PROFUGOPOLI
di Mario Giordano
Mondadori, 2016
cartonato, 170 pagine
18.50 euro
Per una mia personale idiosincrasia, detesto e non leggo gli "istant books", i libri che commentano l'attualità, le inchieste giornalistiche che battono il ferro finché è caldo. Questo perché si tratta di testi destinati a invecchiare nel giro di un pochi mesi o di pochi anni, superati dagli eventi, contraddetti da ulteriori documenti e approfindimenti giunti in un secondo momento, privi di analisi a palle ferme e di ponderazioni sedimentate. Per la cronaca del presente, a mio avviso, bastano i giornali; per le ricostruzioni storiche (queste sì interessanti) serve che sia passato del tempo e i fatti si possano valutare con il necessario distacco tipico dello studioso. Tuttavia a volte faccio delle eccezioni, di cui di però di solito mi pento. Nel caso di "Profugopoli" il mio giudizio è senza infamia e senza lode, a parte per il grafico che ha ideato la copertina, sicuramente da infamare. Premesso che l'argomento è interessante, Giordano non aggiunge nulla (se non la dovizia di particolari) a quel che già si sa o si può facilmente immaginare su un mangiamangia fra i tanti che infestano lo Stivale. Va detto che l'autore non prende di mira gli immigrati, i profughi, i migranti o comunque i disperati che cercano asilo. Anzi, fin dalla sua introduzione difende i diseredati del mondo e soprattutto chi fa del vero volontariato, e chi cerca di aiutarli in modo onesto, generoso e disinteressato. Il bersaglio del pampleth sono gli approfittatori, i furbetti, le cavallette giunte a pasteggiare sul raccolto destinato ad altri, gli intrallazzatori, tutta la pletora di associazioni create ad hoc, di cooperative cambiate di destinazione, di privati ammanicati con i politici che hanno messo su un formicaio di divoratori di sostanze pubbliche sfruttando l'emergenza. Gente che non ha la minima competenza in materia improvvisamente ottiene l'appalto di forniture destinate all'emergenza e incamera quanto più denaro possibile senza erogare i servizi previsti. La gestione di ogni emergenza, in Italia, attira frotte di parassiti conniventi con i politici che dalla distribuzione di fondi guadagnano clientele o partecipazioni agli utili. Sulla pelle, ovviamente, dei poveracci. La casistica elencata da Giordano è disperante ed esilarante al tempo stesso, come l'accoglienza affidata a Firenze a una società di derattizzazione, o a Vibo Valentia all'Arcipesca. Cooperative che erano in passivo riescono miracolosamente a tornare in attivo, ma con soldi che in teoria non erano destinati a loro, e via dicendo. C'è di che scuotere la testa. Manca, tuttavia. quell'analisi del perché e percome delle migrazioni o sulle alternative proposte per affrontare il problema o sulle prospettive future di fronte al cambiamento epocale a cui siamo di fronte. Mi si dirà che il libro è appunto un'inchiesta giornalistica e non un saggio storico o sociologico. Ne prendo atto e appunto confermo il mio pregiudiziale disinteresse verso il genere.
Argomento quanto mai attuale, ma anche in passato... non so se hai visto il film di Germi "Il cammino della speranza", per citarne uno... non si era ai livelli di oggi, ma come si sa, i profittatori e gli sciacalli ci sono sempre stati purtroppo!
RispondiElimina"come l'accoglienza affidata a Firenze a una società di derattizzazione, o a Vibo Valentia all'Arcipesca."
O_O
"Questo perché si tratta di testi destinati a invecchiare nel giro di un pochi mesi o di pochi anni, superati dagli eventi, contraddetti da ulteriori documenti e approfindimenti giunti in un secondo momento, privi di analisi a palle ferme e di ponderazioni sedimentate. Per la cronaca del presente, a mio avviso, bastano i giornali; per le ricostruzioni storiche (queste sì interessanti) serve che sia passato del tempo e i fatti si possano valutare con il necessario distacco tipico dello studioso."
Parole sante!