Guido Nolitta
Franco Donatelli
ACQUE MISTERIOSE
Sergio Bonelli Editore
2025, cartonato
250 pagine, 29 euro
Franco Donatelli
ACQUE MISTERIOSE
Sergio Bonelli Editore
2025, cartonato
250 pagine, 29 euro
«Il mio amore per il soprannaturale è di vecchia data - spiega Sergio Bonelli, creatore ed editore di Zagor, in un suo articolo intitolato "Il mare ghiacciato che è dentro di noi" (titolo che cita Kafka) - e risale a quando da bambino andavo al cinema a vedere i film di Frankenstein, dell'Uomo Lupo e di tutti i personaggi che hanno popolato l'universo di celluloide orrorifica degli anni Quaranta e Cinquanta. Ricordo che l'immagine di Boris Karloff sconvolta dal trucco mi terrorizzò per molte notti, così come l'ombra di Bela Lugosi mi sembrava dovesse apparire, all'improvviso, sulla parete della mia stanza. A parte la paura, mi divertivo tantissimo perché, e non sono il solo a dirlo, spavento e divertimento vanno, al cinema o sulla pagina stampata, a braccetto e formano un connubio indissolubile. E con il divertimento nacque, di pari passo con la mia carriera, anche un interesse professionale, quando con il nome-de-plume di Guido Nolitta, cominciai a scrivere sceneggiature, i miei miti cinematografici erano tutti lì, a disposizione, nell' immaginario scaffale della memoria. Non dovevo far altro che creare un'occasione, un contesto perché prendessero vita anche sulle pagine di un fumetto e Zagor è stata l'occasione per poter dare sfogo a questa mia inclinazione».
Sergio era un cinefilo a 360 gradi: non apprezzava soltanto i film horror ma ne divorava di tutti i generi, andando con il padre Gianluigi (il creatore di Tex) a vedere quelli western, così come i peplum, gli avventurosi, i gialli o quelli di guerra. Sapeva citare intere filmografie da vero appassionato ed esperto, dunque. Prima di essere il “giocattolo” dei lettori, Zagor è stato il “giocattolo” di Sergio Bonelli, che saccheggiava il grande magazzino delle letture e dei film che aveva visto, scegliendo quello che, da ragazzo, gli aveva fatto paura e lo aveva lasciato a bocca aperta. Filtrando opportunamente le suggestioni ricevute, cercava di trasmettere gli stessi brividi a chi leggeva i suoi fumetti. “Acque misteriose”, avventura pubblicata per la prima volta nel 1974, nasce dal film “Il mostro della laguna nera” (1954). Ma si possono ricordare le evidenti fonti cinematografiche di molte altre avventure zagoriane. Per esempio, la pellicola “Pericolosa partita” (1932) è alla base de “I cacciatori di uomini”. Potremmo continuare citando “L’uomo Lupo” (ispirato al film con Lon Chaney del 1941), o il personaggio di “Guitar” Jim che trae origine dal cowboy canterino interpretato da Sterling Hayden nel 1954 in “Johnny Guitar” (1954), arrivando a “Il giorno della vendetta” (1958) su cui si basa il racconto “La rabbia degli Osages”.
Sergio era abilissimo nel rielaborare le suggestioni cinematografiche rimescolando le carte e contaminandole fra loro fino a realizzare un prodotto del tutto originale, di cui è evidente l’ispirazione ma che non è sovrapponibile al modello di partenza. Fin dall’inizio della saga Nolitta si è divertito spesso a giocare con il suo pubblico non nascondendo i riferimenti ma anzi a “citandoli”, rendendoli palesi: il lettore coglie la strizzata d’occhio dello sceneggiatore che gli propone il rimando a un film famoso, ma subito dopo si lascia rapire dal suo talento di affabulatore che riusciva a rimescolare le carte e rendere perfettamente zagoriana una vicenda che al cinema aveva tutt’altro contesto e svolgimento. I film fanno parte del bagaglio di conoscenza di tutti noi: gli sceneggiatori di fumetti attingono dagli spunti offerti dalle pellicole come da un viaggio fatto, da un programma televisivo visto, da un libro letto. Le personali sensibilità, poi, servono a rielaborare il messaggio ricevuto, trasformandolo e rendendolo personale. C’è chi cerca di farlo quasi nascondendo la fonte originaria, ma tutti hanno altri autori usati come punto di riferimento; oppure c’è chi non esita a dichiarare da quale spunto sia partito, e dimostra il suo talento giocando a scombinarne gli elementi e a ricomporli in modo fa far risultare una figura diversa. E’ il caso appunto di molte storie di Zagor.
In “Acque misteriose” Zagor accompagna di naturalisti Kruger e Meyer, sue vecchie conoscenze, in una regione inesplorata del Missouri dove, fra le acque di una malsana palude, vivono creature che non si trovano altrove: “Man mano che avanziamo verso Nord, le mutazioni si fanno più evidenti”, dice a un certo punto uno dei due professori. E un altro loro collega, Weiser, aggiunge: “Stiamo avvicinandoci alla zona più interessante, quella cioè dove qualche elemento ancora sconosciuto favorisce l’alterazione della specie animale”. Infatti, la spedizione si imbatte in api con la coda da scorpione, lucertole con le corna e pesci con le zampe. Weiser è talmente invasato dal suo desiderio di conoscenza da non riuscire a porvi dei limiti. Lo vediamo più volte insistere per proseguire le ricerche e avvicinarsi, nonostante i pericoli, sempre più all’epicentro delle mutazioni genetiche che trasformano, per motivi misteriosi, la fauna di una inesplorata zona del Missouri. A differenza dei suoi colleghi decisamente meno atletici, lui è anche in grado di performance fisiche non indifferenti: “sono stato un autentico campione in molte discipline sportive, all’università di Stoccarda”, afferma a un certo punto della storia. Questa vigoria gli consente anche, a un certo punto, di fare a meno della scorta di Zagor e separarsi dal resto del gruppo, per continuare da solo le sue indagini in cerca di quella fama e di quella gloria che non intende condividere con nessuno. Il che, non gli porterà fortuna.
Dicevamo che Kruger e Meyer sono vecchie conoscenze. La loro prima apparizione fu sceneggiata da Guido Nolitta nel 1963 per l’edizione francese di Zagor (salvo poi venire pubblicata anche in Italia e inserita nella serie italiana). I due sembrano un’affiatata coppia da film comico: se il professor Kruger, naturalista darwiniano ante litteram, ha l’aspetto e gli atteggiamenti del classico scienziato un po’ svampito, non meno svitato sembra il suo assistente Mayer che, pure, svolgendo mansioni di portaborse e guardia del corpo, dovrebbe essere un pochino di più con i piedi per terra e invece sembra condividere le stramberie del suo capo. Quando li rivediamo, appunto nell’avventura “Acque Misteriose”, sono sempre molto simpatici, ma meno macchiette. Nel 2013 c’è stato un loro ulteriore ritorno.
L’autore delle tavole a fumetti che compongono questo volume è Franco Donatelli. Un nome, il suo, che si è affiancato a quello del creatore grafico di Zagor per quasi trent’anni: la sua prima storia è datata 1967 e la morte ha sorpreso l’illustratore nel 1995. La “sua” foresta di Darkwood era diversa da quella di Ferri, che l'aveva creata. Acquitrinosa, piena di liane e di vegetazione intricata quella del disegnatore ligure, più asciutta e rocciosa, e con meno alberi, pronta a trasformarsi in montagna e deserto quella di Donatelli. Allo stesso modo, diversa era la sua interpretazione di Zagor, e a ben pensarci singolarmente diversa. Sì, perché mentre il problema di tutti i disegnatori che si sono cimentati e con l'atletica e dinamica figura dello Spirito con la Scure è che hanno dovuto fare i conti con il tratto impressionista ferriano, fatto di pennellate rapidi ed efficaci, cercando di adeguarsi a quella impostazione, Donatelli ha trovato invece fin da subito una sua strada personale, caratterizzando alla sua maniera Zagor, Cico e gli altri comprimari della serie, e benché la sua mano fosse sempre e comunque riconoscibilissima, non ha mai tradito lo spirito di personaggi creati da altri. Sapeva mettersi al servizio degli eroi e delle storie forse proprio perché era stato il primo, in assoluto, a mettersi al servizio della appena nata casa editrice "Audace" allorché Gianluigi e Tea Bonelli, nel 1940, l' avevano rilevata. Giovanissimo (era nato ad Alessandria nel 1925), era stato chiamato a fare da factotum in redazione. Il particolare segno di Donatelli ha reso graficamente alcune delle più belle storie di Zagor. Chi non ricorda, per esempio, storie memorabili come "Mohican Jack", "Libertà o morte", "Spedizione punitiva" e, appunto, "Acque misteriose"? «Franco Donatelli, secondo me, era un artigiano - ha scritto di lui Graziano Frediani - nel senso più nobile e più antico del termine. Disegnava da sempre, con modestia e dedizione, mantenendo un ritmo produttivo costante e senza mai tradire uno standard qualitativo decisamente elevato». Proprio Frediani firma, con Maurizio Colombo, l’illustratissima introduzione.
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