venerdì 27 maggio 2016

IL PATIBOLO



IL PATIBOLO
di Dario Papa
Perosini
1994

Si tratta di un agile libretto (settanta pagine) che fa parte della collana "Avventure", diretta da Claudio Gallo, il massimo esperto vivente sulla vita e l'opera di Emilio Salgari. E in effetti un collegamento fra Dario Papa (l'autore del testo) e il creatore del Corsaro Nero, c'è: veronesi entrambi, furono scrittori contemporanei (Papa muore nel 1897, a cinquantun anni), ed ebbero tutti e due una carriera giornalistica, lavorando per qualche tempi al quotidiano "L'Arena". Giornalista, Dario Papa lo restò tutta la vita. E che giornalista, a dar retta non soltanto a quel che dicono di lui l'autrice della prefazione (Lucia Annunziata) e i due postfattori (Antonio Marchesi e lo stesso Claudio Gallo), ma anche alle impressioni che si ricavano dalla lettura dei due suoi testi presentati nel volumetto. Si tratta di un paio di interessanti estratti tratti da un'opera più ampia, "New York", datata 1884, che ho letto (lo confesso) nel mio lavoro di preparazione per una storia di Zagor con lo stesso titolo, dato che si descrivono le famigerate "Tombs", ovvero la prigione newyorkese, non lontana dai Five Points, dove si eseguivano le condanne a morte. E proprio di due processi e due esecuzioni si racconta. Papa, nel suo avventuroso viaggio negli Stati Uniti per scopi giornalistici (attraversò tutta l'America de Nord coast-to-coast) descrive il Paese che visita con acutezza critica e non come un turista in gita di piacere. E' critico e perfino severo, anche se poi fu conquistato dall' american way of life e da fervente monarchico (com'era anche Salgari) divenne repubblicano e federalista. "Il patibolo" descrive però la giustizia com'è amministrata (in modo che a lui pare sommario) a New York. E lo fa con asprezza, sembrandogli che agli imputati, soprattutto se poveri e immigrati, non venisse garantito il diritto di difesa (ovvero: che ci fosse un preponderante vantaggio per l'accusa). Singolarmente, Papa contesta l'invadenza della stampa che, a suo dire, faceva i processi in piazza prima ancora dello svolgimento in aula. Scrive il giornalista: "Qualcuno si chiederà come mai i giornali sapessero tante cose. Gli è che negli Stati Uniti essi passano dappertutto con una facilità straordinaria. Certissimamente là i giudici devono avere delle idee molto diverse da quelle dei nostri anche in fatto di preparazione dei processi: perché mentre da noi i giornalisti trovano le porte chiuse, non foss'altro per la ragione che non si vuole intralciare il processo, mettere la gente sull'avviso, frastornare misure che si son prese, là si può ben dire che i giornalisti istruiscono il processo prima ancora che chi ci ha il dovere". Sconvolgenti e terribili i passaggi in cui Papa descrive una impiccagione per cui ha ottenuto un invito, appunto allo scopo di documentarla: "Vidi ciò che di più orribile io abbia veduto mai. A due metri dal suolo, il condannato si agitava nelle più violente convulsioni". A corredo del testo, e anche a commento di queste parole, alcune belle illustrazioni di Paolo Bacilieri.

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