IL FARO
di Paco Roca
Tunué
2006
Paco Roca è sicuramente un grandissimo narratore, nei testi e nei disegni, e chiudendo i suoi libri si resta poi come inebetiti a fissarne la copertina, colpiti, commossi, soddisfatti. Dopo "Rughe" e "L'inverno del disegnatore", "Il faro" è un altro capolavoro da non perdere. Benché ambientato in Spagna (il Paese dell'autore) durante la Guerra Civile del 1936-1939, non è una storia di guerra. Anzi, è una storia della ricerca di una terra utopica in cui le guerre non ci sono. Il giovane Francisco Guirado, repubblicano, ferito e in fuga, cade in mare e viene salvato dal vecchio Telmo, guardiano di un faro da sempre affidato alla sua famiglia. Solo che il faro è spento perché la grande lampada è rotta, e Telmo è in attesa che le autorità gliene mandino una nuova. La guerra sembra aver bloccato tutto, ma l'uomo attende fiducioso e nell'attesa tiene il faro in perfetta efficienza. Non sembra essere schierato nel conflitto in corso: a Francisco che gli chiede se sia fascista, il vecchio indica l'orizzonte e replica: "Come disse il Capitano Nemo, il mare è il rifugio egli uomini liberi". Il ragazzo vorrebbe ripartire appena guarito, ma Telmo lo trattiene. Anzi, lo convince a costruire insieme a lui una barca per raggiungere un'isola che, a suo dire, sorgerebbe in mezzo al mare davanti alla costa, l'isola di Laputa, dove gli uomini sono saggi e illuminati e dove si può vivere in pace. Nel finale, Francisco scopre che non è Verne la sola lettura di Telmo, il quale si nutre di racconti di viaggi e di storie fantastiche, come quelle che gli narrano i resti dei naufragi che le onde depositano davanti al faro, da cui non si è mai mosso. E fra queste letture c'è anche "I viaggi di Gulliver", da cui l'isola di Laputa è tolta di peso. Inoltre, le lettere che il vecchio custodisce in un cassetto svelano anche che il faro è stato abbandonato e che non riceverò nessuna lampada, e anzi il guardiano, licenziato, viene invitato ad andarsene. Ma ecco l'irruzione dei soldati di Franco: il sacrificio di Telmo permette a Francisco la fuga sulla barca. C'è da notare che Paco Roca non ci consegna una storia in cui, come si si aspetta, i repubblicani sono tutti buoni e i franchisti tutti cattivi. Uno degli episodi mostra anzi la strage di una famiglia di innocenti, fucilata dai comunisti solo perché "qualunque persona avesse del denaro era considerata fascista". Sono cose come queste che spingono a cercare l'isola di Laputa, dovunque essa sia, in cerca di un mondo con meno orrori e più giustizia.
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