giovedì 20 agosto 2015

1Q84

1Q84 
di Haruki Murakami 
in due volumi Einaudi, 2011 e 2012, 
720 pagine il primo,
400 il secondo

L’autore, nato a Kyoto nel 1949, è probabilmente lo scrittore giapponese più letto nel mondo. Che abbia la grande capacità di farsi leggere con estrema piacevolezza è, in effetti, indubitabile. Tuttavia, al termine della lunga lettura dei due tomi di “1Q84” (tre libri in origine in Giappone), non riesco dare un giudizio sull’opera. Non so, cioè, se consigliarla (probabilmente sì) e se parlarne bene o male (probabilmente bene), anche perché, soprattutto, non credo di aver capito fino in fondo di che cosa si tratta. Alla fine dell’ultima pagina, il mio primo pensiero è stato: “non può essere finito, ci deve essere un seguito che spieghi tutto”. Invece, del seguito non ho trovato traccia. E tutto questo, si badi, di fronte a uno scrittore che è spiegazionista al massimo: i suoi personaggi riflettono su ogni accadimento, esteriore o interiore, che li riguardi, spaccando il capello in quattro. Tutte le ipotesi vengono valutate, e non si procede nella narrazione se ogni aspetto non è stato presentato mettendo in tavola le carte che lo riguardano. Anche se, però, alla fine bisogna fare degli atti di fede: per esempio, la protagonista femminile del romanzo, la killer Aomame, resta incinta senza aver avuto nessun rapporto sessuale e si convince di aspettare un figlio da un uomo, Tengo, che non vede da vent’anni e che fu suo compagno di scuola alle elementari, e di cui ritiene di essere innamorata per il ricordo che ha di una stretta di mano che si scambiò con lui da bambina. Haruki, giustamente, fa tutte le riflessioni del caso sulla gravidanza, escludendo che possa aver avuto origine in qualunque altro modo più logico e razionale, e quindi si rassegna ad accettare, come chiede di fare ai lettori, che Aomame abbia ragione: se lei è convinta che Tengo sia il padre della misteriosa “piccola cosa” che ha in grembo, vuol dire che è così. Di episodi del genere il libro è pieno, e per ciascuno mi sarei aspettato una spiegazione, pur fantastica. Non è stato così.

Non è facile (ma neppure difficile, perdurando anche in questo l’indeterminatezza) riassumere il romanzo. Siamo in Giappone nel 1984. Musami Aomame è una killer “a fin di bene” che si incarica di eliminare, per conto di una organizzazione sponsorizzata da una ricca signora, gli uomini che usano violenza alle donne e che la Giustizia dello stato non è in grado di punire. Improvvisamente, trovandosi a dover passare attraverso un varco che permette di uscire, a piedi, dal raccordo autostradale in cui si è trovata imbottigliata sul taxi, Aomame si rende conto di essere finita in un mondo parallelo, molto simile al nostro ma con alcune significative differenze, la più eclatante delle quali è la presenza di due lune. La killer chiama il nuovo mondo 1Q84, in cui il Q significa 9 (in giapponese, “kyuu” significa sia la lettera dell’alfabeto che il numero) ma anche “question mark”, o punto di domanda. Si ricorda però di aver letto un romanzo fantastico di grande successo, “La crisalide d’aria”, in cui una giovane scrittrice, una diciassettenne alla prima esperienza, Fukaeri, aveva narrato appunto di una Terra con due satelliti. Fatto sta che il libro è solo in parte opera di Fukaeri, perché la ragazza è dislessica e non è in grado di dare alle sue opere la cura letteraria in grado di renderle pubblicabili: l’editore le ha così affiancato un ghost writer, Tengo Kawana, insegnante di scuola solitario e complessato, vittima di una figura paterna problematica (anche se lui ritiene che l’uomo non sia il suo vero padre naturale), che vegeta in coma in un ospedale. Nel romanzo di Fukaeri si racconta di misteriose creature chiamate “Little People” che riescono a penetrare nella realtà attraverso varchi dimensionali, e tessono crisalidi di fili d’aria solidificata al cui interno si materializzano bambine dagli strani poteri, tra cui quello di far giungere le loro voci al capo di una setta religiosa segreta denominata Sakigake. Il potere della setta (che sembra plagiare le menti degli adepti, che vivono in una comunità isolata dal mondo) sembra dipendere dalle voci dei Little People, tant’è vero che quando la bambina che ispirava il Leader fugge, gli agenti dell’organizzazione cercano in tutti i modo di ritrovarla. La bambina in questione sembra essere, a un certo punto, la stessa Fukaeri, che dunque nel romanzo avrebbe raccontato non una storia inventata, ma la realtà da cui è fuggita. E da cui continua a fuggire, perché dopo aver vissuto nascosta presso il professor Ebisuno che la protegge, per un certo periodo si rifugia anche a casa di Tengo, prima di svanire nel nulla. Con Tengo ha, in effetti, uno strano e fugace rapporto sessuale. Il che fa pensare che Aomame sia a sua volta Fukaeri in un’altra realtà, visto che la killer risulta fecondata dal seme raccolto dalla scrittrice. Non si sa bene come e perché, anche Tengo finisce nell’universo 1Q84 e comincia a vedere due lune, mentre Aomame viene incaricata di uccidere il Leader della Sakigake. Leader che però accetta volontariamente la morte, mentre i suoi agenti cominciano a dare la caccia all’assassina, usando anche il detective privato Ushikawa. Costui, uomo dal corpo deforme ma dalla grande intelligenza, si rende conto di poter trovare Aomame seguendo Tengo, dopo aver scoperto che questi è il ghost writer de “La crisalide d’aria” ma è anche un vecchio compagno si scuola della ragazza di cui è a caccia. Attraverso varie vicissitudini, è proprio Ushikawa a far rincontrare nel mondo 1Q84 Amomame (incinta) e Tengo. I due, scopertisi innamorati a trentenni così come lo erano a dieci anni, ripercorrono in senso inverso il varco dimensionale del raccordo autostradale e si ritrovano in un mondo con una sola luna. Che sia proprio quello di partenza, cioè il 1984, non è certo. Tuttavia, la minaccia della Sakigake sembra scongiurata. Fine del racconto.

I punti insoluti non si contano, a partire dalla “piccola cosa” nel ventre di Aomame per arrivare alla spiegazione di chi siano e che cosa vogliano i Little People. Nonostante questo, la lettura è ipnotica: ma è proprio il fascino del racconto a far venire voglia di una soluzione più convincente al grande e complesso enigma narrativo messo in piedi dallo scrittore. E’ evidente l’omaggio a George Orwell, così come è chiaro che tutto si può leggere in chiave metaforica e allusiva. Si tratta di un romanzo simbolico che allude all’atto stesso della creazione letteraria: dalla “crisalide d’aria” escono creature che fanno “sentire le voci” e aprono varchi fra le dimensioni. Però c’è anche una allusione alla ricerca dell’amore, spesso impossibile perché lui e lei vivono in mondi separati e ci sono barriere da oltrepassare per riuscire a trovarsi anche se si abita a pochi metri di distanza. Grande complessità, grande fascino, grande letterarietà, grandi dubbi. Con il risultato di sentirsi un po’ scemi e ammettere: “non ho capito”.

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