domenica 12 ottobre 2025

L'ULTIMO SEGRETO

 



Dan Brown
L’ULTIMO SEGRETO
Rizzoli
2025, cartonato
800 pagine, 27 euro

Dopo “Il codice Da Vinci”, almeno per quanto mi riguarda , la pubblicazione di ogni nuovo romanzo di Dan Brown è un piccolo evento. E non mi hanno deluso i successivi “Inferno” e “Origin”, così come ho felicemente recuperato i precedenti con protagonista Robert Langdon, americano, storico dell’arte, insegnante ad Harvard, esperto di simbologia religioso. Un personaggio caratterizzato dalla claustrofobia, da un orologio con Topolino sul quadrante, dalle cinquanta vasche al giorno che lo tengono in allenamento, e da una prodigiosa memoria eidetica. Oltre che, naturalmente, da una accentuata propensione a venire coinvolto in indagini rocambolesche riguardanti casi e misteri di portata planetaria. Al cinema, lo si identifica con l’interpretazione di Tom Hanks, che mi pare azzeccata. Se fino a “L’ultimo segreto” non lo avevamo mai visto coinvolto in una vera e propria storia d’amore (a parte qualche bacio a significare una fuggevole relazione), qui lo ritroviamo decisamente innamorato di Katherine Solomon, studiosa di noetica (“detto in parole povere, è lo studio della coscienza umana”, spiega lei stessa all’inizio del romanzo). I due sono a Praga, dove lei è ospite dell’Università Carlo IV per una conferenza. Proprio Praga è lo scenario su cui si svolgono le avventure a rotta di collo, praticamente concentrate in un’unica giornata, dall’alba alla notte, che portano la coppia a fuggire a gambe levate per tutta la città. Come al solito, l’autore è documentatissimo e la capitale ceca viene disvelata davanti ai nostri occhi in un susseguirsi di luoghi misteriosi, magici, affascinanti, inquietanti che hanno la caratteristica, tranne (forse) la base segreta denominata “la Soglia”, di esistere davvero, per cui i lettori sono invogliati a prenotare un soggiorno nella città di Kafka e del Golem e ripercorre l’itinerario di Langdon e di Katherine Solomon. Il Golem, peraltro, è uno dei personaggi del romanzo e la scoperta di chi si nasconda sotto una maschera di creta e trami nell’ombra è appunto uno dei colpi di scena. Il fatto che ottocento pagine si lascino leggere in pochissimo tempo e che una volta presi dalla narrazione non la si molli più, testimonia come Dan Brown sia sempre Dan Brown, anzi, più facilmente abbordabile del solito nella sua evidente ricerca di un linguaggio basic fruibile da tutti, senza però scadere nella banalità e riuscendo a spiegare una quantità di concetti che collegano fra di loro elementi apparentemente distanti dello scibile umano. Storia, arte, filosofia, scienza, letteratura, leggende si intrecciano con il poliziesco, la politica internazionale, la spy-story, il thriller, il giallo, la fantascienza e il profumo del pot-pourri sicuramente inebria. Tuttavia, e qui cominciano le dolenti note, “L’ultimo segreto” non è il miglior romanzo di Brown (né si può pretendere che il buon Dan sforni sempre capolavori). Non mi hanno convinto neppure un po’ la teoria della coscienza non locale, la credibilità attribuita alle esperienze extracorporee di chi dice di compiere viaggi astrali e alle già abbondantemente debunkate casistiche di NDE (Near Death Experience), i riferimenti alla sindrome del savant acquisita (chiaramente una bufala che ha spiegazioni scientifiche nei pochi casi in cui le testimonianze siano veritiere), i rimandi alla parapsicologia (pseudoscienza che credevo archiviata con Massimo Inardi e Uri Geller). Per di più, alla base della trama (e non spoilero nulla), c’è il tentativo di impedire la pubblicazione di un libro che Katherine Solomon ha appena finito di scrivere e affidato all’editing della sua Casa editrice. Si pretende che degli hacker entrati nel computer dell’editor lo cancellino e che le poche stampate esistenti vengano distrutte. Questo perché la studiosa avrebbe illustrato nel suo saggio ancora inedito una clamorosa scoperta riguardante la mente umana, scoperta di cui qualcuno vuole evitare a ogni costo la rivelazione. Qui la suspension of  disbelief  va a farsi benedire: non è possibile credere né che l’autrice non abbia copie del suo testo salvate ovunque su hard disk, chiavette, cloud e che si possa con facilità cancellarle tutte; ma soprattutto è implausibile che una scienziata arrivi a elaborare una teoria rivoluzionaria lavorandoci da sola, senza uno staff di collaboratori, e che lo studio con cui la si presenta al mondo sia una sorta di saggio divulgativo distribuito in libreria e non venga invece prima pubblicato su una autorevole rivista scientifica che garantisca la peer review (o revisione paritaria), un processo di valutazione critica condotto da esperti indipendenti dello stesso campo. Per carità, si tratta di un romanzo ed è permesso tutto, però Dan Brown mi aveva abituato a una maggior plausibilità di fondo e a suggerire suggestioni illuminanti che stavolta mancano. Tranne il flash finale riguardante i social, che in effetti apre una finestra su inquietanti riflessioni.




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