sabato 6 novembre 2021

LA SIGNORA DEL MARTEDI’

 
 

 
Massimo Carlotto
LA SIGNORA DEL MARTEDI’
E/O
212 pagine
2019, 16.50


Chissà se nel dare un titolo a questo suo romanzo Massimo Carlotto ha tenuto presente “I martedì della signora Giulia” di Piero Chiara (1970). Anche la signora Giulia, infatti, si incontrava tutti i martedì, di nascosto, con un giovane amante, prima di finire al centro di un caso giudiziario, come succede, in modo diverso, alla carlottiana Alfonsina Malacrida. I due noir letterari sono comunque molto diversi (anche se potrebbe essere esercizio interessante fare dei paragoni tra Chiara e Carlotto), a partire dal fatto che “La signora del martedì” non è propriamente un noir, e assolutamente non è un giallo. Ci sono, è vero, un paio di omicidi su cui indaga la polizia, ma la trama poliziesca non conduce da nessuna parte. Quel che interessa all’autore, con ogni evidenza, sono i personaggi, maltrattati dalla vita, i cui destini si intrecciano in un susseguirsi di eventi che portano a conseguenze impossibili da controllare, in una interminabile reazione a catena che, come accade nella vita reale, non giunge ad alcuna redenzione e men che mai a un lieto fine. Sulla lavagna del capoclasse potremmo mettere tra i “buoni” del romanzo i due amanti del martedì, Alfonsina detta Nanà e Bonamente Fanzago, attore porno in disarmo che lavora anche come gigolò nella pensione “Lisbona” del signor Alfredo, un settantenne dai burrascosi trascorsi che ama travestirsi da donna. Proprio costui, per cui si priva istintiva simpatia ma proprio “buono” non è, mette nei guai Nanà e Bonamente perché è geloso del legame tra i due, e finisce per investire con la macchina, e uccidere, l’avvocato Fontana che convive con Nanà. Una convivenza sui generis, dato che i due non hanno un legame né erotico né sentimentale, nata dal senso di colpa e di protezione che Fontana ha verso Alfonsina, finita anni prima in carcere per un delitto che non aveva commesso e poi riuscita a risalire la china fino a sfondare come scrittrice di favole (qui è evidente l’autobiografismo dell’autore). Della morte dell’avvocato viene sospettata Alfonsina, e un giornalista di cronaca nera finisce per scoprire le visite della donna alla pensione “Lisbona” e dunque a collegarla con Alfredo e Fanzago. A togliere le castagne dal fuoco, ma solo fino a un certo punto, al terzetto giunge un misterioso e anonimo personaggio, una sorta di Mister Wolf, amico (perché di lei innamorato) della Malacrida, in grado di risolvere i problemi. I rapporti tra i tanti personaggi sono tutti complicati, a volte inspiegabili razionalmente (non ha un vero e proprio motivo l’omicidio di Fontana, non si capisce fino in fondo perché quest’ultimo abbia lasciato la famiglia per vivere con Nanà, è poco plausibile che un attore porno rimasto senza lavoro viva come unico cliente in un albergo e sia un tontolone come indiscutibilmente è Bonamente). Però la caratterizzazione dei personaggi ci spinge a empatizzare con loro, per quanto improbabili, ed è questa la magia del romanzo. Il signor Alfredo fa tenerezza anche se è chiaramente un omicida, e sono commoventi i suoi pensieri d’amore verso un anziano professore di Napoli che per anni ha frequentato la sua pensione prima che i figli di costui, scoperta la tresca, gli impediscano di tornarci. Così come si è partecipi del suo passato turbolento che lo ha spinto a fuggire, in gioventù, dall’Italia e finire a prostituirsi in Portogallo legandosi a un criminale. Non sono chiari né la città dove si svolge la vicenda (anche se la metropoli assomiglia a Milano), né gli anni in cui è ambientata la storia (il mondo del porno in cui recita Fanzago non sembra quello dei giorni nostri, pare incredibile ai giorni nostri la decisione presa a un certo punto di non promuovere la pensione “Lisbona” via Internet ma solo con un’insegna sulla strada), però è attuale la denuncia del linciaggio sui social e il connubio perverso tra magistratura e organi di stampa, soprattutto televisivi, che porta a processi in piazza e a vite date in pasto al pubblico ipocrita e perbenista affamato di figure da sbranare, non importa se colpevoli e innocenti.

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