Durante Lucca Comics 2019, e cioè a cavallo tra il mese di ottobre e quello di novembre, è stato presentato in anteprima un mio nuovo libro, intitolato “Io e Zagor”, che poi, successivamente, è stato distribuito in libreria a partire dal febbraio 2020. Fin da subito è stato però possibile ordinarlo sul sito della Casa editrice, che è la Cut-Up. Visitando lo shop on line ci si accorge peraltro come il sottoscritto sia l’autore più rappresentato, con ben sette pubblicazioni.
“Io e Zagor”, che ha per sottotitolo “La strada verso Darkwood”, potrebbe sembrare a prima vista una sorta di autobiografia professionale, lunga ben 540 pagine. In parte lo è, ma non è con l’intento di raccontare la mia vita che mi sono messo a scrivere. Volevo rievocare, per come l’ho visto e vissuto io, un mondo che in gran parte non c’è più, ma anche un grande passione, e la realizzazione di un sogno. Sogni, passioni, nostalgia, memorie sono emozioni di tutti e narrandole non parlo di me, parlo di noi, di quelli almeno nati quando ancora non c’erano i videogiochi e i telefonini. Il commento più frequente che mi sono sentito fare da parre chi di ha letto il libro è stato: “mi sembrava di rivedermi”.
Ho cercato di ricostruire un’Italia fatta di ragazzi che giocano per le strade, che si scambiano figurine e giornalini, che vedono nell’edicola il Paese del Balocchi, che sognano con le avventure degli eroi di carta, che fanno la collezione di albi acercando i pezzi mancanti sulle bancarelle, che vanno alle mostre mercato, che creano associazioni e stampano fanzine. Il mondo dei funzionari, già. Chi se lo ricorda? Chi si ricorda dei banchetti in cui si vendevano ciclostilati ed erano quelli gli unici veicoli di informazione sui fumetti?
Oltre a questo, ci sono i ritratti dei personaggi che ho incontrato: Sergio Bonelli, Gallieno Ferri, Decio Canzio, Francesco Gamba, Mauro Boselli. C’è il ricordo della Casa editrice di Via Buonarroti com’era una volta, negli anni Ottanta, e c’è la mia crescita umana e professionale, quella di un sognatore che voleva fare lo scrittore di fumetti e ha cercato tutte le strade per riuscirci.
Oltre a questo, ci sono i ritratti dei personaggi che ho incontrato: Sergio Bonelli, Gallieno Ferri, Decio Canzio, Francesco Gamba, Mauro Boselli. C’è il ricordo della Casa editrice di Via Buonarroti com’era una volta, negli anni Ottanta, e c’è la mia crescita umana e professionale, quella di un sognatore che voleva fare lo scrittore di fumetti e ha cercato tutte le strade per riuscirci.
Il libro è uscito esattamente trent’anni dopo l’approvazione del mio primo soggetto di Zagor da parte di Sergio Bonelli, e racconta il dipanarsi nel tempo della saga zagoriana dal mio ingresso nello staff fino ai giorni nostri, con il cambiare della società, l’irrompere di Internet e dei social, il confronto con i lettori, il crescere delle manifestazioni e degli eventi legati allo Spirito con la Scure. Quando sono arrivato io, Sergio Bonelli non scriveva più storie del Re di Darkwood da dieci anni, e nelle sue interviste ipotizzava un onorevole pensionamento del personaggio per raggiunti limiti di età. A distanza di un trentennio, non soltanto Zagor non ha chiuso, ma pubblica quasi tremila tavole di materiale inedito ogni anno, è il terzo personaggio di maggior successo della Casa editrice, c’è un fermento continuo nel fandom, tra gli appassionati si stampano due riviste professionali che commentano e analizzano le nuove e le vecchie avventure, si producono libri cartonati, si realizza merchandising, continuano le pubblicazioni all’estero.
Serhio Bonelli (Guido Nolitta) e Gallieno Ferri |
Credo che il libro sia gradevole da leggersi nonostante la mole, che non deve scoraggiare. Abbondano le fotografie. La copertina è opera di Alessandro Bocci e Alessandro Piccinelli, la retrocopertina di Bane Kerac: tre carissimi amici che ringrazio. Quasi seicento pagine costano 19.90 euro. Mi dicono che ci si può stare, in ogni caso il prezzo non lo decido io. Se lo ordinate cliccando qui sotto, però, il prezzo è scontato e la spedizione gratuita.
I tempi delle fanzine |
Questo il testo in quarta di copertina.
La strada verso Darkwood è la strada verso l’avventura e la fantasia.
Il viaggio che porta al mondo incantato di Zagor, lo Spirito con la Scure, è anche un viaggio attraverso la storia, la geografia, le tradizioni, le culture di paesi lontani che però possono servire a capire meglio la nostra realtà e persino noi stessi.
Creato da Sergio Bonelli e da Gallieno Ferri nel 1961, il leggendario eroe dalla casacca rossa ha fatto sognare intere generazioni di lettori e ha realizzato il sogno di uno di essi: Moreno Burattini, che fin da bambino voleva scriverne le storie e lo sta facendo da trent’anni.
Questo è il racconto di come una passione è diventata una professione.
La prima macchina da scrivere di Moreno Burattini |
Ci sono già in giro le prime recensioni, tra cui una di Graziano Frediani che su TuttoTex n° 585, ha recensito addirittura due miei libri, "Io e Zagor" e "Io sono Cico" (ma di questo parleremo la prossima volta).
In Rete è rintracciabile una videorecensione, molto approfondita, di Gianluca RKC Carboni. Cliccate qui per vederla:
Il "suggerimento" di Fabio Licari su "Fumo di China" |
Ho scelto però di trarre qualche passaggio da quella di Mario Bonanno apparsa su "Solo Libri". Il testo integrale lo trovate qui:
Io e Zagor.
La strada verso Darkwood di Moreno Burattini
di Mario Bonanno
Cut-Up, 2019 - “Io e Zagor” è un libro avvincente e appassionato, che ricostruisce non solo l’intenso rapporto tra il famigerato protagonista dei fumetti e il disegnatore che ne ha risollevato le sorti, ma anche una fetta importante di storia del fumetto e del costume italiani.
Anni prima di Dylan Dog, Zagor è stato l’anti-eroe umano-troppo-umano dell’universo Bonelli: coi cattivoni in qualche modo la sfanga sempre, però può capitargli di vedersela davvero brutta e talvolta di uscirne con le ossa rotte.
Le 540 pagine di cui consta il volume raccontano dunque la realizzazione di un grande sogno. Di come, cioè, Moreno Burattini, nel tempo e col tempo, da San Marcello Pistoiese a Milano, arriva a consolidare la sua passione per Zagor, e più in generale per il fumetto italiano, fino a divenirne il nuovo deus ex machina. Oltre che una qualche felice combinazione astrale, gli sono giovati, in ordine sparso e a prescindere dal grado di rilevanza:
1) lo sviluppo progressivo di un’autentica ossessione per la letteratura a fumetti (sin dalla più tenera età corse in edicola, baratti, collezioni, e letture degli albi se possibile come le medicine: mattina, mezzogiorno e sera);
2) l’innegabile talento di scrittore (quando comincia con le strisce umoristiche e la creazione di autarchiche e fortunate fanzine, Burattini sta ancora sui banchi di scuola);
3) gli incontri decisivi che ti cambiano la vita (Sergio Bonelli - alias Guido Nolitta - & Galieno Ferri, sceneggiatore e illustratore storici del primo Zagor, in primis).
Andando avanti di questo passo sospeso, tra sogni che si avverano e realtà, in Io e Zagor gli aneddoti succosi non si contano. Così come non si contano i “dietro le quinte” della carriera di Moreno Burattini, intensa quasi come quella del suo eroe preferito. Alla bio di Burattini mancano solo i pellerossa e il panciuto Cico, e poi davvero si potrebbe parafrasare Flaubert e fargli sentenziare che Zagor c’est lui.
La lettura di questo tomo muscolare (nella forma) e gentile (nella sostanza) firmato da Moreno Burattini, mi conferma nella bontà della mia scelta: se è vero che Zagor è il re di Darkwood – e anche l’incontrastato sovrano degli albi d’avventura – Moreno Burattini ne è il promoter più appassionato, credibile e irresistibile che possa esserci in circolazione. Io e Zagor è avvincente, e non stanca. E c’è, anche, che dentro ci passa una fetta di storia recente e remota del fumetto e del costume italiani.
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