venerdì 24 luglio 2015

SO MANY BOOKS















In media, due libri a settimana. Cento all'anno. Sono quelli che leggo io, da quando avevo dieci anni. Posso sperare (o temere) di vivere fino a novanta anni. Di conseguenza, quando morirò avrò letto ottomila libri. Angosciosamente pochi, pensando a quanti ce ne sono. Adesso sono a metà del guado. Ne ho letti quattromila e me ne rimangono altrettanti. Vago in libreria per scegliere quali. Conto i libri che mancano alla mia morte. E quelli che, esclusi per mancanza di tempo, mancheranno alla mia vita.
Adriano Sofri, una volta, in un suo articolo, aveva contato quanti cani un uomo può avere nella sua vita (sostituendo con un cucciolo nuovo il precedente appena morto) ed era arrivato alla conclusione di stare accudendo, all'epoca, il suo penultimo cane.
So little time, so many books: così poco tempo, così tanti libri.
Da qui l'urgenza di scegliere bene i titoli, perché bisogna pur chiedersi se sia meglio trascurare Balzac o Moccia, o se Joe Hill possa sostituire Stephen King. Sarebbe interessante discuterne, ma per il momento limitiamoci a parlare del numero di libri che si leggono in in mese, in un anno o in una vita.  Parliamo, insomma, di quantità e non di qualità.

Conosco lettori molto più voraci di me, e di gran lunga. Mauro Boselli, per esempio, riesce a leggere un libro ogni sera, e in lingua originale se sono in inglese, francese o spagnolo. Luca Crovi, un altro mio collega in Bonelli, è un critico letterario esperto in letteratura gialla e ha condotto sul tema un programma su Radio Due: legge praticamente tutti i gialli che escono in Italia e molti di quelli che escono all'estero. Conosco Giuseppe Lippi, direttore di Urania, che sembra aver letto tutta la fantascienza del mondo. Ascoltando Loredana Lipperini su Radio Tre, nel suo programma dedicato ai libri ("Fahrenheit"), sembra che lei legga tutto ciò che s pubblica, e la stessa impressione ho ascoltando, per esempio, Daria Bignardi.  Dunque, di fronte a questi mostri divoratori di libri, che cosa sono mai i miei otto/nove libri al mese? Per fortuna, non c'è una gara.

Però, ci sono alcune cose da dire. Leggere è un piacere e dunque ognuno deve farlo come, quando e quanto gli piace. I famosi dieci diritti del lettore elencati da Daniel Pennac nel suo saggio "Come un romanzo" stabiliscono fra l'altro che è lecito non leggere, saltare le pagine, non finire il libro, spizzicare, e fruire di qualunque cosa (anche di Moccia, dunque). Nessuno può obbligare me o voi a leggere più di quello che ci riesce o di cui abbiamo voglia, neppure l'invidia verso chi legge più di noi. Io, però, oltre ai diritti che hanno tutti, ho dei doveri che molti non hanno.

Sono obblighi dettati dalla deontologia professionale: quello di documentarmi, quello di informarmi, quello di confrontarmi con gli altri scrittori, quello di sapere che cosa legge la gente. Il dovere di documentarsi è fondamentale se si scrivono delle storie ambientate in luoghi geograficamente identificabili e in epoche storiche più o meno ben definite. E, aggiungo, più si legge più vengono idee: dunque, anche se non mi piacesse farlo, dovrei leggere ugualmente così come un atleta deve allenarsi anche se non ne ha voglia, in vista di un impegno agonistico. La mia gara è quotidiana, e consiste nello scrivere sceneggiature.

Ciò detto, ci sono, in effetti, dei trucchi per leggere di più. Non vi parlerò delle tecniche di lettura veloce, che vengono insegnate in appositi corsi, tuttavia è chiaro che più si legge più ci si allena a leggere velocemente. Tutto si fa più velocemente se si è abituati. Quasi certamente io riesco a scrivere una pagina in un decimo del tempo che impiegherebbe il mio elettricista: lui però è velocissimo con nel riparare una presa di corrente. Chi legge poco, legge piano. Io scorro con gli occhi sulle righe e afferro al volo i concetti: non è che sono più intelligente, sono più allenato. 

Anni fa, tornando a Firenze da Milano, comprai in stazione l'ottimo romanzo di fantascienza "Garibaldi a Gettysburg", di Pierfrancesco Prosperi (in passato sceneggiatore di Martin Mystére). Iniziai a leggerlo, ne rimasi affascinato, chiusi l'ultima pagina dopo tre ore di viaggio, quando già stavamo per arrivare a Santa Maria Novella. C'era una ragazza accanto a me, che vedendomi rimettere il libro nella borsa mi chiese: "Mi scusi, ma davvero l'ha letto tutto?". Sì, effettivamente l'avevo letto tutto e avrei saputo fargliene il riassunto. Ma è soltanto questione di allenamento. E' chiaro che, comunque, bisogna trovare un po' di spazio da dedicare alla lettura: se qualcuno sceglie di trascorrere l'intera serata chattando su Facebook o giocando alla playstation, non può lamentarsi di non avere tempo per leggere.

Questo mi porta a spiegare il secondo trucco: portarsi sempre un libro dietro per leggere dovunque. Se voi avete un libro con voi, potete non solo leggere in treno o in metropolitana, ma approfittare della coda alla Posta o dal dottore. Venti minuti qua, venti là,  fanno un sacco di tempo da dedicare alla lettura. Il terzo trucco è leggere più libri contemporaneamente. Il libro da portarsi dietro dovrà essere un'edizione tascabile, a casa sul comodino accanto al letto verranno piuttosto appoggiati i libri più pesanti. Io tengo un libro anche in bagno, ovviamente, e lo scelgo con capitoletti brevi, come quelli, per esempio, de "La bustina di Minerva" di Umberto Eco. Dunque, sommando il libro da passeggio, il libro da comodino e il libro da bagno già siamo a tre titoli che si possono seguire in contemporanea. Personalmente, ne aggiungo altri perché ogni sera leggo magari alcuni capitoli di due libri diversi (uno per piacere, uno per dovere) oppure li leggo a giorni alterni. Se poi compro un libro appena uscito che mi piace troppo per aspettare a leggerlo, interrompo tutte le altre letture e do la precedenza a quello.

Quarto trucco: gli audiolibri. E' strano come siano sottovalutati. Regolarmente inserisco il mio bravo CD nel lettore dell'automobile o ascolto l'iPod in cui o gli stessi autori o dei bravi attori mi leggono un romanzo. Di solito, la pagina scritta ci guadagna nell'essere letta da qualcuno che sa recitarla bene. Ho trovato straordinaria la lettura dello stesso Camilleri del suo romanzo "Il nipote del negus", ma anche Sandro Veronesi o Andrea Vitali sono ottimi interpreti dei loro testi. In altri casi, degli attori strepitosi danno voce a grandi storie che non perdono niente del loro valore letterario se fruite ascoltando invece che leggendo. Peraltro, se compro un audiolibro, compro quasi sempre anche il corrispondente cartaceo. Infine: non tutti i libri sono di quattrocento pagine. Se è vero che di recente ho letto le 750 pagine di "Questa creatura delle tenebre" di Harry Thompson (la biografia romanzata di Robert FitzRoy, il comandante del Beagle), ho anche divorato in mezz'ora il libro-intervista di Sabelli Fioretti a Piergiorgio Odifreddi (130 pagine di domande e risposte), in un'ora l'autobiografia di Bud Spencer (poco di più) e in due ore "Il pretino" di Claudio Nizzi (160 pagine). Tutte letture molto agili. E' chiaro che "L'anima e il suo destino" di Vito Mancuso mi obbliga a più concentrazione e mi occupa più tempo. Naturalmente, oltre a leggere libri leggo anche fumetti. La carta che mi circonda sta cominciando ad assumere una mole spaventosa. Guardo con terrore la tavoletta dell'iPad pensando che un giorno, tutta potrebbe finire concentrata là dentro. Non sarebbe, temo, la stessa cosa. 

3 commenti:

  1. Beh, penso che nessuno possa negare che il vero libro è e sarà sempre quello cartaceo. Io tuttavia mi sto appassionando sempre più agli e-book . Comodi, tanti e ovunque!

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  2. Non so perché, ma non ti invidio. Tutta questa frenesia di leggere, sembra quasi una corsa obbligata contro il tempo. Non ce la farai a leggere tutti i libri del mondo, e io ti dico: e per fortuna! A volte anche osservare le persone in coda alla posta e magari attaccare bottone con qualcuno che si sente solo, o guardare un programma in TV, fanno parte dei momenti che dedichiamo a noi stessi e alla nostra fantasia.

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  3. anche io porto sempre libri con me, ma mi piace leggere con calma, non è una corsa a ostacoli o una gara: a volte torno indietro e rieleggo o sottolineo un passaggio che mi ha colpito. La lentezza è un modo di essere, sempre e i libri sono miei amici e compagni di viaggio...
    irene

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