Isaac Asimov
GOLD
Prima edizione 1995
cartonato
380 pagine - lire 32.000
Gold: The Final Science Fiction Collection: ecco un libro di Issac Asimov che Asimov non ha mai scritto, e che forse non avrebbe mai voluto scrivere. Contiene infatti gli ultimi racconti egli ultimi articoli pubblicati su rivista poco prima della sua morte. La lettura dà un senso di tristezza perché, se da una parte il Buon Dottore è sempre se stesso, inconfondibile nella piacevolezza stile e nella maniera di argomentare, dall'altra è innegabile che si tratta di un Asimov minore e ormai in disarmo. La sensazione è che, pubblicando questa antologia postuma, si sia raschiato il fondo del barile. Inoltre, chi ha curato l'antologia non ha fornito alcuna spiegazione sugli intenti dell'opera e sulla provenienza dei singoli scritti. Chi sa quanto fossero gradevoli, invece, i testi di commento e di introduzione dello stesso Asimov ai propri racconti e articoli, non può che rimpiangere una simile mancanza. Mancanza che poi provoca degli scompensi, perché leggendo questo o quell'articolo si capisce che si tratta di prefazioni a volumi e presentazioni di antologie o romanzi altrui e si fa riferimento al libro che dovrebbe seguire e che invece non segue, o si parla di "questa rivista" senza che venga spiegato di che rivista si tratta. Nonostante il vecchio leone Asimov non abbia graffiato e ruggito come sapeva fare, questi scritti non possono comunque mancare nella collezione di nessun appassionati della sua sterminata produzione. Solo che i curatori dell'antologia potevano risparmiarsi la scritta in copertina: "la fantascienza allo stato puro" e "un altro capolavoro del padre fondatore della fantascienza". Chi non abbia letto nient'altro del grande Isaac e decida di cominciare da questi scritti crepuscolari, resterà deluso. Se questi sono i capolavori, chissà il resto. Invece, il resto c'è, eccome. Ed è da quello che si deve cominciare, per arrivare a "Gold" con grande rimpianto
"Gold" è diviso in tre parti. Nella prima, intitolata "Ultimi racconti", vengono presentate quindici storie brevi scritte poco prima della morte, avvenuta nel 1992 a soli 72 anni. Si tratta insomma di opere di narrativa. La seconda parte, "Sulla fantascienza", raccoglie diciotto articoli scritti come introduzione ad altrettante antologie tematiche di science fiction. La terza parte, "Come si scrive un libro di fantascienza", mette insieme venti editoriali della rivista IASFM, molti dei quali tesi a rispondere a obiezioni o domande di lettori del magazine.
I racconti della prima parte sono stati scritti tra il 1986 e il 1991, pubblicati su Analog e su altre riviste, ma mai antologizzate prima, anche perché considerate, in qualche caso, non all’altezza della fama dell’autore. Cominciamo però a parlare delle cose migliori, perché ci sono delle eccezioni. Almeno una delle storie è al livello di quelle della golden age: "Il fratellino" (1990), guarda caso un racconto di robot. Racconta di una coppia che per dare un compagno di giochi al proprio figlio, nell'impossibilità di procreargli un fratello naturale, gliene comprano uno robot, programmato per essere uno stupendo compagno di giochi e un figlio ideale. Tanto ideale che è migliore del figlio vero, appunto perché le sue reazioni sono state impostate apposta per dimostrare buon carattere, bello spirito, affettuosità. Così, il bimbo robot conquista il cuore della mamma, al punto che quando scoppia un incendio e la donna si trova ad avere il tempo per salvare soltanto uno dei due fratellini, non ha dubbi sulla scelta da fare. Salva il robot. Eccezionale, davvero. Ne "Il sorriso del chipper" (1988), un robot viene scelto al posto di un altro sulla base di un impercettibile sorriso durante una situazione creata per metterlo alla prova, il che testimonia una sua maggiore intelligenza e attitudine all'incarico che si intende affidargli.
Anche "Cal" (1991) , il racconto che apre la serie, narra di un robot: un androide al servizio di uno scrittore, che vuole diventare scrittore a sua volta. Il proprietario lo asseconda e gli insegna i trucchi del mestiere, finché il robot non diventa più bravo di lui. Trent’anni prima di Chat GPT, niente male come profezia.
Sempre basato sui robot e la scrittura è un altro racconto non del tutto negativo: "A prova d'errore" (1990). Il punto di partenza sono le sempre maggiori potenzialità dei word processor, capaci di compiere la correzione ortografica del testo e di imparare a non segnalare come errori certe caratteristiche stilistiche dell'autore. Asimov immagina che un word processor mal costruito diventi in grado di tener conto a tal punto dello stile del proprietario da continuare lui stesso i suoi testi scrivendoli esattamente come li avrebbe scritti lui. C'è, evidentemente, in questi due racconti, il ricordo de "Il correttore di bozze" (Galley Slave), un celebre testo del 1957 pubblicato prima sulla rivista Galaxy e incluso in seguito nel "Secondo libro dei Robot", di cui Asimov ha voluto evidentemente comporre delle variazioni su tema.
Un computer è alla base di "Frustrazione" (1991), in cui si vuole affidare a un calcolatore la decisione di iniziare o meno una guerra nel momento di maggiori opportunità e massimo vantaggio: il programmatore a cui la macchina è affidata è soddisfatto perché sa che il suo computer non farà mai cominciare nessuna guerra. La guerra è illogica e per la razionalità estrema di un calcolatore non ci saranno mai né vantaggi né opportunità. Solo il cervello umano può decidere di scatenare una guerra, un computer se guarderà bene. In "Instabilità" (1989), una macchina del tempo viene spedita nel futuro per studiare le stelle e involontariamente innesca un big-bang da cui nasce un nuovo universo. "Da sinistra a destra" (1987), "Inno di battaglia" (postumo, 1995) e "Feghoot e la giustizia" (1986) sono tre shaggy-dog, come vengono definiti i racconti basati su giochi di parole (in genere intraducibili in italiano). Asimov ha da sempre una grande passione per questo tipo di divertissement ("Ritengo il gioco di parole la forma più nobile di umorismo", scrisse una volta), ma le tre storie in questione mi sembra alquanto insulse.
Così come insulsa è "Nazioni nello spazio" (postuma 1995), una storia piuttosto debole, scritta come fosse un appunto in lavorazione e impostata come una sorta di parabola futuribile con tanto di morale finale, pubblicata peraltro postuma proprio nel 1995. La caratteristica di sembrare testi non finiti, abbozzi di racconti futuri da sviluppare meglio, caratterizza anche "Il divino Alessandro" (1985), "Nel Canyon" (1990), "Addio alla Terra" (1989) e soprattutto "Allucinazioni" (1985), che sembra la prova generale del romanzo "Nemesis". Molto collegato a un altro romanzo di Asimov è anche "Gold" (1991), in cui un regista di una nuova forma di comunicazione audiovisiva, il compudramma, mette in scena la parte centrale di "Neanche gli dei". “Gold” ha vinto nel 1992 il Premio Hugo, anche se probabilmente come ultimo omaggio allo scrittore.
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