Mary Roberts Rinehart
LA SCALA A CHIOCCIOLA
Corriere della Sera – Polillo Editore
Brossurato, 2008
280 pagine, 6.90 euro
L’americana Mary Roberts Rinehart (1876-1958) è stata una delle più prolifiche autrici di gialli della storia. Esordì nel 1903, quando aveva 27 anni spinta a scrivere dall’estremo bisogno di guadagnare denaro per risollevare le sorti della propria famiglia, disastrata economicamente da investimenti azionari sbagliati. Il primo racconto, acquistato dalla rivista “Munsey’s”, le fruttò 34 dollari. Nel giro di pochi mesi, Mary riuscì a vedere una cinquantina di testi, guadagnando quasi duemila dollari e l’adorazione di una folta schiera di lettori. Perciò le fu chiesto di passare dai racconti ai romanzi, il primo dei quali fu il celebre “L’uomo della cuccetta n° 10” (1907). “La scala a chiocciola (1908) fu il secondo. In quasi mezzo secolo di attività, la Rinehart scrisse oltre quaranta romanzi, centinaia di racconti, commedie, poesie e articoli (persino come corrispondente di guerra in Europa). I gialli dell’autrice non sono quasi mai polizieschi veri e propri, e di certo non lo è “La scala a chiocciola”, dove le indagini della polizia, che pure vengono effettuate dopo un omicidio avvenuto in una villa di campagna da poco data in affitto per l’estate a una anziana signora cittadina desiderosa di fresco, restano sullo sfondo. E’ proprio Rachel, l’affittuaria, a raccontare la vicenda in prima persona: quasi sempre i romanzi della Rinehart hanno infatti protagoniste femminili. Non polizieschi in senso stretto, dunque, ma “mistery”, tracciando la strada che poi avrebbe seguito, a modo suo, anche John Dickson Carr. Storie in cui si descrivono ambienti, mentalità e costumi della società del tempo, in cui hanno un ruolo anche sottotrame amorose e dove non manca un certo senso dell’humor nella descrizione dei personaggi (deliziosi, per esempio, ne “La scala a chiocciola”, i siparietti tra Rachel e la sua domestica Liddy). La trama di “The circular straircase” è intricata, movimentata, affollata di personaggi, e i colpi di scena si susseguono: ogni capitolo si interrompe appunto nel momento esatto in cui se ne è verificato uno. “Astuta ideatrice di trame”, è del resto stata definita l’autrice dal critico inglese H.R.Keating. I misteri che si intrecciano a Sunnyside (questo il nome della tenuta che fa da perfetto e pressoché unico set del romanzo) coinvolgono due nipoti dell’anziana narratrice, Halsey e Gertrude, la ragazza e il giovane di cui sono rispettivamente innamorati (ma si tratta di amori contrastati e problematici), la famiglia Armstrong proprietaria della villa, i domestici, un paio di medici del luogo, i frequentatori di un vicino golf club. Alla base di tutto c’è l’improvviso crack di una banca, e una stanza segreta celata proprio a Sunnyside dove qualcuno ha nascosto il bottino sottratto. Niente di particolarmente stupefacente, ma la lettura è gradevole. Per dirla tutta: molto meglio, quanto a suspense, il film dallo stesso titolo “La scala a chiocciola”, del 1946, diretto da Robert Siodmak, tratto dal romanzo "Some Must Watch" di Ethel Lina White (1933), che ovviamente non c’entra nulla con l’opera di Mary Roberts Rinehart.
LA SCALA A CHIOCCIOLA
Corriere della Sera – Polillo Editore
Brossurato, 2008
280 pagine, 6.90 euro
L’americana Mary Roberts Rinehart (1876-1958) è stata una delle più prolifiche autrici di gialli della storia. Esordì nel 1903, quando aveva 27 anni spinta a scrivere dall’estremo bisogno di guadagnare denaro per risollevare le sorti della propria famiglia, disastrata economicamente da investimenti azionari sbagliati. Il primo racconto, acquistato dalla rivista “Munsey’s”, le fruttò 34 dollari. Nel giro di pochi mesi, Mary riuscì a vedere una cinquantina di testi, guadagnando quasi duemila dollari e l’adorazione di una folta schiera di lettori. Perciò le fu chiesto di passare dai racconti ai romanzi, il primo dei quali fu il celebre “L’uomo della cuccetta n° 10” (1907). “La scala a chiocciola (1908) fu il secondo. In quasi mezzo secolo di attività, la Rinehart scrisse oltre quaranta romanzi, centinaia di racconti, commedie, poesie e articoli (persino come corrispondente di guerra in Europa). I gialli dell’autrice non sono quasi mai polizieschi veri e propri, e di certo non lo è “La scala a chiocciola”, dove le indagini della polizia, che pure vengono effettuate dopo un omicidio avvenuto in una villa di campagna da poco data in affitto per l’estate a una anziana signora cittadina desiderosa di fresco, restano sullo sfondo. E’ proprio Rachel, l’affittuaria, a raccontare la vicenda in prima persona: quasi sempre i romanzi della Rinehart hanno infatti protagoniste femminili. Non polizieschi in senso stretto, dunque, ma “mistery”, tracciando la strada che poi avrebbe seguito, a modo suo, anche John Dickson Carr. Storie in cui si descrivono ambienti, mentalità e costumi della società del tempo, in cui hanno un ruolo anche sottotrame amorose e dove non manca un certo senso dell’humor nella descrizione dei personaggi (deliziosi, per esempio, ne “La scala a chiocciola”, i siparietti tra Rachel e la sua domestica Liddy). La trama di “The circular straircase” è intricata, movimentata, affollata di personaggi, e i colpi di scena si susseguono: ogni capitolo si interrompe appunto nel momento esatto in cui se ne è verificato uno. “Astuta ideatrice di trame”, è del resto stata definita l’autrice dal critico inglese H.R.Keating. I misteri che si intrecciano a Sunnyside (questo il nome della tenuta che fa da perfetto e pressoché unico set del romanzo) coinvolgono due nipoti dell’anziana narratrice, Halsey e Gertrude, la ragazza e il giovane di cui sono rispettivamente innamorati (ma si tratta di amori contrastati e problematici), la famiglia Armstrong proprietaria della villa, i domestici, un paio di medici del luogo, i frequentatori di un vicino golf club. Alla base di tutto c’è l’improvviso crack di una banca, e una stanza segreta celata proprio a Sunnyside dove qualcuno ha nascosto il bottino sottratto. Niente di particolarmente stupefacente, ma la lettura è gradevole. Per dirla tutta: molto meglio, quanto a suspense, il film dallo stesso titolo “La scala a chiocciola”, del 1946, diretto da Robert Siodmak, tratto dal romanzo "Some Must Watch" di Ethel Lina White (1933), che ovviamente non c’entra nulla con l’opera di Mary Roberts Rinehart.
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