche degna di figurare nella top ten bonelliana di tutti i tempi: infatti, chiamato da “Lo Spazio Bianco” a selezionare i racconti migliori fra quelli prodotti dalla Casa editrice di Via Buonarroti, non ho esitato a inserirla nell’elenco.

Le motivazioni le ho riassunte in questo breve testo:

In questa storia di Zagor c’è tutta la poetica del personaggio (uno dei miti del fumetto italiano) e quella di Guido Nolitta, lo sceneggiatore che l’ha creato: la grande avventura, l’epica, il western, l’horror, la fantascienza, l’approfondimento psicologico dei personaggi, l’umorismo, le citazioni. Zagor si rivela la grande intuizione che è stato fin dall’inizio, quando si è connotato come un mutante in grado di attraversare tutti i generi e lasciarsi contaminare da ogni suggestione letteraria, cinematografica o fumettistica, prima e meglio di qualunque altro. Gallieno Ferri, il creatore grafico del personaggio, è qui nella sua massima forma, vive il suo momento d’oro a partire dalla stupefacenti copertine. Dovendo indicare una e una sola storia dello Spirito con la Scure da leggere per capire il perché del successo cinquantennale di una saga infinita dell’avventura, non c’è dubbio che in “Odissea americana” ci siano tutte le risposte.

Peraltro, sottolineare la nolittianità di Zagor è la migliore risposta che si può dare a chi, di recente, ha messo dubbio la paternità del personaggio: Sergio Bonelli, desiderando non lasciarsi sfuggire la collaborazione di Ferri che nel 1960 era giunto con il suo curriculum di pubblicazioni francesi, ha fabbricato su misura per il disegnatore un eroe in costume che corrispondesse al tipo di avventure che erano nelle corde di Gallieno, gli ha semplicemente dato da fare quel che con tutta evidenza sapeva fare meglio. 

Il poster di Michele Rubini allegato al gioco da tavolo di Zagor

Un’altra assurda polemica di cui mi è giunta l’eco è quella sostenuta da chi ha contestato la scelta di “Odissea americana” quale storia da pubblicare in volume, sostenendo che ce ne sarebbero state altre più degne in quanto meno ristampate: esiste infatti anche un cartonato della Mondadori risalente al 1981 che riproponeva la stessa avventura. Chiaramente, sono tutti editori con le Case editrici degli altri. Però, basta un minimo di riflessione per convincersi di quanto segue:  la Bonelli è approdata da poco (un paio di anni) nella distribuzione libraria; deve, logicamente, costruire il suo catalogo; di conseguenza, si tratta di mettere a disposizione del pubblico, quale basamento di tutto il resto, le sue storie migliori, i classici più indimenticabili. Dunque, “Odissea americana” è imprescindibile. Peraltro, il volume Mondadori è esaurito da tempo e risale a più di trenta anni fa! I critici tendono a mettere loro stessi al centro dell’universo: "siccome io sono un collezionista con i fiocchi, possiedo già il cartonato mondadoriano e quindi pretendo che vengano ristampate altre storie". Ma la Casa editrice ragiona con l’ottica di rivolgersi a tutti, non soltanto ai super appassionati, e dunque si spera che tante altre persone (magari anche nuovi lettori) possano vedere il volume in libreria e acquistarlo. In ogni caso, al pubblico viene offerto il meglio che Zagor può dare, che resterà a beneficio delle nuove generazioni. Il cartonato Bonelli appena uscito offre anche, oltre a una eccellente qualità di stampa e di rilegatura, un nuovo apparato critico. Per giunta, nella Lucca Comics del 2016, svoltasi pochi mesi fa, è stato pubblicato da Ergo Ludo un gioco da tavola di Zagor ispirato proprio a “Odissea Americana”, e che è andato (e sta andando) benissimo: è stata dunque una buona mossa offrire ai giocatori anche il supporto della storia corrispondente. 



Ma di che cosa parla, “Odissea americana”? Cominciamo col dire che  si tratta della seconda “trasferta” di Zagor fuori dai confini di Darkwood, ancora più lunga, sia quanto a itinerario sia per durata temporale, della precedente (quella iniziata con la storia de “Il mostro della laguna”). Questo secondo viaggio inizia con l’albo “Angoscia!”, datato luglio 1972, e il punto di partenza è il viaggio che Zagor intraprende per scortare una carovana di pionieri in partenza dalla costa del Maryland e diretta verso Fairmont, nel West Virginia. Quella che doveva essere poco più di una scampagnata, si trasforma in un incubo in cui il re di Darkwood si trova ad affrontare addirittura la minaccia di un vampiro. Sconfitto (almeno apparentemente) il non-morto, lo Spirito con la Scure si imbarca su un battello fluviale il cui equipaggio intende discendere il corso di un fiume ancora inesplorato, di cui si sa soltanto che finisce nel lago Cherokee, nel Tennessee. Il titolo “Odissea americana” ben rende il senso di tutto questo secondo viaggio, inteso come un lungo percorso di riavvicinamento a casa, costellato di imprevisti sempre più drammatici, come accadde a Ulisse di ritorno ad Itaca dopo la guerra di Troia. Lo sceneggiatore ricollega la nuova “trasferta” a quella precedente, facendo tornare sulla scena Manetola, il capo dei Seminoles. Pur di aiutare di nuovo l’amico pellerossa, Zagor non esita a imbarcarsi verso un’isola dei Caraibi. Da lì,  si sposta fino ad Haiti, avendo a che fare con degli zombi, e quindi, dopo aver affrontato anche uno spietato pirata, raggiunge di nuovo gli Stati Uniti, arrivando in Texas dopo uno scalo (immancabilmente avventuroso) nello Yucatan.  Da New Orleans, il nostro eroe risale verso Nord facendo ritorno a Darkwood soltanto con l’albo del giugno 1974, esattamente due anni (editoriali) dopo la sua partenza, e al termine di un ciclo di nove, esaltanti storie.





Il comandante del battello a vapore  “Athena”, James Moreland, è ben diverso dal cinico e spietato capitano Nilsen della nave “Strega rossa”, che aveva condotto Zagor e Cico fin su un’isola delle Bahamas. Tuttavia, ancora una volta è una imbarcazione a portare i nostri eroi in trasferta lontano da Darkwood, nel secondo, grande viaggio “fuori porta”. Moreland è battelliere valente e coraggioso, ma anche saggio e razionale, per cui il suo primo istinto, di fronte ai pericoli è valutare bene la situazione e, nel caso, battere in ritirata per la salvezza della barca e del suo equipaggio, e ovviamente della propria pelle. Non si tratta di essere prudenti, ma pragmatici: inevitabilmente, il pragmatismo porta però a tollerare i rischi se qualcuno paga quanto basta perché si accetti di correrli.

Tre sono gli uomini agli ordini di Moreland a bordo dell’ “Athena”: il marinaio Walter Thompson; il macchinista Frisco Kid, il cui soprannome (che significa “monello di San Francisco”) indica la sia la sua provenienza sia l’indole scanzonata; e Tattoo Lopez fuochista e cuoco di bordo, caratterizzato dal corpo coperto dalle scritte e dai disegni de più svariati tatuaggi. Tattoo si sente insolentito dalle battute di Frisco, che si diverte a prenderlo in giro, e fra i due si accendono le scintille. Quando però il californiano si trova in pericolo di vita, il messicano non esita a rischiare la propria nel tentativo di salvarlo: Nolitta si rivela una volta di più molto abile nel creare pathos e approfondimento psicologico con tratti essenziali, in poche vignette.

Non parla, ma si fa capire benissimo, il capo carismatico della strana tribù di grosse scimmie antropomorfe che vivono lungo le rive inesplorate del fiume Tallapoosa. Riconoscibile per la stazza più massiccia dei propri compagni, e per le vistose decorazioni con cui si orna il collo, il mostro fa chiaramente intendere a tutti gli altri che vuole accettare la sfida di Zagor e non vuole l’intromissione di nessuno di loro. Lo Spirito con la Scure, che l’ha ferito nell’orgoglio,  dimostra di aver perfettamente colto nel segno, intuendo la psicologia dell’avversario. Adesso si tratta, però, di batterlo. Cosa che non si preannuncia facile.

Sergio Bonelli era un grande consumatore di cinema, di libri, di musica e di fumetti. Tutto ciò che vedeva, sentiva, leggeva, finiva nelle sue storie. Soprattutto ciò che lo aveva colpito, divertito, spaventato negli anni della sua giovinezza, com’è inevitabile. Quindi ecco che dai B-movies del cinema di genere americano degli anni Quaranta e Cinquanta, come “Il mostro della laguna nera”, “L’uomo Lupo”, ma anche dai tanti film con i risvegli delle mummie o Dracula o Tarzan, nascevano le sue storie più belle. E tra i B-Movies citati da Nolitta c’è anche “La meteora infernale” (The Monolith Monsters), un film di fantascienza statunitense del 1957 diretto da John Sherwood, che è alla base della scena con i fenomeni vulcanici in “Odissea Americana”. 

Ma oltre alla grande avventura, c’è spazio anche per l’umorismo (memorabili le gag di Cico e di Homerus Bannington) e per l’introspezione (le visioni dei genitori di Zagor). Insomma, non soltanto un classico, ma anche un capolavoro.

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