Achille Campanile
IN CAMPAGNA E’ UN’ALTRA COSA
Rizzoli
Collana Biblioteca Universale Rizzoli
Seconda edizione BUR luglio 1995
brossurato - 308 pagine - lire 15.000
Grande Campanile! Grande come scrittore, grande come umorista. Da leggere, da studiare, da ammirare, da scompisciarsi. Questo romanzo in realtà romanzo non è, vista l’assoluta inconsistenza della trama: il giovane Serenello, scrittore, giornalista, autore teatrale (chiara controfigura dell’autore) si reca in vacanza dagli zii, e qui s’innamora di una ragazza ma litiga con il di lei padre, di cui poi deve ricercare il perdono. Tutto ciò è un pretesto. In realtà il divertimento nasce dalle divagazioni stralunate in cui Campanile si esibisce a ogni piè sospinto, raccontando aneddoti e costruendo battute con una grazia incomparabile. In questo assomiglia un po’ a Jerome Kapkla Jerome, che con il suo “Tre uomini in barca” aveva preso a pretesto una gita lungo il Tamigi per divagare con levità verso ogni dove. Ma a differenza di Jerome, che resta pur sempre con i piedi per terra, o almeno sulla barca, Campanile si concede assai più libertà e costruisce giochi di parole (Serenello smarrisce la ciocca di capelli datagli dalla fidanzata e va in giro a dire che “ha perso i capelli” ricavandone consigli contro la calvizie), inventa aneddoti (esilaranti quelli sul cane Lampone), propone paradossi (uno scrittore che deve compilare trecento pagine di romanzo partendo dalla minuscola idea di una dichiarazione d’amore, lo fa rendendo lui balbuziente e lei sorda). La gag più divertente è quella del visitatore di una esposizione di quadri che per non trovarsi a corto di aggettivi di fronte alle ultime opere che gli verranno mostrate, parte da aggettivi di bassa considerazione proponendosi di arrivare ai superlativi; ma venendo informato i che le tele sono cento, parte da così lontano che comincia con “orripilante”, “vomitevole” e cose del genere, e viene gettato fuori prima di arrivare ai complimenti. Degna di memoria è anche la seguente definizione: “Lettori: personaggi immaginari nati dalla fantasia degli scrittori”. Il che fa capire che anche all’epoca di Campanile la carta stampata languiva in stato di crisi.
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