mercoledì 5 agosto 2015

LO SAI CHE DA VIVO SEI MEGLIO CHE IN TV?



Dodi Battaglia
David De Filippi
LO SAI CHE da VIVO SEI MEGLIO CHE IN TV?
Tea
2015, cartonato
226 pagine, 14 euro

Sul fatto che Dodi Battaglia sia uno dei migliori chitarristi pop italiani, se non il migliore in assoluto vista la lunghezza della sua carriera espressa sempre ai massimi livelli, non ci sono dubbi. Chi li avesse, può ascoltarsi il suo album "D'Assolo", pieno di virtuosismi, o l'ultimo disco, "Dov'è andata la musica", inciso con Tommy Emmanuel, una leggenda vivente della chitarra, anche se in realtà il suo assolo in "Parsifal" (uno dei più celebri brani "sinfonici" dei Pooh) basterebbe ad assegnargli un posto nella storia della musica leggera ("leggera" è un aggettivo che, in certi casi, ho sempre ritenuto inadatto). 

Giunto sul punto di festeggiare i cinquanta anni di ininterrotta attività, ormai sessantaquattrenne (è nato nel 1951), eccolo a dare alle stampe un libro che sarebbe troppo etichettare come una autobiografia, e che meglio potrebbe essere definito come una "chiacchierata autobiografica", scritta con la collaborazione del giornalista David De Filippi. Si comincia con il ricordo dell'infanzia nella Bologna del Dopoguerra, si passa a raccontare la sua precoce passione per la musica ma poi il narratore si perde in una aneddotica divertente e accattivante che però perde di vista la sua carriera. Battaglia ci parla degli sport che ha praticato, della sua dieta, della sua fede il Dio, delle case che ha cambiato, dei figli che ha avuto, dei Papi che ha incontrato, ma non segue un filo coerente che racconti il "dietro le quinte" degli album dei Pooh, se non a spizzichi e bocconi. Non manca, per fortuna, un capitolo dedicato al paroliere Valerio Negrini, autore dei testi della maggior parte delle due canzoni. Leggere "Lo sai che DA vivo sei meglio che in TV" è insomma come ascoltare il musicista parlare a braccio di ciò che gli viene in mente e non una biografia compiuta e approfondita. 

I libri di Red Canzian ("Ho visto sessanta volte fiorire il calicanto") e, soprattutto, quello di Stefano D'Orazio ("Confesso che ho stonato") sono, da questo punto di vista, più interessanti.

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