TUTTE LE PROESIE
di Federico Maria Sardelli
Mario Cardinali Editore
2014, cartonato
310 pagine, 16 euro
La collana in cui il volume è inserito, denominata "I grandi autore de 'Il Vernacoliere'", identifica subito il Sardelli di cui stiamo parlando: una delle punte di diamante del mensile satirico livornese, il più geniale, probabilmente, fra i tanti talentuosi umoristi della scuderia di Mario Cardinali (storico direttore della rivista). Ci sono però altri due Federico Sardelli: lo scrittore (abbiamo parlato in questo spazio del suo ultimo romanzo "L'affare Vivaldi") e il musicista (è uno dei massimi esperti mondiali di musica barocca e direttore d'orchestra di fama internazionale). La compresenza di queste tre personalità nella stessa persona fa sì che anche il Sardelli umorista, per quanto sboccato al limite del triviale (e spesso oltre il limite) conservi tuttavia l'impronta dell'uomo di cultura. Basta, a dimostrarlo, considerare la veste grafica di questo volumetto: si tratta di un falso tomo de "I meridiani" Mondadori, identico nella grafica se non diversificato dalla scritta "i Paralleli". La foto dell'autore (reale) è essa stessa una perfetta parodia dei ritratti che si vedono sulle copertine mondadoriane. Che cosa sono le "proesie" tutte raccolte ("una più, una meno", recita il sottotitolo) in questa silloge? Non sono versi in prosa, ma versi prosaici. Un esempio la composizione intitolata "Giuochi": "Vai, Omar, / corri: / pesta anche / quella laggiù." Oppure, "Ardimento": Ti / spaccherei/ volentieri quella / faccia di cazzo / se non fosse / che lei è una / montagna di / muscoli e dunque / la esorto ad / accettare i miei / rispetti / più devoti". Ed ecco "Riposa": "Riposa, / sì, / riposa / subito / quello / sciampo, / che / t'hanno visto".
A proposito della divisione in versi, è di fondamentale importanza leggere l'introduzione al volume, "Metodo facile e sicuro per diventare poeti", che oltre a essere esilarante dice anche tanta più verità della maggior parte dei saggi teorici sulla poesia. Eccone un estratto: "Allora, si fa così. Per prima cosa non date retta a chi vi dice che bisogna conoscere i classici. Hanno gli autori classici studiato noi? No, e allora perché dovremmo fargli questa cortesia? E' anche assodato che possedere un discreto o passabile italiano parlato e scritto non serve assolutamente a niente dato che le regole sono andate completamente a farsi friggere e nessuno vi verrà mai a rompere i coglioni sulla metrica, il ritmo, l'eloquenza, l'eleganza, ma anche sul senso di ciò che dite. Scrivete come vi pare ciò che vi pare. Unica accortezza: andate spesso a capo. Ecco il primo strumento del poeta moderno: il Tasto di Invio. Questo semplicissimo accorgimento vi consentirà di spremere poesia da qualsiasi frase, anche dalla più banale e sciatta.
'Dove sei stato? Ti ho cercato tutto il tempo'
diventa magicamente:
'Dove / sei stato? / Ti ho cercato / tutto / il tempo'.
A questo strumento formidabile se ne aggiunge un secondo, altrettanto facile e potente: il rimescolamento delle parole. La stessa frase diventa pertanto:
"Tutto. / Dove? / Ti ho cercato, / il tempo, sei stato.'"
Non tutte le Proesie di Sardelli sono, per quanto burlesche o parodistiche, di senso compiuto. Molte sono degli autentici nonsense in cui a suscitare il divertimento è l'assurdità delle frasi: "Piero Piero / eh, caro Piero / caro Piero / para Piero / para Piero Piero piè". In questo caso ecco giungere in aiuto le puntuali note in calce con cui l'autore spiega: "è chiaro e quasi ovvio il riferimento al Rag. Balatresi Piero, commercialista abusivo che intrattenne col Proeta un fitto carteggio di multe non pagate e scontrini falsi".
Straordinarie le finte (finte?) poesie in lingue straniere con la traduzione a fianco, come quella indiana "KLha-rogn ko tua-fahn", cioè "Agnelletto vezzosetto". Ci sono poi falsi versi alla Metastasio, così come proesie grafiche ottenute con effetti tipografici futuristi o disegnate in brutta calligrafia. Insomma, Sardelli gioca con tutto ed è un piacere giocare con lui.
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