LA BRISCOLA IN CINQUE
di Marco Malvaldi
Sellerio
2007, brossurato
184 pagine, 12 euro
Difficile giudicare questo romanzo di esordio del pisano Marco Malvaldi, il primo della fortunata serie del BarLume. Difficile perché se uno dovesse basarsi sul successo arriso al libro, e a tutti i successivi dello stesso autore, verrebbe da pensare che si debba trattare di un capolavoro. Vendite stratosferiche. Ma se uno viene dalla lettura di Simenon o, più in piccolo, di Camilleri, resta invece deluso, e deluso parecchio. Tutto dipende, insomma, da quel che ci si aspetta. Come nel caso di Montalbano, c'è un paese in riva al mare dal nome inventato: Vigata nel caso dello scrittore siciliano, Pineta in quello del giallista toscano. I personaggi di Camilleri parlano in dialetto siculo, quelli di Malvaldi in vernacolo toscano (pisano o livornese, difficile dirlo con precisione). Il vantaggio di Malvaldi è che, una volta tanto, a indagare non è un ennesimo poliziotto (o carabiniere che sia). Di ispettori, commissari e marescialli ne abbiamo piene le tasche. No: a Pineta c'è un bar, con un "barrista" (d'obbligo le due erre) chiamato Massimo Viviani, il BarLume appunto, di cui sono ospiti fissi quattro arzilli vecchietti: Ampelio Viviani (nonno di Massimo), Pilade Del Tacca, Aldo Griffa e Gino Rimediotti. Caratteristica di Massimo è quella di non servire da bere o da mangiare al cliente se non ne condivide le scelte. Il caso vuole che in un cassonetto dell'immondizia nei pressi del bar venga ritrovato il cadavere di una ragazza, Alina, incinta di qualche settimana, e che dunque Massimo si trovi invischiato nel caso, prima come testimone del ritrovamento, poi come osservatore dello svolgimento delle indagini, approfittando del fatto che i poliziotti e il medico legale passino a prendere il caffè proprio da lui. Ed è appunto il "barrista" a risolvere il caso. Il divertimento della lettura sta tutto nel teatrino che si crea fra i pensionati, il gestore del pubblico esercizio e il via vai di clienti. I commenti dei vecchietti sono esilaranti, la verve con cui Malvaldi descrive le scene è da brillante autore umoristico, su questo non ci piove. Poi, però, quanto a intreccio giallo o approfondimento psicologico dei personaggi, il romanzo lascia parecchio a desiderare. Sotto l'ombrellone, tuttavia, può andare. Sei e mezzo. Forse sette.
Nessun commento:
Posta un commento