Max Bunker
Magnus
MAXMAGNUS
1000voltemeglio Publishing
2017 - 68 pagine
brossurato, 9.99 euro
Come scrive Max Bunker nella sua presentazione di questa nuova edizione del suo capolavoro, "dopo quasi cinquant'anni queste storie sono ancora fresche a dimostrazione di quanto nulla cambi nella gestione del potere".
La "controfavola" delle avventure di Re Maxmagnus e del suo malefico braccio destro si dipana lungo una serie di short-stories, pubblicate uno dopo l'altra sulla rivista Eureka a partire dal marzo 1968. Il racconto è un capolavoro di satira, la "summa" dell'umorismo amaro e grottesco di Magnus & Bunker, il loro prodotto più riuscito. In un reame immaginario e in un medioevo da metafora senza date, dove si rispettano le leggi della favola più che quelle della storia, un Re avido e approfittatore, Maxmagnus, e il suo Amministratore Fiduciario sfruttano e derubano in maniera ignobile i poveri contadini, tra i quali maturano lentamente i germi della rivolta. Nel contorno, si muove un teatrino di altri personaggi, quali la Regina manesca e megera, la figlia dei sovrani bruttissima e stupida, il "vicino di regno" Re Porcione, maghi e streghe, briganti, un gruppo di rivoluzionari di professione di chiaro stampo marxista. Ma il personaggio più riuscito è senza dubbio l'Amministratore Fiduciario, vero e proprio Machiavelli degli intrighi di corte, astuto, ladro e imbroglione, degna spalla, comunque, dell'altrettanto turpe Re. Quando negli ultimi episodi della serie scoppia la rivolta e la sorte arride agli insorti, l'Amministrazione non esita a cambiare bandiera schierandosi contro il sovrano. Alla fine, dopo la rivoluzione, tutto rimane com'è: il popolo continua a essere sfruttato, l'Amministratore continua a estorcere balzelli, ma questa volta in nome della "repubblica popolare" anziché della monarchia; i poveracci sono rimasti poveracci ma hanno la grande opportunità di essere tutti uguali, e di chiamarsi l'un l'altro "cittadino". La musica, insomma, è sempre quella: sono solamente cambiati i suonatori.
Significativa, a questo proposito, l'ultima scena di "Capitolazione!", l'episodio che chiude la serie delle short-stories. I rivoltosi hanno occupato il palazzo e mandato in esilio il re. "Siamo noi che comandiamo, ora le tasse le pagheranno solo i ricchi", dice il primo rivoluzionari.; "I poveri saranno esentati, solo i ricchi pagheranno a favore dei meno abbienti", dice il secondo. "Una cosa vi è sfuggita - li corregge l'Amministratore, appena passato dalla loro parte - vi dimenticate che ora i ricchi siamo noi". Così l'ultima vignetta della serie ricalca la prima, dalla quale tutto era iniziato. L'Amministratore riscuote i tributi della plebe, ma adesso sul suo cappello è appuntata la stella rivoluzionaria. "Ecco qui, è tutto quanto possiedo, cittadino amministratore", dice il primo dei tartassati. "E che altro ti serve, cittadino straccione? Hai fatto il tuo dovere e puoi morire contento".
Non sfugga la valenza anticomunista di questo finale, così come la lunga serie di malefatte del Re e dell'Amministratore avevano una chiara connotazione anticapitalista. Insomma, se è vero che Maxmagnus è un fumetto che non a caso nasce nel Sessantotto, è vero anche che riesce a far satira in tutte le direzioni, colpendo a destra e a manca senza doppiopesismi né cerchiobottismi. Insomma, se con il Sessantotto va in crisi il principio di autorità e l'imperativo della satira è dissacrare, il sarcasmo di Magnus e Bunker dissacra anche il Sessantotto.
Analizzando il contenuto umoristico, Maxmagnus può essere considerato come la "prova generale" di Alan Ford. Le avventure dell'avido Re Maxmagnus, in quei brevi ma ficcanti episodi che sono un gioiello di sintesi narrativa, sono la più divertente satira politica dei rapporti fra governanti e governati che mai sia stata realizzata. Probabilmente ancora più divertente dello stesso Alan Ford, nel quale la satira politica è solo un elemento di una più ampia satira sociale.
«Il medioevo di Maxmagnus - ha scritto Francesco Manetti sulle colonne del "Fumetto" dell'Anafi - è in realtà l'Italia odierna, dove il cittadino è costantemente tartassato da uno Stato ingordo, qui incarnato dall'Amministratore, che passa il suo tempo a scovare nuovi modi per truffare il popolo e persino Sua Maestà. Due personaggi negativi, due antieroi per una saga dal sapore profetico».
A dar retta al calendario, Magnus & Bunker avrebbero creato la coppia Re-Ministro qualche tempo prima di dar vita ad Alan Ford. Maxmagnus infatti esordì sulle pagine di Eureka nel 1968, mentre le avventure del Gruppo TNT avrebbero cominciato a essere raccontate solamente nel maggio dell'anno successivo. Tuttavia il "prima" ha in questo caso un valore piuttosto limitato, perché se si considera la lunghissima gestazione di Alan - la cui preparazione durò parecchi mesi, come ha più volte testimoniato Bunker - la nascita dei due personaggi può essere considerato un parto gemellare. Si potrebbe dire, con questo, che l'approdo del duo Secchi-Raviola sul pianeta del fumetto comico e satirico era inevitabile, quasi un'esigenza richiesta dalla natura stessa della loro ispirazione. Va del resto segnalato come il marchio di fabbrica dell'osannata coppia Magnus & Bunker è così evidente che non solo il nome del re e del reame (Maxmagnus, appunto) si rifà agli pseudonimi dei due creatori, ma gli stessi personaggi hanno le sembianze del soggettista (il Re) e del disegnatore (l'Amministratore).
Il segno di Magnus ha qui raggiunto la maturità, scivolando in un tratto grottesco e caricaturale che - pur con le successive correzioni - rimarrà per sempre una delle caratteristiche del disegnatore bolognese. Le caratterizzazioni grafiche dei vari personaggi (il re pancione ed ozioso, il rivoluzionario segaligno e con gli occhiali spessi da intellettuale, la plebe cenciosa e ignorante, i banchieri grassi ed eleganti) costituiscono anzi un sicuro elemento della buona riuscita del personaggio. L'episodio del luglio 1970 è l'ultimo della serie: alcuni mesi dopo tutte le avventure del Re e del suo fido amministratore vennero raccolte in volume, ottenendo nel 1971 il "Dattero d'oro" al 24° Salone dell'Umorismo di Bordighera come miglior fumetto dell'anno. Un seguito, tuttavia, ci fu. Alla fine degli anni settanta Bunker tentò infatti di riproporre le avventure di Maxmagnus in una nuova edizione, "rivista e corretta" sotto forma di storie lunghe che però ricalcavano l'intelaiatura di fondo della serie di short-stories. I soggetti erano sempre firmati da Max Bunker, ma i disegni - non essendo Magnus più disponibile - vennero affidati a Leone Cimpellin.
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